In una società a capitale privato che abbia sottoscritto un contratto per la gestione di una casa da gioco possiamo trovare il consiglio di amministrazione, il presidente, l’amministratore unico, il direttore generale e il collegio sindacale. Ci sarà chi è incaricato della politica finanziaria, chi delle questioni fiscali e/o legali in genere; quello che maggiormente rileva è la politica produttiva che può essere convenientemente portata avanti da un direttore giochi che, come si diceva un tempo, è bene se viene dalla gavetta: se mancano i ricavi si ferma tutto, anche l’occupazione il che sarebbe grave anche per il concedente.
Il sapere del direttore giochi, a mio parere, gli deve permettere di negare, motivandola, ogni eventuale variazione che un suo collaboratore gli propone, ciò significa capacità, professionalità ed esperienza.
Ed ecco la descrizione della persona: il direttore conosce perfettamente l’organizzazione del lavoro e della produzione, il controllo di quest’ultima, ha disponibile una raccolta di dati ed informazioni dallo stesso organizzata che gli consentono, tramite un apposito programma computerizzato, di seguire il trend degli introiti, della domanda, dell’offerta, delle ore lavoro ed altro ancora, ivi compresa la resa effettiva di un tavolo sulla scorta delle ore lavorate e dei proventi lordi. Questo ci riporta all’organizzazione del lavoro e della produzione precedentemente accennate che sono principi irrinunciabili. È fuori discussione che il direttore non potrà fare a meno di un supporto tecnico e programmatore informatico più che preparato.
Chiaramente il direttore potrà proporre o incentivare determinate iniziative che ritiene utili; al massimo esprimerà un parere motivato in ordine al ritorno dell’investimento in concomitanza col suggerimento la cui valutazione economica e finanziaria è lasciata agli specialisti del consiglio di amministrazione o del management addetto al compito specifico.
La prima necessità nella gestione di una casa da gioco è la perfetta conoscenza delle problematiche in tema di produzione, produttività, personale da impiegare, in buona sostanza, venendo dalla gavetta, è normale la conoscenza, tra l’altro, di tutti i giochi da tavolo. Come già accennato, il conoscere le procedure atte al controllo, che non può esaurirsi con la mera constatazione del risultato utile ma deve rispondere anche in quali quantità e qualità rappresenta la normalità.
Qui la problematica si presenta abbastanza complicata se consideriamo la conduzione della casa da gioco così come avviene in Italia. Mi riferisco alla possibilità di acquistare gettoni sia alla cassa di sala sia al tavolo mentre, invece, nei casinò degli Usa i gettoni si acquistano al tavolo dove si gioca e si vendono alla cassa. È agevole comprendere che il quantum del rendimento, certamente non giornaliero, ma per un breve periodo dovrà sottostare, in forma percentuale, al vantaggio del banco.
Differente è il caso nazionale dove, tra l’altro, il fattore mancia influisce diversamente e abbastanza.
Dove esiste la doppia possibilità per l’acquisto di gettoni è più che certo che si possono predisporre raffronti tra contanti cambiati al tavolo e risultato e, in aggiunta, tra mance e proventi.
Non desidero continuare un discorso che sicuramente il direttore conosce, che sa come monitorare e giudicare complessivamente in quanto la sua esperienza e la professionalità acquisita glielo consentono alla grande.
La vera ed indiscutibile qualità del direttore giochi è quello di creare una sorta di fidelizzazione della clientela non tanto legata al suo nome ma al comportamento che le sue doti nel lavoro hanno saputo trasmettere a tutto il personale addetto, direttamente ed indirettamente, alla produzione.
In definitiva la rapidità nell’assumere decisioni con alla base il giusto mix di nozioni tecniche tali da imprimere velocità perché il tempo è denaro, la logica, anche dove sembrerebbe non poter esistere, alla base delle motivazioni espresse a seguito di una richiesta in tema di politica produttiva, trovano accoglimento nelle ‘alte sfere’ più agevolmente quando il direttore giochi risponde alle qualità che mi pare aver narrato.
I tempi sono molto cambiati, la situazione economica ancora di più, non è più l’epoca in cui era sufficiente aprire le porte, la concorrenza di altre possibilità di gioco quali l’online, le lotterie e le scommesse sportive per citarne alcune, hanno prodotto un periodo difficile per l’attività in discorso, ragion per cui il management dedito alla produzione rappresenta l’obiettivo di ogni gestione.
Desidero chiudere con quanto mi sento di condividere parzialmente, e cioè con quanto letto in un recente articolo ossia che “le strutture a proprietà e a gestione pubblica (in Italia i casinò innanzi tutto ...) rischiano di avere un management non sufficientemente formato e scelto magari per altre logiche”. La motivazione di un comportamento differenziato, mi sia consentita l’espressione, deriva dal dover rispondere non solo alla società ma anche alla politica (aggiunto: gestione).
Quale motivazione a supporto di quanto precede? Sono convinto che il solo componente del management difficile da reperire è il direttore giochi. Tutti gli altri possono pacificamente provenire da realtà produttive anche diverse, mentre il direttore deve essere, come si diceva circa settanta anni orsono, del mestiere.