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Stop al redditometro, c'è l'atto formale firmato dal vice ministro Leo (Mef)

24 maggio 2024 - 11:34

Con un atto di indirizzo firmato da Maurizio Leo (Mef) e Giovanni Spalletta (Dipartimento Finanze) viene sancita la revisione del redditometro, che metteva sotto la lente anche le spese per giochi e cavalli. La non applicabilità sancita anche dal Consiglio dei ministri.

Scritto da Redazione
Il vice ministro dell'Economia e delle finanze Maurizio Leo © Pagina Facebook ufficiale

Il vice ministro dell'Economia e delle finanze Maurizio Leo © Pagina Facebook ufficiale

C'è l'ufficialità sullo stop, o quantomeno sul depotenziamento e la revisione del “redditometro”, introdotto da un decreto firmato dal vice ministro dell'Economia e delle finanze Maurizio Leo e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 20 maggio.

Decreto che come noto ha messo nel mirino, come spese indicative di capacità contributiva, anche quelle per lotto e lotterie, giochi online e per i cavalli mantenuti in proprio o a pensione secondo i dati presenti nel Sistema informativo dell’Anagrafe tributaria o comunque nella disponibilità dell’Amministrazione finanziaria, e che ha avuto una vita davvero breve.

Prima infatti la premier Giorgia Meloni l'ha sospeso, ora ecco arrivare l’atto formale che ferma  l’entrata in vigore dello strumento di accertamento sintetico del reddito che consente all'amministrazione finanziaria una determinazione indiretta del reddito complessivo del contribuente, basata sulla sua capacità di spesa. Si tratta di un atto di indirizzo firmato dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo e dal direttore del dipartimento Finanze Giovanni Spalletta, che di fatto annulla il decreto della discordia.

Nella premessa dell'atto viene “considerata l’opportunità, rilevata anche dal presidente del Consiglio dei ministri, come ampiamente riportato da organi di stampa, di modificare il contenuto normativo del predetto quinto comma dell’articolo 38 del Dpr n. 600 del 1973 al fine di rendere più esplicita la sottointesa volontà di concentrare il ricorso all’applicazione dell’istituto della determinazione sintetica del reddito fondata sul contenuto induttivo di elementi indicativi di capacità contributiva ai casi nei quali il contribuente ometta di dichiarare i propri redditi, a fronte del superamento di soglie di spesa da determinare”.

Pertanto viene disposto che l“l’avvio delle attività applicative conseguenti all’emanazione del decreto ministeriale 7 maggio 2024, attuativo del quinto comma dell’articolo 38 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600” sia “differito all’entrata in vigore dei provvedimenti che dispongono le modifiche normative di cui in premessa”.

Perciò, in sostanza, prima verrà modificata la fonte normativa primaria (l'articolo 38 del Dpr 600/73), e poi si concretizzerà la revisione del redditometro, forse attraverso uno dei decreti delegati di riforma fiscale.

 

LA CONFERMA NEL CONSIGLIO DEI MINISTRI – La questione poi è stata affrontata anche nel Consiglio dei ministri tenutosi oggi, 24 maggio.

Scorrendo la lista dei provvedimenti attuati infatti si legge: “Il Consiglio dei ministri, udita un’informativa del vice ministro dell’Economia e delle finanze, Maurizio Leo, sul decreto ministeriale 7 maggio 2024, pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 20 maggio 2024, ha confermato la non applicazione, allo stato, del Dm in questione”.

 

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