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Ripartenza gioco, tra Camera e Conferenza delle Regioni

28 maggio 2020 - 07:32

Il deputato del Gruppo misto Nunzio Angiola sollecita il Governo a far ripartire il gioco pubblico, ma c'è da attendere anche il protocollo sanitario.

Scritto da Anna Maria Rengo
Ripartenza gioco, tra Camera e Conferenza delle Regioni

 

Il gioco pubblico può e deve ripartire: questa la richiesta che arriva da più fronti e che trova attenzione anche da parte della politica. Se proprio ieri, 27 maggio, l'Aula della Camera ha approvato il decreto Imprese (trasmesso ora in Senato) che prevede il potenziamento dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, attraverso l'incremento di 8 milioni di euro delle risorse variabili del Fondo risorse decentrate, "a valere sui finanziamenti dell’Agenzia stessa", e che comprende anche l'emendamento approvato in commissione che riguarda la proroga del termini per il pagamento del Preu e la sua possibile rateizzazione, proposto dai deputati di Forza Italia D'Attis, Fiorini e Ungaro, l'esigenza è dare una data certa al settore, le cui attività di sale gioco, bingo e scommesse sono sospese fino al 14 giugno, con conseguenze drammatiche sul fronte occupazionale, anche in considerazione del fatto che da metà giugno non sarà più possibile, almeno fino a settembre, usufruire della cassa integrazione straordinaria, ma pure sul fronte della legalità, con il riaffiorare della criminalità organizzata, sempre pronta a riprendersi spazi prima occupati lecitamente dai concessionari di Stato e dai gestori autorizzati. 

Ed è questa la richiesta del deputato del Gruppo misto (ex Movimento 5 Stelle) Nunzio Angiola: adottare "urgentemente" o "promuovere misure e protocolli, frutto di una più accurata analisi comparativa rispetto alle misure già in essere per altri settori produttivi, al fine di consentire in questo momento di crisi la ripartenza di tutte le attività, come quelle del gioco pubblico, che nel rispetto della legislazione vigente operavano in Italia prima del confinamento".

L'ha rivolta al premier Giuseppe Conte in una interrogazione nella quale osserva come "oggi non si sta discutendo se un settore produttivo come quello del gioco pubblico e dei punti vendita di gioco attivi in forza di una concessione governativa debba essere mantenuto o smantellato; oggi non è all’ordine del giorno la discussione sulla soppressione o sul mantenimento di migliaia di esercizi che danno lavoro a 150mila persone in Italia; oggi sono in discussione le modalità di ripartenza, ossia la cosiddetta Fase 2, e, pertanto, tutte le decisioni che a livello governativo devono essere adottate non possono che connotarsi per ragionevolezza, proporzionalità, linearità e coerenza; diversamente argomentando le decisioni prese potrebbero apparire sproporzionate, irragionevoli, viziate da palese illogicità, se non vessatorie".

 

RIAPERTURA MA NON PER TUTTI - Angiola evidenzia che "tanti cittadini e imprenditori fanno notare che oggi sono, in effetti, ancora sospese le attività di sale giochi, sale bingo e quelle per la raccolta delle scommesse e non si può giocare o scommettere (su eventi sportivi e non sportivi, anche se simulati) nemmeno negli esercizi per i quali non c’è l’obbligo di chiusura. Non solo hanno già riaperto i musei e i centri artistici che rientravano nella stessa classificazione, ma hanno già riaperto anche centri estetici e parrucchieri e stanno riaprendo anche piscine e palestre. Una serie di ambienti in cui i rischi di contagio sono assai più evidenti rispetto a quelli di un ambiente di gioco; i ristoranti poi hanno un protocollo già ufficializzato e, vista la natura del loro business, non potrebbero affatto operare senza che venga concessa la possibilità ai clienti di sostare per consumare i pasti, ragion per cui si rende obbligatoria, tra le altre cose, sia la rilevazione della temperatura corporea sia la tenuta di un registro delle presenze".

Angiola "riceve tante sollecitazioni al riguardo da parte di cittadini e imprenditori. Molti cittadini fanno presente che, pur comprendendo che si tratta di attività profondamente diverse dai ristoranti, ma non è questo il punto focale dell’interrogazione, le aziende del settore del gioco pubblico e dei punti vendita di gioco attivi in forza di una concessione governativa non dispongono ancora di un protocollo ufficiale, ma potrebbero certamente averne uno che preveda, come per i ristoranti, tra le altre cose, il rilevamento di temperatura e la tenuta di un registro delle presenze, al fine di permettere ai proprietari di sale oltre una certa metratura di far sostare i clienti all’interno del proprio locale; e ciò non sarebbe un obbligo per tutti coloro i quali, lavorando magari da soli o in sale di piccola metratura, non volessero uniformarsi a questo processo, al fine di far sostare i clienti in sala e poter così commercializzare, oltre allo sport, anche i giochi virtuali e le corse ippiche; fatti questi esempi, ma se ne potrebbero fare tanti altri, va ribadito che oggi non è all’ordine del giorno alcuna discussione sull’idea che si ha del futuro di questo settore produttivo e di questo tipo di esercizi commerciali che il Parlamento o il Governo potranno analizzare quando ciò verrà ritenuto opportuno".

OCCHI PUNTATI SULLA CONFERENZA DELLE REGIONI - La questione del necessario protocollo sanitario chiama in causa diretta la Conferenza delle Regioni straordinaria, che dovrà approvarlo e inviarlo alla presidenza del Consiglio dei ministri. Il tema del gioco è stato affrontato anche nell'ultima seduta, portato sul tavolo principalmente dai governatori di Liguria Giovanni Toti, Valle d'Aosta Renzo Testolin e veneto Luca Zaia, tutte regioni dove esistono anche dei casinò e dove dunque le casse pubbliche risentono pesantemente del lockdown di queste strutture, che si protrae ormai dall'8 marzo.  Secondo quanto apprende Gioconews.it, è possibile che nella prossima seduta della Conferenza, che dovrebbe ormai tenersi la prossima settimana, si possa giungere a una definizione del protocollo in materia di gioco, così da integrare le Linee guida già approvate.

REGIONI E GOVERNO A CONFRONTO - Intanto, Governo e Regioni si sono confrontati di nuovo, ma concentrandosi principalmente sulla data delle elezioni regionali. Ne hanno parlato il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese e i governatori delle regioni interessate:  Campania, Puglia, Veneto, Liguria e Marche. Una riunione che si è conclusa con un nulla di fatto: secondo il governo la data giusta per andare alle urne potrebbe essere il 20 settembre, ma i governatori chiedono di anticiparla. Difficile, in questo conflitto politico, che si sia trovato spazio per parlare di gioco, un tema che resta comunque oggetto di attenzione e che dovrà essere affrontato al più presto sia in Conferenza delle Regioni che a Palazzo Chigi. 

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