"Non sorprenderebbe vedere giochi fisici semplicemente non realizzati e che gli editori passassero a una strategia completamente digitale per evitare queste tariffe."
Così Mat Piscatella, analista di Circana, azienda specializzata in analisi di mercato messe poi a disposizioni di chi ha necessità di intraprendere azioni strategiche e guidare la crescita del business, in un post pubblicato qualche giorno fa sui social con un riferimento diretto al mercato del videogame e a come questo potrebbe cambiare a causa dei dazi voluti dal governo Trump.
Altre preoccupazioni, dunque, si aggiungono a quelle che circa un mese fa aveva anticipato l'Esa, l'Entertainmer software association che raggruppa le principali aziende americane produttrici anche di videogiochi.
L'analisi di Piscatella parte da dati concreti, dal fatto che attualmente la maggior parte dei dischi per videogiochi è prodotta in Messico, pertanto qualsiasi disco di gioco sia ancora stampato e spedito probabilmente con i dazi imposti dal nuovo governo americano, costerà di più.
La tariffa del 25 percento appena attivata, ricorda l'analista, sarà trasferita da editori (e da tutte le aziende della filiera) sui consumatori.
"Che casino", è il commento sintetico di Piscatella.
Doccia fredda, secondo l'analista, anche per chi pensa di bypassare il problema acquistando i giochi in digitale. Secondo Piscatella infatti gli editori aumenterebbero i prezzi dei giochi digitali per raggiungere la parità con il costo più elevato dei giochi fisici.
Peggio ancora, secondo Piscatella, gli editori potrebbero semplicemente rinunciare alla produzione e alla vendita di dischi. Entrambe le opzioni sono cattive. Inoltre, arriva in un momento in cui il futuro dei supporti fisici sembra cupo.
Ma sotto la lente degli analisti non ci sono solo i giochi. Anche le console, infatti, saranno probabilmente influenzate dai dazi.
Come ha notato l'analista di Nike Partners Daniel Ahmad già il 4 marzo (il giorno dopo l'entrata in vigore dei dazi dell'amministrazione Trump contro la Cina), "il 75 percento delle console viene prodotto e importato dalla Cina. Queste console saranno colpite dalle tariffe e probabilmente costeranno di più per l'acquisto negli Stati Uniti".
Ma non solo, è anche probabile che in attesa di sondare il mercato, ne verranno prodotte meno, il che potrebbe portare a carenze di approvvigionamento.
Così, come riporta anche il portale specializzato Kotaku, una Nintendo Switch potrebbe potenzialmente passare da 300 a 400 dollari. Una Ps5 Pro potrebbe vedere il suo prezzo salire addirittura da 700 a 1000 dollari. E l'attesa Nintendo Switch 2, secondo gli analisti, potrebbe subire un vero e proprio schiaffeggiamento, con un aumento di prezzo che renderebbe una console già potenzialmente difficile da acquistare nel suo primo anno, ancora più difficile e più costosa.