Ogni volta che trovo un articolo sul Casinò di Sanremo su gioconews.it mi precipito a leggerlo, è la prima cosa che faccio. Forse perché nel 1946, avevo solo 4 anni, entrai a vedere la statua della signora con le corna, forse perché abitavo a Sanremo e mio padre lavorava al casinò.
L’anno seguente, invece, ero a Saint Vincent di passaggio e dal 1959 in via definitiva impiegato al Casinò de la Vallée dove sono rimasto sino alla pensione, alla fine del 2000. Probabilmente è un vizio, sarebbe meglio dire un'abitudine, residuato in parte della tipologia di impiego nei primi anni (contabilità, bilancio, ufficio fidi e cassa centrale) e, in seguito, l’incarico nel sindacato quando ero impiegato tecnico di gioco e, poi, cassiere di sala che mi hanno visto, spesso e volentieri, a domandarmi cosa farei se fossi al posto loro.
L’ho fatto per Campione e per Saint Vincent e, prima delle elezioni comunali, per Sanremo.
Ho preso nota del cambiamento della percentuale sui proventi della casa da gioco a favore del Comune passati dal 18 al 20 percento. Non è di questo che mi trovo a scrivere perché non è, per mio conto, la problematica più rilevante. Parlo dell’importanza per la proprietà e, insieme, concedente che può rappresentare l’occupazione e la politica produttiva che non possono essere coniugate se non con la ricerca della qualità che esisteva come lo possono dimostrare i risultati degli anni passati e nemmeno troppi.
Ciò che intendo dovrebbe costituire il centro della politica produttiva, cercando nella diversificazione, in aggiunta a quella già in atto, una possibilità per incrementare la qualità dei proventi e con questo l’occupazione sia diretta sia dell’indotto.
Sicuramente il mercato dell’azzardo autorizzato non è come qualche anno or sono, la concorrenza è sempre più agguerrita e l’online, unitamente al divieto di pubblicità, concorre a incentivarla.
Il suggerimento, che personalmente condivido, di ricorrere alla multifunzionalità per il personale di gioco nell’intento di adeguare l’offerta alla domanda, di improntare la produzione al criterio della snellezza funzionale, della già rammentata diversificazione, lo si potrebbe anche ritenere utile allo scopo.
Ritorno alla qualità dei proventi non nascondendo il rilievo dei cosiddetti proventi aleatori che, in misura variabile, si accompagnano ai giochi da tavolo. Giochi che un tempo erano praticati e, forse, al momento o per un risparmio di costi per il personale appaiono limitati o per averli sostituiti con altri simili non producono ciò che potrebbero, invece, produrre.
Non c’è dubbio sul fatto che, come ogni investimento esiste la quasi certezza del ritorno e, in argomento, non posso assolutamente dire alcunché. Mi permetto solamente di ricordare l’incidenza percentuale dei proventi slot sul totale. Sicuramente non intendo mettermi al posto altrui, ma non ho dovuto far violenza al mio modo di agire da curioso per mettermi alla ricerca di alcuni numeri che ritengo interessanti.
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2023
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2022
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2019
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2018
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2017
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Giochi tavolo
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9.165.332
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8.893.923
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8.365.112
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10.274.443
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slot
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34.357.677
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35.537.170
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34.505.065
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34.515.991
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totale
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43.523.009
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44.431.093
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42.870.177
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44.790.434
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2016
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2015
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2014
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2013
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2012
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Giochi tavolo
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10.601.782
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10.790.499
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13.095.437
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12.461.082
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14.714.011
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slot
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34.368.672
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34.381.116
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33.076.103
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33.169.590
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35.832.804
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totale
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44.970.454
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45.161.615
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46.171.540
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45.630.672
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50.546.815
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Per quanto riguarda il 2023, non avendo a disposizione i dati completi dei proventi, ho preferito lasciare in bianco lo spazio.
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2023
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2022
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2019
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2018
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2017
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slot/totale
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78,94%
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79,98%
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80,49%
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77,06%
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2016
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2015
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2014
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2013
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2012
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slot/totale
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76,43%
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76,13%
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71,64%
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71,13%
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70,89%
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2011
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2010
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2009
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2008
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2007
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slot/totale
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71,22%
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68,58%
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67,15%
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65,58%
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68,48%
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Nella speranza di aver preso un'iniziativa, nello scrivere quanto mi è venuto immediatamente alla mente, che possa eventualmente avere una qualche utilità; in caso contrario ho espresso una opinione e nulla di più.