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Scala buca (manca la donna): la questione di genere, nel poker

20 agosto 2022 - 08:39

A quarant'anni dal film 'Regalo di Natale', si dibatte ancora sulla scarsa presenza delle donne ai tavoli da poker.

Scritto da Marco Trucco
Scala buca (manca la donna): la questione di genere, nel poker

“Il gioco d’azzardo è un’avventura molto maschile. Io non potrei mai giocare contro una donna. Però è in queste pause che si sente la loro mancanza. Quella donna del ristorante. Ecco, se lei fosse qui, tutto sarebbe diverso. Tutti noi saremmo diversi, cercando in qualche modo di piacerle”. Era il 1986. Diego Abatantuono e Carlo Delle Piane sono al tavolo da poker in “Regalo di Natale”. Quasi quarant’anni dopo le donne non siedono ancora al tavolo da gioco. Il poker è ancora “un’avventura molto maschile”.

In queste ultime settimane si è riaperto il dibattito sul perché le donne non siano mai andate oltre il 5 percento del field. Quando si parla del declino del poker uno degli argomenti è che non abbia fatto breccia tra la popolazione femminile.Spesso le giocatrici del circuito denunciano l’ambiente maschilista delle poker room, le molestie, le volgarità, il cameratismo, come una delle ragioni del fallimento di ogni sforzo in questo senso.

Daniel Negreanu su Twitter ha provato a elencare i motivi così: “1. Differenza di salari 2. Crescere figli 3. Norme culturali antiquate 4. Esperienze spiacevoli 5. Differenze biologiche”. Ne sono nate discussioni interessanti.
La differenza di salario spiega poco: lo stesso fenomeno dovrebbe avvenire sulle slot.

Secondo Jennifer Shahade, scacchista e pokerista americana, manca l’elemento di community. Ritengo però che queste community ci siano: tra queste merita una menzione Flip (Fantastic Ladies in Poker) di Daiva Byrne e Poker Power (di cui la stessa Shahade fa parte), e che siano incentivate dalle poker room. Sono anche certo che dovendo scegliere un brand ambassador, a parità di followers/fans e risultati nel poker, qualunque room preferirà una donna. Però purtroppo non sembra sufficiente. Il punto 2, “crescere figli” non è specifico rispetto al poker. La stessa cosa dovrebbe accadere in ogni sport competitivo, mentre invece i dati dimostrano che è il tipo di sport che influenza la prevalenza di un genere rispetto all’altro. Sul punto 3 “norme culturali antiquate” verrebbe da dire che il problema sia l’azzardo. Però, ecco, se c’è un ambito simile al poker sono gli esports dove la presenza femminile ad alti livelli è marginale. I videogames non hanno lo stigma del poker. Eppure anche questi falliscono l'obiettivo di catturare metà della popolazione. La nerd culture non sembra più attraente della gambling/Yolo culture. La percentuale di donne nelle facoltà di computer science, che sono l’ambiente più ricettivo alla cultura dei giochi competitivi, è solo del 18 percento (https://ngcproject.org/statistics). A meno di non voler indicare tra le “norme culturali antiquate” l’orientamento agli studi sulla base del genere, mi sembra che anche qui si manchi il punto.

Le “esperienze spiacevoli” sono un problema specifico del gioco live. La reazione di alcuni poker pro che hanno reagito scrivendo “non ho mai visto succedere niente” è viziata da un problema di prospettiva e non aiuta. Ma rimane il fatto che le giocatrici sono rare soprattutto online. Sotto l’ombrello delle “differenze biologiche” ricade la convinzione che ci sia qualcosa nel poker che respinge le donne. Sia questa la dissimulazione, l’avidità, l’aggressività richiesta nei confronti di un altro giocatore a cui si sottrae la vita (sotto forma di chips). Per quanto suggestiva e capace di spiegare la partecipazione ad altri giochi, non è actionable. Quale di questi elementi il poker potrebbe cambiare senza snaturarsi? Ci sono spiegazioni più tecniche legate al targeting della pubblicità. Il primo filtro che ogni operatore applica alle proprie campagne poker e scommesse è quello di acquistare solo traffico maschile, e pianificare Tv per la viewership M 18-45. La realtà è che per l'industry va benissimo che le donne giochino alle slot e siano attratte dal bingo per l’acquisizione. Il cross sell verso le scommesse e il poker, oltre che essere difficile, significa una perdita di Ltv (loan to value, ossia il rapporto tra prestito e valore). C’è quindi una mancanza di incentivo. Ma un rischio rimane: se si rinuncia ad avvicinare le donne a giochi come il poker significa che il giorno benedetto in cui arriverà qualcosa di nuovo, “the big thing” che soppianterà la slot, potrà non coinvolgere affatto le signore.


L'AUTORE - Marco Trucco, nato a Torino nel 1974, è uno dei pionieri del poker online. Dal 2010 a oggi ha guidato le operazioni online di diversi gruppi, tra cui Everest Poker, Eurobet, PokerStars e GGPoker.

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