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Bosi (Modena): 'In città solo 8 sale gioco', la replica di Pucci (As.Tro)

08 aprile 2022 - 08:46

L'assessore Bosi (Comune Modena) fa il punto sulla diffusione delle sale gioco in città, passate dalle 29 del 2019 alle attuali otto. Pucci (As.Tro): 'Proibizionismo dannoso'.

Scritto da Redazione
Bosi (Modena): 'In città solo 8 sale gioco', la replica di Pucci (As.Tro)

Le azioni sviluppate dal Comune per contrastare il fenomeno del gioco d’azzardo hanno permesso di arrivare “a una riduzione consistente delle sale dedicate, dalle 29 del 2019 alle attuali otto”, mentre i controlli della Polizia locale nelle strutture della città in cui si può scommettere “continuano con l’obiettivo di verificare il rispetto delle normative e anche in questi primi mesi del 2022 hanno portato, finora, alla contestazione di sei violazioni”.

Ad affermarlo l’assessore a Politiche per il lavoro e legalità Andrea Bosi rispondendo, nell'ultima seduta del consiglio comunale di Modena all’interrogazione presentata da Elisa Rossini (Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia) per avere aggiornamenti sull’applicazione della legge regionale che obbliga la chiusura o il trasferimento delle sale gioco ad almeno 500 metri dai luoghi sensibili e sulle sanzioni contestate ai centri, tra cui un esercizio di strada Canaletto sud. Inoltre, l’istanza si concentra sui procedimenti giudiziari nati dopo i ricorsi presentati da alcuni gestori delle sale.

 

Nella sua risposta, l’assessore Bosi spiega che, pur nel contesto di un fenomeno di dimensioni nazionali, “gli interventi promossi a Modena dall’intera Amministrazione”, a partire dalle sollecitazioni arrivate dal Consiglio, hanno consentito “di incidere in maniera positiva sul gioco d’azzardo patologico”. L’azione del Comune si svolge nell’ambito del Testo unico per la promozione della legalità e della cittadinanza responsabile adottato dalla Regione Emilia Romagna nel 2016 e che contiene anche importanti disposizione per gli enti locali che vogliono intraprendere azioni concrete di contrasto alle azzardopatie.
In questa cornice, l’Ente locale ha emesso nel 2017 l’ordinanza per limitare a otto ore al giorno (invece di 24 ore su 24) il funzionamento di ogni singola slot machine o videolottery presente sul territorio; alla fine del 2017 è cominciata la mappatura dei luoghi sensibili, risultati oltre 400 tra scuole, campi sportivi e palestre, luoghi di culto e di ricovero, da cui, in virtù della legge regionale, le case da gioco devono distare appunto almeno 500 metri, calcolati attraverso il percorso pedonale più breve. A seguire sono stati individuati gli esercizi commerciali che non rispettavano il limite e che hanno dovuto chiudere o delocalizzare. I risultati di questa attività “si sono visti – rimarca Bosi – e gli obiettivi politici sono stati raggiunti, dal momento che le case dedicate esclusivamente al gioco d’azzardo sono calate da 29 a 8”.
 
L’assessore quindi ricorda che la normativa regionale configura un regime diverso per i “corner”, ovvero veri e propri centri scommesse che si appoggiano però a brand diversi, ma anche bar o tabaccherie che includono un angolo per le scommesse sportive: in questo caso i Comuni “sarebbero stati autorizzati a chiuderli entro fine 2019, ma, a causa della pandemia e di successive proroghe, i termini sono slittati a tre mesi dopo la fine dello stato di emergenza sanitaria, quindi nel 2022”.
E ancora, per quanto riguarda le slot collocate in esercizi pubblici come bar o ristoranti, per cui la legge regionale prevedeva che i Comuni potessero inviare “la comunicazione per la dismissione allo scadere delle concessioni tra Stato e concessionari”, le proroghe si sommano “alla mancanza di una legge-quadro sui giochi e alla volontà del Governo, già annunciata, di prorogare le attuali concessioni fino a giugno 2023”.
 
