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Competenze cercasi nei casinò: cause e rimedi

25 marzo 2023 - 10:09

Nei casinò italiani è difficile trovare risorse competenti, ecco i motivi di questa carenza ma anche le soluzioni possibili.

Foto di Michał Parzuchowski su Unsplash

Foto di Michał Parzuchowski su Unsplash

È vero, come emerso anche in Consiglio Valle nei giorni passati, che la difficoltà a reperire risorse competenti esiste, anche nei casinò, ma ritengo ci si debba anche domandare il perché.

Forse un tempo si preparavano in azienda i futuri capi, chi ne aveva la stoffa e la voglia veniva indicato come possibile addetto a molte mansioni cominciando da quelle meno impegnative e compatibili con la preparazione sia scolastica che di lavoro. Se andiamo ad esaminare i metodi di lavoro in Giappone di qualche anno orsono o i sistemi lavorativi del personale in molti supermercati e nelle banche troviamo che non tutti hanno delle competenze specifiche ma sono in grado di svolgere molti lavori.
Orbene, questo modus operandi l’ho provato all’inizio della mia carriera lavorativa iniziata nel 1959, un po’ perché la curiosità che ancora mi porto dietro mi ha sempre incentivato a cercare il nuovo, un po’ perché l’azienda casa da gioco si presentava e si presenta come l’occasione per fare esperienze diverse tutte mirate a  conoscere il lavoro in ogni suo  possibile particolare. Non posso però sottacere che il mio bagaglio scolastico mi ha consentito un certo iter. Sicuramente riesce poco agevole pensare che un lavoratore si attivi motu proprio, l’ambiente di lavoro dovrebbe agevolare un percorso che, indubbiamente, è a beneficio sia dell’azienda sia del dipendente.
Per quanto personalmente mi riguarda posso garantire che lo rifarei perché, alla fine della fiera, ci si trova a comprendere il funzionamento dell’azienda e resta semplice condividere l’intervento che la gestione apporta per modificare il modus operandi che diviene, oltre tutto, comprensibile.  

Le scelte di politica produttiva e ancor più di controllo della produzione possono essere maggiormente condivise allorché si possiede il maggior numero possibile di informazioni al riguardo.
Non c’è dubbio, mi pare, che se un dipendente non trova interesse ad una maggiore conoscenza, se ha iniziato a lavorare alla roulette continuerà su questa strada, magari arrivando a fare il capo tavolo o il facente funzioni di ispettore.
Personalmente la più volte da me richiamata “multifunzionalità” (un tempo usavo il brutto termine plurispecializzazione) l’ho vista applicata sistematicamente tramite un percorso di carriera incentivato; non posso sottacere che ha dato i suoi frutti, forse non nella misura sperata, ma abbondanti.

Ciò che, invece,  personalmente mi riguarda, anche per una serie di avvenimenti esterni, mi ha permesso l’ottima conoscenza di come avviene la produzione e, più che altro, come la si controlla.
Ritengo che l’occasione di lavorare in contabilità e bilancio, all’ufficio fidi, alla cassa centrale, al tavolo da gioco ed alla cassa di sala abbia consentito a che potessi acquisire tutte le conoscenze e le esperienze per sperimentare quanto è indispensabile per il controllo effettivo della produzione; in buona sostanza quanto inerisce alla regolarità del gioco e degli incassi.

Quanto precede non rappresenta un commento ad una situazione verificatasi effettivamente ma l’introduzione logica di un mio comportamento spesso noioso di chi insiste ad ogni piè sospinto sulla tematica del controllo, non tanto su ciò che l’ente concedente ha il dovere di inserire contestualmente al funzionamento della casa da gioco ed in contemporanea con questa, ma quello a posteriori che consente di conoscere la avvenuta esatta rilevazione della produzione.
Come più volte specificato la metodologia seguita potrebbe essere, meglio se implementata da ulteriori dati, utilizzata dalla gestione. Chiaramente non è obbligatorio farlo anche se e è agevole comprenderlo, la partenza è più che motivata e la logica esecutiva poggia su elementi che, forzatamente, sono già presi nella dovuta considerazione.

La concessione della gestione dovrebbe comportare l’obbligo del gestore a versare al concedente (ente pubblico) una percentuale sui proventi netti, mentre le mance, per la parte che non compete ai dipendenti addetti al gioco, è trattenuta dal gestore perché, unitamente alla residua percentuale del netto, ha il compito di garantire l’equilibrio finanziario, appunto, dell’attività imprenditoriale. Ecco che, pur non essendo in presenza di una vera tassa di concessione, parliamo di percentuale che a differenza di un fisso comporta altri problemi. Tra questi nel caso in discorso, l’elusione o l’evasione che si possono mettere a nudo con un controllo accurato a posteriori.
Non intendo dilungarmi oltre nel discorso che tanto mi ha impegnato nella dimostrazione del concedente che ha disponibile tutto quello che serve mentre il gestore, integrando la procedura indicata, ottiene in tutta tranquillità quanto in altra occasione, ho nominato infelicemente effetti collaterali.
 

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