Garavaglia (Lega): 'Il poker live? Ipocrisia italica, tutti sanno ma non intervengono'
Il senatore della Lega Massimo Garavaglia ha commentato la situazione italiana del poker live.
Roma - "Cosa penso della pratica del poker live sul territorio italiano? Che è un tipico esempio dell'ipocrisia italica, tutti sanno ma fanno finta di non vedere". Poche parole ma lapidarie e che ci offrono il sentiment della politica italiana sui club dal vivo in cui si giocano l'hold'em e le sue varianti. A riferirle a Gioconews.it è il senatore della Lega Massimo Garavaglia a margine del convegno dal titolo “Primo rapporto sul gioco pubblico”, in corso ieri giovedì 28 novembre al centro congressi di Confcommercio Imprese per l’Italia a Roma e organizzato da Acadi, associazione concessionari di Giochi pubblici.
Ha tagliato corto il senatore leghista che, però fa capire (anche con lo sguardo) che la politica sa e non interviene. Assurde, in effetti, le posizioni ostracizzanti di tantissime amministrazioni locali contro sale scommesse o sale slot mentre vengono ignorate (per distanze da luoghi sensibili e limitazioni di gioco in determinate fasce orarie) vere e proprie poker room dislocate sul territorio nazionale. Un gioco di abilità e comunque permesso sia da tantissime sentenze e, perfino entro certi limiti, dalla Suprema Corte di Cassazione. Inoltre l'immobilismo dello Stato che avrebbe dovuto produrre un regolamento attuativo della legge del 2019 che prevedeva la messa a bando di 100 licenze di poker live, ha convinto molti giudici a rendere lecita l'organizzazione di tornei dal vivo sul territorio.
Come spesso abbiamo detto forse è preferibile che la politica non intervenga ma non sembra essere minimamente nei pensieri dell'esecutivo in sella adesso come non lo è stato di quello precedente.
Riaprirà mai Campione? "La riapertura del casinò non è un’ipotesi da scartare perché quando eravamo noi al Governo avevamo intrapreso un percorso per arrivate a una soluzione ma non sembra avere la stessa priorità per l’Esecutivo attuale", ha concluso il senatore.