In questo contesto si sono sviluppati i ricorsi da parte dei gestori delle strutture e delle imprese legate alle scommesse nei confronti dei provvedimenti del Comune: “Nove sono i procedimenti giudiziari pendenti davanti al Tribunale amministrativo regionale”, come precisato dall’assessore in Aula, “11 quelli presentati e poi decaduti per rinuncia da parte dei proponenti”.
 
A queste attività si affiancano i controlli della Polizia locale sul territorio, anche con l’obiettivo di prevenire eventuali situazioni di illegalità legate alle frequentazioni di questi spazi: “Le sanzioni amministrative per violazioni connesse allo svolgimento delle attività di sale gioco e sale scommesse nel corso del 2021 sono state nove; di queste, sette 7 ammontano a 150 euro e una ciascuno a 200 euro e a 3mila euro”, per un totale di 4.250 euro, e l’esito della violazione amministrativa contestata il 15 settembre all’esercizio di strada Canaletto sud ha comportato “la chiusura dell’attività, come intimato nel verbale”. Inoltre, nei primi tre mesi del 2022 gli operatori del Comando di via Galilei hanno controllato 18 esercizi, di cui sei sono stati sanzionati per l’inosservanza degli orari di gioco (verbali da 150 euro ciascuno).
 
IL DIBATTITO IN CONSIGLIO - Aprendo il dibattito per il Partito democratico dopo la trasformazione in interpellanza, il consigliere Antonio Carpentieri evidenzia che la riduzione dei centri scommesse attivi in città “contribuisce a scoraggiare il fenomeno della ludopatia, limitando anche il fenomeno delle cattive frequentazioni che talvolta caratterizzano questi luoghi”. Il consigliere auspica quindi che il Comune “continui ad applicare la legge regionale sulla lontananza di queste strutture dai luoghi sensibili”.
 
Anche Barbara Moretti (Lega Modena) invita l’Amministrazione di “insistere” sull’applicazione della normativa, ricordando che la ludopatia “è una patologia riconosciuta e un grave fenomeno sociale”. La consigliera segnala, poi, due possibili criticità “nella zona della polisportiva di via Newton e al centro commerciale Sacca”, chiedendo se in queste aree, in cui sono presenti centri scommesse, “la legge regionale sia effettivamente applicata”.
Inoltre, la consigliera Rossini chiede che “si continui a vigilare sull’applicazione delle leggi”, a partire da quella regionale, anche per evitare che intorno ai centri scommessi si sviluppino fenomeni di “frequentazioni problematiche, le cui conseguenze ricadono sulla tranquillità dei quartieri”. In particolare, al centro commerciale Sacca “la situazione è preoccupante e occorre tenerla sotto controllo. Peraltro si tratta di un punto di vicinato”.
 
LA REPLICA DI BOSI - Nella sua replica, l’assessore Bosi precisa che “il bingo di via Newton si trasferirà entro pochi mesi in un’area periferica della città” mentre all’esercizio del centro commerciale Sacca gli interventi devono tenere conto del fatto che la struttura “è un centro di trasmissione dati collegato all’estero, l’evoluzione di un internet point, connesso a portali stranieri che offrono servizi di scommesse”. In ogni caso l’Amministrazione “non arretra sul tema, perseguendo la legalità e promuovendo controlli della Polizia locale nei centri scommessi per accertare il rispetto delle normative”.
 
