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Proroga leggi gioco, Pastorino (Sts): 'Scongiurare perdita occupazione'

06 ottobre 2018 - 08:32

Giorgio Pastorino, presidente del Sindacato totoricevitori sportivi, illustra fronti aperti per proroga leggi regionali sul gioco in Emilia Romagna, Piemonte e Puglia.

Scritto da Fm
Proroga leggi gioco, Pastorino (Sts): 'Scongiurare perdita occupazione'

 


Mentre alcuni Comuni dell'Abruzzo chiedono alla Regione di fare dietrofront sulla proroga alla legge sul gioco del 2013, decisa attraverso a un emendamento alla normativa sulle comunità montane,  in molti territori questa strada sembra fare proseliti. Dopo la Liguria, nel 2017, il tema è in discussione in Emilia, in Puglia e in Piemonte.
A commentare questo nuovo trend, protagonista di uno speciale pubblicato sul numero di ottobre della rivista cartacea Gioco News (e consultabile online a questo link), è Giorgio Pastorino, presidente del Sindacato totoricevitori sportivi.

“Gli amministratori locali, o almeno parte di essi, hanno iniziato ad analizzare la realtà. Di fronte all’allerta lanciata dalle organizzazioni di categoria e ai dati sui danni economici e occupazionali conseguenti alle restrizioni al gioco, la linea ora è quella della prudenza. Attraverso lo strumento della proroga dell’entrata in vigore dei divieti – adottato per prima dalla Liguria – si prende il tempo necessario per ragionare su soluzioni che non pregiudichino gli investimenti degli esercenti. Quanto all’Abruzzo, a poche settimane dalla dead line del 20 novembre - giorno in cui le licenze per le slot avrebbero perso validità e essere rinnovate solo nel caso in cui il locale che le ospita sia distante da luoghi sensibili – è intervenuta la proroga di due anni che ci consente di tirare un sospiro di sollievo. È nostra intenzione sfruttare il tempo guadagnato per continuare a sostenere le nostre ragioni”, sottolinea Pastorino.
 
Quanto alle stime sugli esercizi chiusi o destinati a chiudere con la scadenza delle autorizzazioni in essere, il presidente di Sts è chiaro. “Partiamo da un dato: il capitolato d’oneri per le rivendite di generi di monopolio prevede che in tabaccheria, oltre al titolare che ha l’obbligo della gestione personale, vi siano non più di due collaboratori familiari in qualità di coadiutori e un numero variabile di dipendenti in qualità di assistenti. Nella pratica, nelle rivendite italiane vi sono in media 3,5 addetti così suddivisi: titolare (1), coadiutore familiare (1) e dipendenti (1,5).
Ora, prendendo il numero complessivo delle rivendite nelle regioni che hanno o stanno adottando misure restrittive, ricaviamo, per ciascun territorio, una stima verosimile delle risorse umane impiegate.
Tanto per cominciare, in Piemonte, dove operano 3.600 rivendite, ci sono circa 12.600 occupati; in Emilia Romagna le rivendite sono poco più di 4.200 cui corrispondono circa 14.700 addetti mentre in Puglia sono attivi poco meno di 3.200 tabaccai. Sempre applicando la media di 3,5 occupati per rivendita, otteniamo un numero complessivo di addetti pari a 11.200 unità.
Eccoli dunque i numeri: parliamo di decine di migliaia di persone. Da parte nostra stimiamo che le misure anti gioco potrebbero causare il ridimensionamento dell’organico attraverso il licenziamento di almeno un dipendente a rivendita. Se così fosse, avremmo, per ciascuna delle Regioni citate, qualche migliaio di licenziati. Con riferimento al Piemonte, dove le misure sono già da tempo in vigore, non abbiamo dati precisi e difficilmente ne avremo. Le ragioni sono sostanzialmente due. La prima è che non ci troveremo mai di fronte a licenziamenti collettivi bensì a semplici licenziamenti individuali difficilmente riscontrabili. La seconda è che nei numerosi casi in cui gli addetti sono familiari del titolare, il ridimensionamento della forza lavoro potrebbe tradursi o essersi già tradotto nella semplice riduzione dei loro orari di lavoro. In tal caso, non vi è alcun licenziamento (e quindi non si può quantificare la perdita di posti di lavoro) ma siamo comunque di fronte a una situazione critica. Le persone che passano da un orario full time a un orario part time, infatti, diventeranno inoccupate sebbene soltanto per mezza giornata.
Aggiungo che questa situazione potrebbe estendersi a tutto il territorio nazionale qualora le restanti Regioni seguissero la strada già tracciata. Se così fosse, poiché in Italia sono attualmente attive poco più di 54.300 tabaccherie corrispondenti a oltre 190.000 addetti, il rischio di perdita occupazionale o comunque di diminuzione delle ore di lavoro coinvolgerà nel complesso tra le 50.000 e le 60.000 persone”.
 
