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Dario Minieri: sentenza vittoriosa in appello contro il Fisco da oltre 1 milione di euro

14 luglio 2016 - 23:19

Dario Minieri vince in appello contro le richieste del fisco di oltre 1 milione di euro di vincite non dichiarate Ue ed extra Ue. 

Scritto da Cesare Antonini

Un braccialetto da campione del mondo lui l'aveva vinto ma rischiava di farselo portare via dal Fisco. Invece Dario Minieri, storico poker player romano famoso in tutto il mondo, ha ottenuto una sentenza vittoriosa in appello presso una Commissione Regionale che annulla oltre un milione di euro, di cui più della metà inerente delle vincite fatte in USA.

A ottenere la vittoria il duo Max Rosa e Sebastiano Cristaldi, il primo legale esperto di poker e gaming, il secondo fiscalista di primo livello. 

E' Max Rosa stesso a spiegare com'è andata: “La storia parte addirittura nell’anno 2012 quando Dario Minieri riceveva 4 avvisi di accertamento dall’Agenzia delle Entrate di Roma, ove gli veniva contestata la mancata dichiarazione di vincite all’estero tra il 2006 ed il 2009, con una richiesta di pagamento di complessivi € 1.056.392,42, tra imposte, interessi e sanzioni. Le vincite erano state conseguite in parte Europa ma in maggioranza negli Stati Uniti, sia partecipando al gioco dal vivo, sia a quello telematico”. 
Dario Minieri, assistito dall’avv. Massimiliano Rosa e dal dott. Sebastiano Cristaldi, proponeva ricorso presso la Commissione Tributaria Provinciale di Roma: “La commissionee, con Sentenza n. 6064/16/15, depositata il 17/03/2015, accoglieva le richieste della difesa, annullando integralmente la pretesa fiscale, con compensazione delle spese di giudizio. L’Agenzia delle Entrate di Roma proponeva appello contro la sentenza di I grado, presso la Commissione Tributaria Regionale del Lazio, Sezione n. 1, la quale, alla pubblica udienza del 14 giugno 2016, pronunciava la sentenza  n. 4466/2016, depositata l’11.07.2016, con cui il Collegio giudicante rigettava l’appello del Fisco, confermando l’annullamento degli atti impositivi e condannando altresì l’Amministrazione al pagamento delle spese di lite del giudizio di II grado”.
 
Le motivazioni della sentenza non sono ancora disponibili ma si tratta di un grande successo processuale: “Aspettiamo di leggere il contenuto della pronuncia ma, in primo luogo, si tratta di una conferma della vittoria in I grado, legittimata da un più autorevole Collegio Regionale, che va ad annullare nuovamente una pretesa di oltre un milione di euro; in secondo luogo, più della metà della contestazione aveva ad oggetto vincite percepite negli Stati Uniti; da ultimo, perché l’AdE è stata anche condannata al risarcimento delle spese di lite”.
 
Quindi si allarga anche la possiibilità di apertura per i paesi extra Ue? “Questa decisione ci conforta altresì su quanto abbiamo già sostenuto in svariate occasioni, ovvero che l’imposizione diretta delle vincite extra UE, così come pretesa dal nostro Fisco, ben lungi dal costituire un fatto acquisito, integri viceversa una modalità di tassazione illegittima, perché contrastante con i principi di diritto tributario internazionale di “tax equity” e di “domestic neutrality”, nonché con quelli convenzionali di “non discriminazione” e di “reciprocità”, e, infine, con quelli costituzionali di uguaglianza e capacità contributiva. 
 
La sentenza sarà ora ricorribile esclusivamente presso la Corte di Cassazione, ma riteniamo che per l’Amministrazione Finanziaria sarà assai arduo riuscire a trovare delle valide motivazioni per ribaltarla”, concludono Rosa e Cristaldi.

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