LA LETTERA APERTA DI AS.TRO: “FRONTE PROIBIZIONISTA PROMUOVA LEGGE NAZIONALE SUL GIOCO” – In risposta alle dichiarazioni di Bosi, arriva una  lettera aperta fimata dal presidente dell'associazione As.Tro, Massimiliano Pucci, che riportiamo di seguito.
“L’oggetto delle interrogazioni riguardava lo stato applicativo, nel Comune di Modena, della legge regionale 5/2013 anche alla luce di una recente pronuncia del Consiglio di Stato che, in sede cautelare, ha accolto l’istanza di un concessionario del gioco volta ad ottenere la sospensiva di un provvedimento di chiusura di una sala giochi adottato in applicazione della legge regionale 5/2013.
Con riferimento all’interpretazione che di tale pronuncia è stata data dagli esponenti del settore del gioco lecito, lei, nel liquidare con un certo scherno la rilevanza di tali esternazioni (come se provenissero da soggetti non titolati ad esprimerle), ha, al contempo, espresso la sua personale opinione attribuendole, implicitamente, l’autorevolezza di una 'interpretazione autentica'.
L’opinione che lei ha espresso è che questa pronuncia sarebbe palesemente sbagliata e che quindi, trascorsi i novanta giorni dalla cessazione dello stato d’emergenza, l’amministrazione comunale andrà comunque avanti per la sua strada. Inoltre, ha sostenuto che gli effetti del provvedimento di sospensiva sarebbero temporalmente limitati al suddetto periodo di novanta giorni.
Se il suo riferimento è stato, come è legittimo ritenere, all’ordinanza della quinta sezione del Consiglio di Stato n. 780/2022 (pubblicata il 18 febbraio 2022), il palese errore risiederebbe, non nella decisione del Consiglio di Stato (che comunque, giova ricordarlo, è il giudice di ultima istanza nel processo amministrativo), ma nella sua lettura ed interpretazione di detta ordinanza cautelare.
Non siamo certo noi a dover sindacare su quello che lei debba o meno riferire ai consiglieri comunali, ma, a nostro sommesso avviso, sarebbe stato opportuno che il consiglio comunale, oltre ad ascoltare il suo personale giudizio sull’ordinanza del CdS, fosse stato messo a conoscenza che la stessa ha sospeso (fino alla conclusione del giudizio di merito, quindi non per novanta giorni come da lei sostenuto) il provvedimento di chiusura della sala giochi perché ha ritenuto, prima facie, che 'il provvedimento impugnato si traduce in un sostanziale effetto espulsivo dell’attività del gioco lecito dal territorio comunale'.
Quindi, quell’opinione dei 'gestori' che lei ha liquidato con sufficienza, non era un’opinione ma il risultato di una corretta lettura dell’ordinanza.
Se invece non si riferiva a questa ordinanza, che però riguarda nello specifico il Comune di Modena, ci apparirebbe strano che lei abbia omesse di riferirne in sede di risposta alle interrogazioni dei consiglieri.
Peraltro, sempre in merito alle questioni che pone l’attuale legge regionale, la informiamo che, con riferimento ad un altro comune dell’Emilia-Romagna, il CdS ha incaricato l’Università di Milano per verificare l’eventuale effetto espulsivo di attività economiche lecite per effetto dell’applicazione della L.R. 5/2013.
Sono quindi temi importanti, che dovrebbero stimolare riflessioni serene e costruttive anziché prese di posizione influenzate da pregiudizi ideologici.
Ad esempio, si dovrebbe tenere nella giusta considerazione il fatto che, nel caso dovesse essere accertato l’effetto espulsivo e dichiarata l’illegittimità costituzionale della legge, sorgerebbero grossi problemi da risolvere con riguardo alle innumerevoli attività che, nel frattempo, sono state costrette a chiudere e con i rispettivi dipendenti, i quali sono stati espulsi dal mondo del lavoro non per effetto di una crisi aziendale ma per la volontà politica del legislatore regionale, quella volontà che Lei convintamente mostra di condividere.
L’obiettivo dichiarato nell’emanazione della legge regionale 5/2013 era quello di prevenire la dipendenza da gioco. Ma lei, non menzionando alcun risultato su tale importantissimo fronte, si è invece limitato a rivendicare con entusiasmo il numero rilevante di aziende di cui tale legge ha provocato la chiusura, senza peraltro mostrare alcun segno di umana solidarietà verso le persone che hanno perso il lavoro.
