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Speranzon (FdI): 'Gioco pubblico, valutare attentamente costi e benefici'

21 novembre 2022 - 10:14

Per il neo senatore Raffaele Speranzon (FdI) una delle priorità del Governo Meloni sarà dare allo Stato un cambio di rotta nel suo rapporto con cittadini e imprese, anche di gioco.

Scritto da Dd
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La nuova legislatura porta con sé molte novità per la politica italiana, a partire dalla riduzione del numero dei parlamentari, a un Governo nettamente di destra che rompe con quelli degli scorsi decenni. E ovviamente porta molti volti nuovi, alcuni alla prima esperienza, come nel caso di Raffaele Speranzon, eletto a Palazzo Madama in Veneto, nella fila di Fratelli d’Italia, partito in cui milita sin dall’inizio della sua carriera politica. 

Senatore Speranzon, è la sua prima volta a Roma, e il nuovo percorso inizia dal Senato. Quali sono state le sue prime sensazioni?
“C’è tanto orgoglio, la soddisfazione di aver cominciato a militare in un partito politico trentasei anni fa, e dopo tanti anni di militanza e venticinque all’interno delle istituzioni, aver raggiunto un traguardo prestigioso che è quello che mi permette di avere un ruolo così importante per la mia patria”.

In base alle sue competenze su quali aspetti del governo del Paese pensa che potrà dare il suo maggior contributo?
“Le mie competenze spaziano su tanti ambiti, grazie alle esperienze maturate in tanti anni di attività, nei quali ho ricoperto il ruolo di vice presidente della Finest, che si occupa dell’internazionalizzazione delle imprese italiane, poi sono stato presidente di Veneto acque e presidente dell’Ater. Sono stato diciassette anni consigliere comunale a Venezia, cinque anni come assessore alla Cultura allo Sport e allo spettacolo della Provincia di Venezia, due anni come legislatore regionale e capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione. 
Ho competenze in tanti ambiti, dal bilancio alla giustizia, ai temi sociali e dell’ambiente, del lavoro e della formazione, dell’istruzione, della cultura e dello sport, quindi sarò a disposizione del mio partito e chiaramente metterò tutto il mio impegno per essere efficace soprattutto per la comunità del territorio che devo rappresentare, che è quello delle province di Venezia e di Rovigo”.

Quale potrebbe essere, a suo parere, l’elemento di svolta che può caratterizzare questa legislatura rispetto alle precedenti?
“L’elemento di svolta è determinato dal fatto che per la prima volta governa la destra. C’è una leader donna, altro grande elemento di svolta. E come terzo elemento di svolta vedo il fatto che noi vogliamo accantonare i tatticismi, vogliamo mettere al centro gli interessi dei cittadini, che ci hanno votato proprio per cambiare la politica”.

Quali saranno le priorità del Governo Meloni? 
“In questo momento le priorità sono date dalla contingenza. La crisi energetica ci impone di mettere in sicurezza imprese e famiglie rispetto al caro energia. Dopodiché ovviamente c’è necessità di riformare profondamente lo Stato, per mettere in condizione l’Italia di avere governi stabili che possano attuare le riforme della giustizia, del mondo del lavoro, della pubblica amministrazione, e tutte quelle riforme che sono necessarie per ammodernare lo Stato, che oggi troppo spesso viene vissuto come un nemico e come un ostacolo alla crescita, mentre invece dovrebbe essere un facilitatore”.

Ci sono delle tematiche sulle quali a suo parere potremmo vedere una linea di continuità con il precedente Governo guidato da Mario Draghi?
“Certamente l’intenzione del Governo Meloni è quello di mantenere lo stesso posizionamento per quanto riguarda l’appoggio all’Ucraina nella guerra che è costretta a subire dall’invasione russa. Quindi penso che come Paese continueremo sicuramente a dare il nostro supporto, assieme a quello del mondo occidentale, al Governo ucraino. Anche sull’Europa noi siamo perfettamente favorevoli a restare all’interno di una comunità europea, all’interno della quale gli interessi degli italiani devono però avere più peso, e devono essere difesi in modo migliore rispetto a quanto sono stati difesi in passato. Vogliamo stare in Europa, ma in modo diverso”.

