L’attenzione verso gli ultimi caratterizza sempre di più il personaggio di Rocco Schiavone. Prova ne è l’ultimo libro, “Le ossa parlano”, editore Sellerio, uscito lo scorso 13 gennaio. Qui l’attenzione agli ultimi arriva al punto massimo, a coloro che non dovrebbero essere mai toccati, ossia ai bambini. E nelle opere di Manzini c'è sempre qualche riferimento al gioco, al poker, ai casinò (quello di Saint Vincent è stato protagonista di una delle indagini) con Italo, uno dei personaggi del romanzo diventato ormai serie tv di grande successo, ancora al centro di gravi problemio di disturbo da gioco problematico.
Ma torniamo all'ultimo libro. Il ritrovamento delle ossa di un corpicino nel bosco di Saint-Nicolas scatenano nel vicequestore di Aosta una tempesta emotiva senza precedenti. Sarà una spilletta con Captain America a rivelare e a dare un nome al piccolo scomparso anni prima il 27 maggio 2008. I parenti di Mirko Sensini risiedono ad Ivrea ed è qui che si sposta in parte l’indagine. Manzini scende nel mondo degli affetti più intimi e profondi e commuove nel descrivere il dolore e la sofferenza della madre di Mirko a colloquio con Schiavone:
“Che gli hanno fatto? Chiese con le lacrime che le bagnavano il viso. “Che gli hanno fatto a Mirko? …Ha sofferto? Le chiedo solo questo. Mio figlio ha sofferto?”. Rocco respirò profondamente … il vicequestore stretto all’angolo era senza difese. Non posso scendere nei dettagli. “Tutto questo è coperto dal segreto istruttorio”. “Non me ne frega niente del segreto istruttorio! Mirko è mio figlio e ho il diritto di saperlo! Allora, come fa a dire che non ha sofferto?” Rocco si sedette alla scrivania. “Infatti non lo posso dire, signora Sensini, di come sia andata la faccenda ne sappiamo poco più di lei. Siamo rimasti alla data della morte, sei anni fa, abbiamo trovato sullo scheletro tutti quei dettagli che ci hanno aiutato a dargli un nome. Mirko è stato ritrovato nel bosco di Saint Nicolas , non sappiamo se sia stato ucciso lì. Qualcuno lo ha sepolto per nasconderlo”. “Lo hanno sepolto…” ripetè la madre come a voler comprendere meglio il senso e il significato di quelle parole, “Mirko è stato sepolto in un bosco come un gatto finito sotto una macchina?”. L’aveva chiesto al fratello. “Aveva dieci anni, Mirko, era solo, io non c’ero, tu non c’eri, nessuno era con lui!”, e cominciò a picchiare coi pugni le spalle e il petto del fratello. “Era solo Mirko senza nessuno! A dieci anni in un bosco con … con chi? Chi può fare una cosa simile? Chi? Chi è l’ultima persona che mio figlio ha visto prima di morire? In un bosco, di notte, a cento chilometri da casa? come si può?”. Riprese a piangere, il muco si impastava alla saliva, il viso era rosso, gli occhi non avevano più colore. Poi mormorando parole incomprensibili si accasciò fra le braccia del fratello… Lupa (la cagnolina di Rocco) si avvicinò a quell’ammasso di dolore e posò le zampe sulle gambe di Amalia che la guardò, poi con un sorriso, cominciò a carezzarla mentre sfogava il pianto.”
Il vicequestore Schiavone assorbe tutto questo dolore, lo fa suo. Le pagine successive lo portano a compiere un viaggio allucinante nei meandri della pedofilia e del deep web, quel mondo oscuro in cui neanche il più lieve raggio di luce riesce a penetrare senza le password giuste. Ma Rocco ha un passepartout ed è Carlo il figlio di Eugenia, la fidanzata di Ugo Casella. Il ragazzo è un esperto di computer ed informatica, ormai parte integrante della squadra di Rocco, riesce ad aprire i cassetti nascosti del mondo oscuro e a rivelarne i dialoghi criptati in codici che ad una prima lettura sembrerebbero senza senso. Gli orchi del sottosuolo internautico utilizzano acronimi, messaggi in codice e altri linguaggi per non far comprendere il senso dei loro squallidi dialoghi. Cobra 54, Felibro 50, Cerbiatto, sono alcuni nickname utilizzati e rintracciati nel deep web, ma c’è un codice che appare spesso e che Deruta, Casella e gli altri cominciano a riconoscere: è la “y” e la “y” sta per gli anni di età dei bambini e tra i messaggi trovano anche un Y2 che fa raccapricciare tutti. Nel descrivere le indagini sulle carte (circa 400) trovate dal gruppo di polizia speciale a Torino, c’è tutta la drammaticità di questo mondo criminale veramente disumanizzato. Ad alleggerire un pò il clima ci sono i tre cuccioli che Lupa sforna per la felicità di Rocco, poi le battute esilaranti di D’Intino e Deruta, oltre ai riferimenti letterari che Manzini si diverte a citare qua e là: dal Germinale di Zola, che Rocco sta leggendo, agli enigmi legati ai racconti di H. G. Wells. Ci sono anche i fiori tra i protagonisti di questa trama avvincente e intrigante, lasciamo a voi scoprire di che fiore si tratta. Marina ogni tanto si fa trovare e conforta Rocco insistendo sul fatto di lasciarla andar via spingendolo a ritrovare l’amore. Ma Rocco non può, lui ha quell’amarcord interiore che lo lega agli altri e non riesce a tagliare i rapporti, a meno che non lo facciano loro. Infatti, Sebastiano si è tirato fuori da solo e Roma è sempre più lontana per Rocco, tanto più che il romanzo inizia con la vendita della casa di Monteverde. Marina però è un capitolo a parte, c’è solo lei per un uomo come Rocco Schiavone.
Ricompare perfino Caterina, che torna in Questura ad Aosta per occuparsi di violenze domestiche, e un piccolo riavvicinamento c’è nell’arco delle indagini. Inoltre, c’è la giornalista Sara Buccellato che sembra non avere chance di conquistare il cuore del burbero vicequestore e che piano piano si va allontanando. Sarà una brutta sorpresa invece per Rocco veder precipitare il rapporto con Italo Pierron, colui che all’inizio era il suo collaboratore preferito. Italo sprofonda in un vortice perverso legato al gioco clandestino che causerà addirittura il suo arresto dopo essere stato scoperto in una partita di poker illegale. Ed anche qui, Rocco non riesce a mollare colui che aveva considerato amico fin dal suo arrivo ad Aosta. Gli troverà un avvocato, lo andrà a trovare in carcere, ma non lo lascerà solo. Il ritmo del racconto è come sempre incalzante e tiene incollato il lettore ad ogni pagina, in alcuni momenti sembra perfino di vedere scorrere le immagini della fiction con protagonista l’attore Marco Giallini. C’è un’immagine finale che viene in mente una volta completata la lettura, frutto anche di un crescendo di emozioni condivise dall’inizio alla fine da tutti i protagonisti. In questo quadro si vede Rocco Schiavone al centro con Marina, poi Michela Gambino, Alberto Fumagalli, Antonio Scipioni, Michele Deruta, Ugo Casella con Eugenia, Domenico D’Intino, Gabriele e perfino il magistrato Maurizio Baldi. Un gruppo di famiglia ad Aosta, mentre Roma si allontana.