Che la legge 5/2013 non abbia apportato alcun benefico effetto sulla lotta alla dipendenza da gioco lo dice infatti proprio la Giunta regionale nell’ultima relazione valutativa delle legge, ove a pagina 7 è affermato: 'Il numero di persone assistite dai servizi per le dipendenze delle Ausl è in costante aumento'. E tale affermazione si riferisce all’intero periodo di vigenza della legge.
Stupisce anche che lei abbia citato, come esempio della necessità di proseguire nella politica proibizionista fin qui adottata, proprio il caso di un Ctd che esercitava l’attività abusiva di raccolta scommesse, non tenendo conto che quello è un tipico caso di esercizio illegale della raccolta di gioco che potrà essere perseguito, anche attraverso la chiusura dell’esercizio, non grazie alla legge 5/2013 (che infatti mira a colpire soltanto le imprese del gioco legale) ma per effetto di quelle leggi dello Stato che hanno istituito l’attuale sistema del gioco pubblico legale che invece lei sta combattendo insieme all’amministrazione regionale. Si tratta di quel sistema di regole che ha fissato una cornice di severi limiti (anche soggettivi) entro cui l’offerta di gioco può essere legittimamente esercitata. Quando la strategia politica che ha ispirato la legge 5/2013 sarà portata a compimento, esercizi illegali come quello da lei citato nel suo intervento avranno il monopolio dell’offerta di gioco nel territorio della Regione.
Forse non ricorderà che proprio nella Regione Emilia-Romagna si è svolto il più importante processo contro il gioco illegale gestito dalla criminalità organizzata mai celebratosi in Italia (processo Black Monkey) in cui l’associazione che presiedo si costituì parte civile proprio a tutela di quegli imprenditori che svolgono la loro attività nel pieno rispetto delle legge dello Stato e che contribuiscono in modo rilevante al gettito erariale per circa 12 miliardi di euro l’anno (fatta eccezione, ovviamente, per il periodo della chiusura dovuta alle norma anti Covid).
Noi rispettiamo la sua posizione finalizzata all’abolizione del gioco legale, riteniamo però che il fronte proibizionista, piuttosto che procedere attraverso interventi surrettizi finalizzati alla chiusura delle aziende che operano nella legalità o a rendere impossibile la loro sopravvivenza e con la denigrazione degli imprenditori che operano legalmente in questo settore, dovrebbe assumersi la responsabilità di promuovere, attraverso i rappresentanti dei rispettivi partiti presenti in Parlamento, una legge statale per l’abolizione del gioco legale.
Potrà così aprirsi un dibattito coerente e in piena trasparenza sugli effetti di tale scelta sulla tutela della legalità, sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, sulla tutela dei giocatori, sulla garanzia dei prodotti che verranno messi a disposizione degli utenti dalle organizzazioni criminali, sul possibile dirottamento dei ricavi dalle casse dello Stato a quelle delle organizzazioni criminali e, di conseguenza, spiegare ai cittadini come lo Stato intenderà rimpiazzare quei 12 miliardi annui provenienti dal sistema del gioco legale e che attualmente affluiscono nelle sue casse.
A meno che non si creda che l’abolizione dell’offerta legale di gioco sia in grado di determinare anche l’abolizione della domanda. Questa non sarebbe però un’aspirazione credibile: basterebbe documentarsi su quello che accadeva in Italia, in materia di gioco clandestino, negli anni che hanno preceduto la legalizzazione.
La nostra associazione nutre da sempre il massimo rispetto per le persone che ricoprono incarichi politico-istituzionali, in quanto, al di là delle opinioni che ciascuno può professare, rappresentano comunque la volontà della cittadinanza.
Ed è in virtù di questo rispetto che auspichiamo, rendendoci immediatamente disponibili, l’apertura di un confronto sereno e costruttivo su un tema la cui complessità e delicatezza non abbiamo mai inteso porre in discussione”.
 

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