 
Per poi aggiungere: “I numeri che abbiamo appena visto si commentano da soli. Quel che dovrebbero considerare le Regioni al momento di introdurre misure restrittive sul gioco pubblico è che nel fatturato complessivo dell’azienda tabaccheria la componente 'giochi' pesa per circa il 50 percento del totale. La diminuzione, se non addirittura la totale eliminazione, di questa voce non può che determinare la crisi delle rivendite. Queste ultime, peraltro, sono prevalentemente ditte individuali o piccole imprese a conduzione familiare. Non si tratta di società che possono contare su grossi capitali o aiuti da parte di investitori esterni; se le cose vanno male, si chiude. Questo è il monito che rivolgiamo a tutti gli amministratori locali con l’intento di instaurare un dialogo diretto a individuare soluzioni nel comune interesse. La salvaguardia delle tabaccherie, infatti, non sarebbe l’unico effetto derivante dal ritiro delle misure restrittive: la Guardia di Finanza ha recentemente reso noti alcuni dati allarmanti provenienti proprio dal Piemonte e dall’Emilia che sostanzialmente confermano il fatto che le limitazioni imposte all’offerta legale di gioco hanno favorito il gioco illegale. Quando un alto esponente delle Fiamme Gialle come il Maggiore Alessio Costagliola della Gdf di Bologna dice, dopo aver condotto decine di controlli, che l’atteggiamento di chiusura verso il gioco legale da parte delle istituzioni sta portando al ritorno delle bische clandestine, dovrebbero preoccuparsi tutti, a partire proprio dagli amministratori locali.
Dopodiché è sufficiente leggere la cronaca di tutti i giorni. La stampa specializzata riporta quotidianamente di sequestri effettuati dalla Forze dell’Ordine in bische clandestine e sale di gioco abusive con tanto di congegni irregolari e postazioni telematiche vietate. Il forte interesse della criminalità organizzata nel settore è cosa nota, ampiamente analizzata in diverse proposte avanzate dalla Commissione antimafia, che trova regolare riscontro nelle numerose operazioni in tema di lotta alla mafia eseguite dalle Forze dell’Ordine.
Su 'La Voce del Tabaccaio', l’organo di stampa ufficiale della Federazione Italiana Tabaccai, esiste una rubrica dedicata alla lotta al gioco illegale che ogni settimana riporta le notizie dei sequestri eseguiti sul territorio. Non passa giorno senza che vi sia almeno un sequestro. Per quanto riguarda i controlli da parte dei Comuni sugli esercizi commerciali, non ci risulta che siano state contestate violazioni alle tabaccherie. Fit e Sts, infatti, pur opponendosi alle normative che limitano la nostra attività di ricevitori autorizzati, non hanno mai inneggiato alla disobbedienza: se bisogna spegnere o togliere le slot per effetto di una norma locale, noi tabaccai ottemperiamo fintanto che quella norma è in vigore”.
 
 
Dopo la conta dei “danni” ecco le richieste avanzate dal Sindacato totoricevitori sportivi alle Regioni. “In Piemonte abbiamo riaperto il dialogo con il Consiglio regionale che ha messo al bando il gioco nelle tabaccherie ubicate al di sotto di una certa distanza minima da luoghi sensibili. Di fatto, la grande manifestazione dei tabaccai piemontesi svoltasi a Torino lo scorso febbraio e quella più recente di settembre hanno avuto il pregio di stimolare la riflessione in diversi consiglieri sia della maggioranza che della minoranza. Il tempo però stringe, per cui la modifica della Legge va approvata al più presto, rinunciando ai distanziometri e puntando su strumenti più efficaci per la tutela della salute.
In Puglia abbiamo sostenuto la presentazione di una proposta di modifica all’attuale legge regionale n. 43/2013 che, in mancanza di cambiamenti, determinerà lo stop del gioco legale da metà dicembre. L’onorevole. Abaterusso (Gruppo Misto) ha presentato un emendamento (approvato dalla commissione Sanità, Ndr) diretto a prorogare di due anni l’entrata in vigore dell’art. 7, comma 3, che stabilisce, per l’appunto, il divieto di raccolta di giochi con vincita in denaro a carico degli esercenti che si trovino sotto distanza da luoghi sensibili. Ci auguriamo che, come già successo in Liguria, il differimento dia il via a un dialogo costruttivo con la Regione.
Naturalmente, viste le misure già adottate e che entreranno a breve in vigore, ci stiamo muovendo anche sull’Emilia Romagna. La situazione è piuttosto grave poiché la misura coinvolgerà la quasi totalità delle rivendite. In altri termini, si verificherà anche in questo caso un effetto espulsivo del gioco legale. Abbiamo trasmesso una nota al Presidente della Regione Bonaccini chiedendogli se sia consapevole del fatto che con la modalità online è possibile accedere al gioco all’interno stesso dei luoghi sensibili. Di fronte a questa considerazione, bloccare la raccolta fisica è un controsenso”.

 

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