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Legge delega: lo spettro del rinvio in autunno che complica (anche) la riforma del gioco

21 luglio 2023 - 10:02

Il passaggio in Senato del testo di delega fiscale sta risultando più complicato del previsto con il rischio di bucare l’obiettivo di approvazione in estate della legge.

Scritto da Ac
Di Merulana - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=126533897

Di Merulana - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=126533897

Si fa presto a parlare di legge delega entro l’estate. Altra cosa è riuscirci davvero. Soprattutto in un clima a dir poco rovente come quello che sta caratterizzando la scena politica attuale, all’interno del Parlamento. In particolare al Senato, dove nelle scorse ore è andata in scena la prima battaglia sui tempi di esame della delega, che ha provocato uno slittamento piccolo ma sufficiente a destabilizzare l’assetto previsto dal Governo che si era più volte impegnato nel promettere di poter arrivare al via libera definitivo entro l’estate.
Obiettivo che, adesso, appare difficilmente raggiungibile. Colpa degli attacchi dell’opposizione, che conferma la propria strategia fatta di emendamenti e richieste di audizioni, con l’aggiunta dell’attacco dell’ultimo momento del leader di Italia Viva Matteo Renzi, il quale ha provato a rivolgersi direttamente agli italiani attraverso i suoi canali social affermando che “Meloni e Salvini hanno deciso di entrare nei vostri conti correnti con il cosiddetto prelievo forzoso e portare via i soldi delle tasse o delle multe”, annunciando la presentazione di un emendamento soppressivo. Il riferimento è all’articolo 16 della delega fiscale, dove si prevede “la razionalizzazione e l’automazione della procedura di pignoramento dei rapporti finanziari”. Si tratta di una parte del testo non ancora esaminata alla Camera, che si è fermata all’articolo 13: proprio quello che interessa il comparto del gioco pubblico, in quanto contiene l’intero pacchetto di riforme destinato a riscrivere l’intero mercato e dal quale dovranno scaturire le prossime gare per il rinnovo delle concessioni.

Il rischio slittamento
Di fronte a questo scenario, la capigruppo di Palazzo Madama ha deciso ieri di chiedere due giorni in più per la presentazione degli emendamenti, con il termine inizialmente fissato per ieri che slitta alle 18 di oggi, venerdì 21, e l’arrivo in Aula nella prima settimana di agosto, come ultimo punto di un ricco ordine del giorno che si apre il 1° agosto con le comunicazioni del ministro per il Pnrr Raffaele Fitto. Un piccolo spostamento, dicevamo, che però riesce a mettere in pericolo il cronoprogramma del Governo che prevede la terza lettura alla Camera entro l’11 agosto per dar spazio all’avvio dei decreti attuativi da settembre. Per rispettarlo servirebbe un’intesa che oggi non c’è più con le opposizioni, in grado di garantire un passaggio veloce di ratifica in commissione e poi in Aula a Montecitorio nella settimana fra il 7 e l’11 agosto.
In questo senso il Terzo Polo rischia ancora una volta di giocare un ruolo fondamentale, ponendo come (ormai da abitudine) come una sorta di ago della bilancia, visto che a Montecitorio aveva votato a favore della riforma. Del resto, si sa, è molto più facile trovare accordi politici quando si tratta di tagliare le tasse (o di promettere di farlo), ma è altrettanto facile incontrare problemi quando si finisce col parlare di accertamento e riscossione. E infatti, non a caso, il percorso della delega rischia di inabissarsi proprio sulla lotta all’evasione con la proposta del segretario leghista e vice premier, Matteo Salvini, di una “grande e definitiva pace fiscale” per far chiudere i conti con l’Erario ai “piccoli” debitori (fino a 30mila euro l’ipotesi) da invogliare anche con uno sconto più o meno significativo sull’imposta, che sta creando non pochi malumori, almeno tra le opposizioni. Mentre il sottosegretario leghista al Mef Federico Freni parla di proposta “saggia, giusta e intelligente” che “non è un condono” perché riguarda “chi non ha potuto pagare e non chi ha omesso di dichiarare”. 
Ma a proposito di articolo 13 e di gioco pubblico: il termine per presentare gli emendamenti, come detto, scade oggi, mentre nella seduta di ieri la commissione Finanze del Senato, che sta esaminando in sede referente il testo, ha deciso di adottare come testo base quello del Governo (e non quello di Turco e altri – “Delega al Governo per la riforma del sistema fiscale”). Confermando quindi la prosecuzioni dei lavori che interessano il comparto.
Ma il problema, anche qui, diventa quello dei tempi. Che non è solo una questione di calendario. Sì, perché il settore del gioco sa bene che il percorso di riforma avrebbe occupato interamente i prossimi due anni, ma il rischio più evidente e noto a tutti è che la mancata approvazione del testo entro l’estate, come previsto dal governo, potrebbe cambiare completamente lo scenario visto che in autunno dovranno essere avviati i lavori che porteranno alla prossima manovra finanziaria e tutto potrebbe quindi cambiare. Motivo per cui la maggioranza vuole scongiurare questa possibilità ma per la stessa ragione, è evidente, le opposizioni provano a complicare il passaggio parlamentare.
Sentendo e voci che provengono dal ricreato asse fra il M5S e il Pd targato Schlein non sembra possibile raggiungere un’intesa con la maggioranza. “La maggioranza si illudeva di poter chiudere la delega fiscale immediatamente qui, per mandarla alla Camera e approvarla entro la pausa estiva, che è una follia totale”, spiega il capogruppo Dem al Senato Francesco Boccia, anche se l’intesa sulla divisione dei compiti fra Camera e Senato serviva proprio a quello almeno nelle intenzioni del Governo. Dopo aver ripresentato i cento emendamenti già depositati alla camera.
Tuttavia questo mezzo inciampo non fa ancora crollare del tutto l’obiettivo del governo dell’ok finale ad agosto, ma anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani limita ora le certezze al fatto che “il Governo vuole portare il testo in Aula al Senato la prima settimana di agosto”. Per le tappe successive, tutto dipenderà dal “percorso di confronto, se non di collaborazione" in cui spera il ministro negando l’esistenza di "un muro contro muro".
Tutto da vedere, quindi, come andrà a finire. Tutto dipende dagli spazi di mediazione che riuscirà a ricostruire il viceministro all’Economia Maurizio Leo, atteso in commissione Finanze al Senato nei prossimi giorni per riavviare il confronto nel merito dopo l’intermezzo dell’ennesima battaglia politica sui “condoni”, che ha complicato il cammino della delega ma in ogni caso non è destinata a produrre alcun esito normativo prima della sessione di bilancio. 

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