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Blumstein: 'Temevo il tv table e Ben Lamb ma tutti dovremmo vivere il poker come Hesp'

08 agosto 2017 - 11:16

Il campione del mondi poker 2017 Scott Blumstein si confessa tra Gioconews.it e Poker Central, dalla paura dello streaming alla serenità regalatagli da Hesp. 

Scritto da Cesare Antonini

Non è il super personaggio che tutti sognerebbero. A dire il vero le ultime edizioni del main event World Series Of Poker non è che ci abbiano regalato players spendibilissimi a livello social e di immagine. Ma Scott Blumstein, che abbiamo potuto conoscere e ammirare da vicino al final table del main event Wsop, è di sicuro una persona migliore di Joe McKeehen e un player più skillato di Qui Nguyen, campione 2016.

Dall'aspetto burbero e ombroso che abbiamo osservato "in game" a quello commosso e dolce uscito fuori dopo la vittoria. 
 
L'unica domanda che siamo riusciti a porre a Scott è stata: "Quale sarà la prima cosa che farai con tutti questi soldi? Macchina veloce, casa, mega party, un orologio costosissimo". Lui rispose con una serenità schiacciante: "Non ne ho idea per il momento ma penso nulla di particolare". Noi peccatori chissà cosa potremmo progettare in quei momenti con 8,1 milioni di dollari in saccoccia.
 

Poi nell'intervista con Poker Central ha confermato il suo "odore di santità": "Non è cambiato nulla in maniera drastica nella mia vita. Anche perché penso spesso a cosa avrei dovuto fare se avessi centrato un min cash al main. Probabilmente sarei dovuto tornare nella East Coast a lavorare e la vittoria ha solo cambiato la mia prospettiva col poker. Ovviamente per la mia carriera da poker player è cambiato tutto e fortunatamente non devo più pensare alle conseguenze di un plan dettato da un premio basso che avrei potuto ottenere al main event. Adesso posso giocare davvero dappertutto in America e non solo nel New Jersey o nel Nevada. Ad esempio sono molto curioso di giocare dove non sono mai stato come in Florida o in Oklahoma". E sì perché Scott prima di vincere il main event non era quasi mai uscito dal NJ.

Sempre con Remko Rinkema ha parlato a lungo del suo final table. Quello che aveva "plannato" è andato tutto secondo le sue speranze e ha funzionato alla grande: "Ho fatto bene a non pensare a nulla ma solo di andare al tavolo e giocare a poker. Ovviamente essere arrivato al final table da chip leader ha reso tutto molto più facile. Avevo delle strategie e dei giochi che pensavano fossero corretti e sono riuscito a metterli in pratica. Volevo aspettare che qualcuno uscisse dal torneo per guadagnare gradini preziosi sia per riscuotere più soldi possibili che per avvicinarmi al titolo mondiale. Non volevo forzare le cose però e le cose sono andate secondo i piani".

Giocare al tv table, svela Scott, poteva essere un elemento negativo per il suo game: "Non avevo mai giocato in un tavolo streaming. Mentre il field si restringeva credevo di capitare al feature table prima o poi ma ogni giorno la possibilità sfumava. Fino a tre tavoli left non sono riuscito ad andare al televisivo e questo pensavo potesse essere negativo perché volevo abituarmi a giocare in streaming". Poi sono arrivato al main table a 18 left ma ormai non c'era più spazio per i nervi e per le paranoie: c'era ancora tanto poker da giocare fino alla fine e questo mi ha consolato, mi sarei abituato in ogni caso".

Poi parla un po' degli avversari: "Ad un certo momento avevo Ben Lamb a destra e Jake Bazeley alla mia sinistra, quello è stato il momento più duro del torneo. Quello più bello è quando avevo vicino John Hesp. Il player britannico è l'esempio migliore di come dovrebbe essere il poker - confessa Blumstein - lo vedo a fine giornata ed è sereno e rilassato come quando gioca. E' semplice: se non ci si diverte anche un po' che senso ha giocare a questa disciplina?". Eh sì, è proprio in "odore di santità" questo Blumstein.

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