"Ho appena rassegnato - con effetto immediato - le dimissioni dal gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia. Alla ripresa dei lavori comunicherò, assieme alla mia famiglia politica, la mia prossima allocazione, che non potrà che essere improntata ai valori della moderazione e del cattolicesimo liberale."
Come un fulmine nel sereno e torrido cielo estivo, il deputato Andrea de Bertoldi annuncia così il suo "strappo" dal partito della premier Giorgia Meloni, al quale aveva aderito nel dicembre del 2017. Portando avanti, fra i suoi impegni, anche quello per la tutela del gioco legale, come più volte abbiamo documentato sulle pagine della nostra testata, chiedendo regole omogenee per il settore e la fine dei pregiudizi su di esso, e prendendo posizione anche in tema di riordino.
Ed è così che il parlamentare, fino a ieri capogruppo in commissione Finanze alla Camera, spiega la sua scelta: "La mia decisione è frutto di un lungo processo di dissenso politico dal partito, nata per difendere le ragioni della mia amata provincia autonoma di Trento, dove sono stato eletto nel collegio uninominale, dalla volontà di accentramento decisionista del partito.
Ho, inoltre, più volte chiesto chiarezza su alcuni temi che da cattolico mi stanno a cuore, ma non sempre ho osservato la risposta che speravo.
Mi sono spinto ad aprire un dibattito che, però, è caduto nel vuoto. L'unica risposta è arrivata dai probi viri, con un'indagine strumentale e senza alcun fondamento, su fatti che ho già avuto modo di chiarire ampiamente. Oggi arrivo a leggere dalla stampa che ci sarebbe un provvedimento di espulsione. La mia libertà politica e professionale mi hanno consentito una scelta netta che non è più rinviabile. Su questa vicenda sono pronto ad agire in ogni sede opportuna a tutela della mia reputazione e della mia integrità personale e professionale. Grazie a quanti finora mi sono stato vicino con stima e affetto, e vorranno in futuro continuare a sostenermi".
Poche settimane fa il deputato trentino aveva preso una netta posizione in merito ad un'inchiesta giornalistica su Gioventù nazionale, la giovanile di Fratelli d’Italia, che aveva documentato alcuni comportamenti razzisti e antisemiti, e sull’aggressione di Casapound al giornalista Andrea Joly, dichiarando: "Noi dobbiamo dire, senza reticenze, che in Fratelli d’Italia per il fascismo non c’è spazio. Non vogliamo neppure chi frequenta realtà neo-fasciste, chi a loro ammicca o mantiene atteggiamenti ondivaghi e ambigui. Non vogliamo quei voti".
Ancora prima i rapporti con i vertici del partito si erano fatti già tesi in merito alla presidenza del partito in Trentino, con l'elezione di Alessandro Iurlaro, che ha avuto la meglio su Alessia Ambrosi, da lui appoggiata, esclusa di fatto dalla corsa alla presidenza per aver ricevuto un provvedimento di sospensione di 15 giorni alla vigilia del congresso.