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Casinò, il tempo del cambiamento

31 ottobre 2022 - 17:12

Archiviata, si spera, la lunga parentesi del Covid, i casinò fanno i conti con il loro futuro.

Photo by AJ Montpetit on StockSnap

Photo by AJ Montpetit on StockSnap

Due anni più che abbondanti di Covid e di restrizioni, che hanno di fatto bloccato tante programmate attività dei casinò. Ora che si sta tornando alla normalità, almeno sotto questo punto di vista, e che tanti tasselli dei puzzle Italia e aziendali sono andati a posto, è tempo per i casinò di guardare al futuro. Un futuro nel quale non è più un tabà pensare a una profonda riorganizzazione anche dal punto di vista gestionale. A Saint Vincent infatti si guarda oltre la fine dell'iter concordatario, rivalutando la possibilità di nuove gestioni della Casa da gioco, una possibilità che naturalmente sarà percorribile solo una volta che tutte le obbbligazioni assunte nei confronti dei creditori saranno state rispettate. e in questo contesto, nonostante gli strascichi tuttora in corso del rapporto con i vecchi gestori (erano gli anni Novanta), la proprietà, ossia la Regione Valle d'Aosta, ha inserito del Documento di economia e finanza regionale per il triennio 2023-2025 un obiettivo finalizzato appunto ad avviare una riflessione su quale potrà essere la governance dell'importante partecipata dopo la fine del 2024.

Un analogo processo di cambiamento, anche se di altra natura e di opposta direzione, riguarda invece il Casinò di Venezia. L'idea di affidare a un privato non pare affatto nei radar della proprietà e anzi la giunta Brugnaro ha tutta l'intenzione di porre rimedio al macchinoso sistema ingegnato dall'amministrazione precedente, quella guidata da Giorgio Orsoni, che a tal fine aveva addirittura diviso in due la "vecchia" società interamente pubblica, allo scopo di rendere appetibile per un privato quella "buona", senza debiti, e di addossare a quella immobiliare tutti i carichi che avrebbero scoraggiato un possibile investitore a partecipare al bando per l'affidamento in gestione della Casa da gioco. Un obiettivo fallito, visto che nonostante i due diversi avvisi, nessuna offerta era stata presentata, ma ormai la società era stata sdoppiata, e così è rimasta sinora, quando, anche dando attuazione a quanto prevede la legge Madia in materia di società a partecipazione pubblica, si è reso obbligatorio procedere alla sua soppressione.
Pare dunque di capire che, almeno in un futuro di breve-medio periodo, la gestione del Casinò di Venezia sia destinata a restare nella mani pubbliche, una scelta, anche politica, diversa da quella sulla quale potrebbe ragionare la Regione Valle d'Aosta, ovviamente in un contesto decisamente differente e che non rende appropriati e semplici delle similitudini o accostamenti.

Resta il fatto che anche le proprietà sono ben coscienti del valore del bene che, appunto possiedono, e di come possono valorizzarlo al meglio. Sembra infatti essersi arrestato il trend discendente che dal 2005 a poco prima della pandemia sembrava essere diventata una caratteristica inerrastabile dei casinò tricolori. Una crisi che aveva portato a ben due procedure concordatarie: una in fase avanzata di attuazione, appunto quella relativa al Casinò valdostano, e l'altra che deve ancora iniziare, visto che solo il 22 novembre ci sarà l'udienza di omologa del concordato del Casinò Campione d'Italia. Ma appunto, sono distanti quei difficili mesi del 2018, e i tanti del 2019 e del 2019 e del 2021, in cui i casinò aperti in Italia erano soltanto tre, peraltro, sempre prendendo a riferimento quell'arco di tempo, per la maggior parte dei mesi, aperti per modo di dire visto che erano in lockdown.

La crisi energetica fa certamente pensare che i problemi non sono finiti, e che i casinò dovrann affrontare altre sfide nella loro attività. Resta tuttavia la sensazione che il "peggio" possa essere passato, e che queste sfide gestionali su cui i due casinò valdostano e veneto si interrogano possano essere afffrontate con maggiore serenità rispetto a un passato peraltro recente.

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