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Scommesse illegali e calcio: in arrivo nuovi nomi, continua il dibattito sull'identificazione dei siti legali

17 ottobre 2023 - 11:08

Ecco gli ultimi sviluppi sul caso 'scommesse illegali' che coinvolge i calciatori Tonali, Fagioli e Zaniolo. Sullo sfondo il dibattito sull'importanza dell'informazione per distinguere i siti leciti da quelli che non lo sono.

Scritto da Fm
© Emilio Garcia / Unsplash

© Emilio Garcia / Unsplash

Si preannunciano nuovi sviluppi per l'inchiesta condotta dalla Procura di Torino sulle scommesse su piattaforme illegali che sarebbero state piazzate dai calciatori italiani Sandro Tonali, Nicolò Fagioli e Nicolò Zaniolo, violando le normative che le vietano.

Al momento, l'accusa è quella di “esercizio abusivo di scommessa”, un reato penale punito con l'arresto fino a tre mesi e con una multa fino a 516 euro.

Ma se dovesse venir fuori che scommettevano anche sui risultati delle partite che li vedevano protagonisti allora verrebbe riconosciuta anche la frode sportiva, per la quale oltre ad una multa 258 a 1032 euro è prevista la reclusione da un mese a un anno.

Per i tre calciatori si configurano scenari differenti, in base alle prime ammissioni fatte davanti a magistrati e avvocati.

Sandro Tonali, ex promessa del Milan oggi in forza al Newcastle, sarebbe pronto a autodenunciarsi al procuratore della Federazione italiana giuoco calcio, Giuseppe Chiné, ammettendo di aver puntato anche sul calcio, in violazione dell'articolo 24 del Codice di giustizia sportiva e quindi rischiando una squalifica di almeno tre anni, che salirebbe a cinque in caso di scommesse su una partita della propria squadra.

Per lo juventino Nicolò Fagioli, sotto indagine già da agosto, è chiaramente imboccata la via del patteggiamento e della squalifica: probabilmente per 10-18 mesi, in virtù delle sue “dichiarazioni spontanee” fornite sul caso e nell'eventualità di un accordo fra le parti prima del deferimento, che in automatico dimezzerebbe la pena.

Nicolò Zaniolo, attualmente attaccante dell'Aston Villa, invece nega di essere coinvolto in un giro di scommesse, ma di aver giocato a poker e blackjack. In attesa di sviluppi, e di ulteriori dichiarazioni, hanno però assunto nuovi contorni le minacce e le aggressioni di cui è stato più volte vittima negli ultimi anni, e che in alcuni casi hanno coinvolto anche la madre.

Qualsiasi sia la verità, la Figc sembra intenzionata a risposte esemplari, a non “andare oltre”, e a spingere i calciatori coinvolti a curarsi, se effettivamente malati di ludopatia.

È possibile che la lista dei giocatori coinvolti nell'affaire si allunghi, dopo le rivelazioni dell'ex fotografo dei vip, Fabrizio Corona, che dopo aver fatto il nome di Nicola Zalewski, terzino della Roma, (poi smentito dalla sua “fonte”), promette di rivelarne altri nella serata di oggi, 17 ottobre, dopo la partita di qualificazione per gli Europei 2024 fra Inghilterra e Italia.

Gossip a parte, c'è un altro tema che è emerso con forza in questi giorni: quello della necessità di una riflessione più ampia sulle ombre che si stagliano sul mondo del calcio – come quella chiesta dal presidente dell'Associazione italiana calciatori, Umberto Calcagno –, ma con l'invito a non deresponsabilizzare i giocatori, che “vanno tutelati e aiutati”, vista la loro giovane età, secondo Maheta Molango, presidente della Professional footballers' association, l'associazione dei calciatori in Inghilterra e Galles. “Sono questioni che in Inghilterra sono prese molto sul serio, da italiano quello che dico è che queste cose succedono dappertutto. È un problema grave, non solo italiano. Esiste e bisogna trovare le soluzioni".

Di “grave leggerezza da ragazzi” parla Carlo Ancelotti, allenatore del Real Madrid. “Coinvolgere tutto il calcio italiano mi sembra un po' esagerato. La giustizia farà il suo corso, a me sembra una leggerezza di ragazzi che hanno infranto una regola sportiva abbastanza chiara: non si può scommettere. Per chi fa questo lavoro, è molto chiaro. Si viene avvisati prima di ogni stagione in tutti i Paesi che è un gioco proibito".

Un altro argomento emerso nella discussione sulla vicenda è quello sull'importanza dell'informazione sul gioco, sulla possibilità di distinguere il gioco legale da quello illegale, resa in molti casi più complicata dal divieto di pubblicità introdotto dal decreto Dignità varato nel 2018. Su questo aspetto si esprime, in un'intervista alla Gazzetta dello sport, Andrea Alemanno, docente dell’Università Bicocca di Milano e portavoce di Ipsos Italia in materia di sostenibilità. 

"Uno degli obiettivi del Decreto era ridurre la propensione al gioco e ridimensionare il gioco eccessivo. Ma perseguire il fine solo con un divieto di comunicazione è risultato alla fine velleitario. La pecca del decreto è che avendo limitato tantissimo la possibilità di comunicazione a chi pratica gioco legale, ha anche indirettamente limitato la possibilità di far capire bene che c’è un gioco legale e un gioco illegale. Essendosi ridotto il contrasto al mercato illegale proprio per mancanza di comunicazione, oggi abbiamo 4,4 milioni di giocatori in canali illegali, ovvero il 17 percento su 21 milioni di scommettitori. Ed essendo il fatturato dell’illegale di 1,9 miliardi, se le giocate fossero state fatte in ambito legale, lo Stato avrebbe incassato un miliardo. Come tutti i decreti su un tema così complesso, anche questo andava aggiornato analizzandone gli effetti". 

Da Alemanno quindi arriva un consiglio: "Nel momento in cui lo Stato vuole farsi carico dei danni provocati dal gioco eccessivo e illegale, deve imporre loghi chiari per identificare se il sito è legale o no e strumenti di controllo pubblico, ad esempio incrociando i dati dei conti di gioco e reprimendo i siti illegali, sviluppando pure strumenti di autocontrollo per i giocatori. In Italia giocano in 21 milioni, il gioco è una grande industria dell’intrattenimento. E per affrontare i problemi occorrerebbe coinvolgere tutti i player: dai consumatori all’Agenzia delle entrate. Sarebbe utile arrivare ad un codice di autodisciplina". 

 


 

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