La crisi energetica sta mettendo a dura prova tante piccole e medie imprese, anche di gioco, e vi è il rischio che ciò possa avere ripercussioni sul mondo del lavoro. A suo parere su cosa dovrà agire il Governo Meloni per arginare il più possibile questo rischio?
“Innanzitutto bisogna  comprendere le ragioni per cui è schizzato alle stelle il costo dell’energia. La prima ragione è la speculazione internazionale, per bloccare la quale la prima cosa che bisogna fare è pretendere che l’Europa e tutti i Paesi europei si dimostrino solidali e dimostrino di tenere all’Europa quanto ci tiene il Governo Meloni. 
Va bene il price cap al costo del gas e dell’energia, ma serve anche separare il prezzo del gas da quello dell’energia.  Oggi sappiamo che una parte dell’energia non è prodotta dal gas ma è prodotta da centrali idroelettriche, da quelle termoelettriche che vanno a gasolio, da carbone, dall’eolico e dal fotovoltaico, è impensabile che si paghi l’energia a prezzi altissimi anche quanto le fonti di produzione non dovrebbero aver subito alcun tipo di conseguenza dal conflitto in Ucraina”.

Ha mai avuto modo di avvicinarsi o conoscere il mondo del gioco pubblico?
“Solo a livello personale. Qualche volta mi è capitato di giocare al casinò, ma devo dire che non ho mai coltivato questa passione”.

Tornando a questioni prettamente italiane: è interessante la sua visione dello Stato come di un facilitatore. Sono parole che fanno ripensare agli ultimi mesi vissuti all’industria del gioco, tra le più penalizzate dalla pandemia, anche a causa di una considerazione negativa di tanta politica, nonostante sia un settore che dà lavoro a tante persone e porta un importante gettito nelle casse statali. Pensa che potrà esserci un cambio di visione con il nuovo Governo, magari con maggiori occasioni di incontro con le aziende, e senza pregiudizi?
“Certamente non dobbiamo sottovalutare la ludopatia, che tuttavia non è ascrivibile solo al gioco d’azzardo, ma anche ad altre tipologie di giochi. Lo vedo anche con le mie figlie, con le quali devo dosare il tempo di utilizzo del telefonino e dei videogiochi. Ma senza ombra di dubbio attraverso il gioco hanno la possibilità di imparare molto, di allenare i propri sensi, la lingua straniera, ma anche di velocizzare i movimenti degli occhi, la capacità di osservare e utilizzare diversamente il cervello, questi sono tutti aspetti positivi, ma vanno dosati per evitare l’alienazione. Detto questo, non ho mai un approccio dogmatico, o ideologico, a questi temi. Penso che si debba sempre valutare attentamente costi e benefici, dal punto di vista sociale, economico, lavorativo, e anche, ovviamente, considerando eventuali patologie”.

Venendo a questioni che, da veneziano, probabilmente conosce bene, si parla da tempo dell’introduzione di un ticket turistico per l’entrata a Venezia, una soluzione per certi versi anche condivisibile, ma questo non potrebbe creare problemi per il Casinò del centro storico, scoraggiandone la clientela?
“Per quanto riguarda il ticket turistico, anche se so che il sindaco è mosso da buone intenzioni, personalmente sono contrario alla sua introduzione. Ritengo che le città debbano rimanere aperte, che non vi debbano essere dei costi per poter accedervi. Tra l’altro creerebbe un pericoloso precedente. E poi non mi piace la tracciabilità eccessiva delle persone, il controllo. Mi piace pensare che le persone abbiano la possibilità di muoversi liberamente sul territorio”.

Da ultimo una domanda a tema “sportivo”, visto che lei, da amministratore, si è occupato anche di sport. Cosa pensa delle competizioni videoludiche, alle quali anche gli sport tradizionali, ultimamente si stanno via via avvicinando?
“Innanzitutto mi fa piacere sottolineare la decisione del Governo Meloni di introdurre, di nuovo, il ministero dello Sport, al quale ha aggiunto i giovani. E quando si pensa ai giovani come non pensare ai videogiochi come a una di quelle attività che svolgono più volentieri, e che permettono loro di confrontarsi, di allenarsi, di esercitare le proprie skills. Tra l’altro io ho praticato molto l’attività di videogiocatore quando adolescente e anche poi, fino ai 30 anni circa, e non assolutamente vedo nel videogioco un nemico per la socialità e per la crescita dei ragazzi. Certamente non deve essere sostitutivo, soprattutto al punto di vista relazionale, di altre forme di divertimento analogico”.

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