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Riforma gioco pubblico: il momento è delicato ma la svolta è più vicina

25 marzo 2024 - 10:18

Nonostante le varie polemiche e preoccupazioni che accompagnano il processo di riordino del gioco pubblico, partendo dall'online, si è aperto un vero dialogo con le Regioni che potrebbe portare a una soluzione.

(Foto: Flickr.com - Giorgio Nicodemo)

(Foto: Flickr.com - Giorgio Nicodemo)

Il momento è delicato. E questa non è affatto una novità, per gli addetti ai lavori del gioco pubblico, che da qualche mese a questa parte navigano letteralmente a vista, provando a interpretare le varie notizie che si sono susseguite dai palazzi del potere, relative al processo di riforma e riordino del comparto e, in particolare, riguardo alla più imminente gara per le nuove concessioni del gioco online per la quale le informazioni sono ormai per lo più note e definite. Ma se è vero che tale percorso sta creando un clima di grande fermento e preoccupazione, soprattutto per le piccole e medie imprese che operano nel comparto, è altrettanto evidente che, al tempo stesso, tale processo di riforma (che non tutti riescono a definirlo un vero e proprio riordino) sta comunque innescando dei meccanismi (se non altro, per ora, a livello dialettico) che potrebbero portare anche al raggiungimento del vero obiettivo finale, cioè quello di completare l'intera revisione normativa del comparto, sistemando cioè anche la parte fisica del settore, quindi l'intero mercato, e non solo l'online, dal quale si è voluto cominciare. E in questo senso sì che il percorso avviato dall'esecutivo di Giorgia Meloni e guidato dal Vice Ministro all'Economia Maurizio Leo, potrebbe davvero rappresentare una svolta a dir poco epocale. Il cambiamento, in effetti, è sotto gli occhi di tutti. A partire dal ruolo che è stato affidato al regolatore del comparto, l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che viene ritenuta altamente strategica per il raggiungimento degli obiettivi di riordino. Al punto da essere messo nero su bianchi dal Parlamento, come ha fatto la Commissione Finanze del Senato che in occasione dell'esame dell'atto di indirizzo per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale per il triennio 2024-2026 ha spiegato che “Sul fronte dei giochi pubblici, le scelte che saranno compiute per la riforma in attuazione della delega potranno avere successo o meno in relazione alla capacità dell’Agenzia di gestire in maniera efficiente ed efficace tali processi."
Esprimendo "condivisione per gli obiettivi di ampia e radicale semplificazione del sistema tributario e fiscale alla quale deve far seguito l’adeguamento delle procedure e delle attività degli organismi della fiscalità, bilanciando interessi erariali e sostegno alla crescita economica."
Non solo. Il riordino del gioco previsto in attuazione della delega fiscale è stato di conseguenza inserito anche nel Piano integrato di attività e organizzazione (Piao) per il 2024-2026 pubblicato dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli, documento unico di programmazione e governance che le pubbliche amministrazioni con più di cinquanta dipendenti sono tenute ad emanare all'inizio di ogni anno. Nel Piao si legge, innanzitutto, che “la pianificazione triennale delle attività di Adm - normalmente basata su una serie di dati previsionali predefinibili seppure suscettibili di adeguamento e aggiornamento connessi alle dinamiche evolutive del contesto - per il triennio 2024-2026, potrà verosimilmente subire variazioni, oltre che in ragione dei citati fattori esogeni, anche in considerazione degli effetti che la legislazione delegata produrrà nei settori delle dogane, dei giochi pubblici e delle accise, in attuazione della delega fiscale ovvero a causa di variabili il cui esito risulta, a oggi, incerto”.
Ma a proposito di AdM e di passaggi storici: non può (e non deve) neppure sfuggire il processo di riorganizzazione interna del regolatore che è stato appena compiuto, dopo ben 12 anni di attesa, dovuta per lo più alla grande complessità della materia. E se l'attuale classe dirigente (pensando sia all'Agenzia, ma anche al governo più in generale) è riuscita a centrare un traguardo così importante e ambizioso che slittava da troppo tempo, allora è lecito – e non solo ottimistico – augurarsi che anche l'altro importante e ambizioso obiettivo della riforma del gioco pubblico possa davvero trasformarsi in realtà all'interno di questa legislatura, attraverso il superamento della Questione territoriale: altra materia assai complessa e duratura, che l'esecutivo ha deciso di affrontare, proprio come la riforma dell'Agenzia.
In effetti, a ben guardare i movimenti politici e istituzionali, si può scorgere anche qui un importante segnale di cambiamento e di discontinuità rispetto al passato, con le Regioni che – dopo tante e ripetute ostilità nei confronti del gioco – hanno deciso di avviare un dialogo e un confronto con il governo. E non solo affrontando la materia in Conferenza unificata, come avvenuto nei giorni scorsi, ma addirittura avanzando delle proposte concrete alle quali adesso dovrà rispondere l'esecutivo. Ciò è avvenuto attraverso il Gruppo tecnico delle regioni e delle province autonome sub area dipendenze che ha presentato al ministero dell'Economia e delle finanze una serie di proposte in tema di distanze e limiti orari per le attività di gioco. Nonostante – potremmo dire – il lupo sembra perdere il pelo ma non il vizio (leggendo le proposte relativa al distanziometro nazionale, che secondo le Regioni dovrebbe basarsi su “una distanza media tra quelle indicate nelle norme regionali”, vale a dire a circa 200-250 metri dai “luoghi sensibili”), è comunque importante l'apertura al confronto dimostrata dalle amministrazioni, che potrebbe finalmente portare al raggiungimento di quell'obiettivo chiamato Riordino, che tutti aspettano da troppo tempo. E che stavolta potrebbe davvero arrivare.

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