Non desidero essere invasivo ma certe proporzioni le ho sempre calcolate, un po’ per curiosità all’inizio e, in seguito, perché mi davano indicazioni in tema di politica produttiva; indicazioni che posso convintamente dichiarare essere state utili.
Aggiungo che le ponevo in considerazione delle presenze tanto per avere qualcosa in più, il che non guasta mai anche se potrebbe parere di più uno scopo statistico.
Eccomi. Torno su Sanremo che allargo con altri dati che ho trovato: il peso del singolo gioco da tavolo sul totale dei proventi; nel precedente articolo esponevo l’incidenza dei proventi slot sul totale di questi.
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1998
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1999
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2000
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2001
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2002
|
2003
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Roulette fr.
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22,18%
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19,31%
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19,04%
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20,93%
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18,59%
|
18,97%
|
30/40
|
1,93%
|
2,13%
|
1,89%
|
2,02%
|
1,49%
|
1,52%
|
chemin
|
6,14%
|
4,91%
|
5,24%
|
5,14%
|
4,04%
|
2,95%
|
P. banco clas
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Fair roulette
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5,.24%
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5,55%
|
5,03%
|
4,53%
|
4,41%
|
4,35%
|
Black j.
|
2,81%
|
3,31%
|
3,14%
|
2,47%
|
2,41%
|
1,60%
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Punto b.
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0,50%
|
1,61%
|
Poker h.
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|
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0,63%
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1,43%
|
h.e. cash
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Tornei pok.
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2004
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2005
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2006
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2007
|
2008
|
2009
|
Roulette fr.
|
15,21%
|
12,68%
|
13,09%
|
16,14%
|
17,00%
|
14,51%
|
30/40
|
1,49%
|
0.93%
|
1,06%
|
0,98%
|
0,48%
|
0,76%
|
chemin
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2,87%
|
2,95%
|
4,28%
|
3,45%
|
2,91%
|
2,47%
|
P. banco clas
|
|
0,04%
|
0,07%
|
|
|
|
Fair roulette
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4,55%
|
5,03%
|
4,78%
|
4,54%
|
5,07%
|
4,42%
|
Black j.
|
2,02%
|
2,28%
|
2,49%
|
2,28%
|
3,13%
|
2,75%
|
Punto b.
|
1,67%
|
1,86%
|
1,79%
|
1,93%
|
1,87%
|
2,70%
|
Poker h.
|
1,35%
|
1,49%
|
0,59%
|
1,90%
|
0,31%
|
1,11%
|
h.e. cash
|
|
0,03%
|
0,86%
|
0,07%
|
0,19%
|
1,82%
|
Tornei pok.
|
|
|
|
0,10%
|
1,53%
|
2,31%
|
|
2009
|
2010
|
|
2022
|
note
|
note
|
Roulette fr.
|
14,51%
|
11,93%
|
|
5,55%
|
|
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30/40
|
0,76%
|
0,21%
|
|
|
|
|
chemin
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2,47%
|
2,16%
|
|
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|
P. banco clas
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|
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|
Fair roulette
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4,42%
|
5,54%
|
|
4,90%
|
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|
Black j.
|
2,75%
|
2,78%
|
|
3,67%
|
|
|
Punto b.
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2,70%
|
2,60%
|
|
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|
Poker h.
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1,99%
|
2,39%
|
|
0,71%
|
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|
h.e. cash
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0,93%
|
1,15%
|
|
2,31
|
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Tornei pok.
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2,31%
|
2,78%
|
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2,27
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Con svariate tipologie di poker può darsi che vi siano delle differenze minime.
La sperimentazione di giochi nuovi si è registrata ma con periodi brevi, ad esempio la roulette americana, o brevissimi.
Se mi sono permesso di indicare la possibilità di incrementare l’offerta di giochi è perché l’ho vista diminuire non poco; a questo punto non posso che augurarlo.
Sicuramente non mi permetto di criticare o di giudicare la passata gestione o, ancora, di suggerire qualche iniziativa particolare ad di là di quanto ho scritto annotando gli intenti dei candidati a sindaco. La conoscenza che ho del mercato e di quanto ho potuto leggere in tema di diversificazione mi è stata sufficiente.
Mentre leggevo gli articoli pubblicati sull’ultimo numero della rivista giocones.it ripensavo al trend dei proventi delle case da gioco italiane e a quanto era stato proposto, non in tutti i disegni e progetti di legge, e presentato in Parlamento nel lontano 1992. Allora si discuteva di nuove case da gioco nel Paese sino a trattare di quelle possibili stagionali e il tutto in chiave turistica, in aiuto allo sviluppo di una attività che rappresenta una buona percentuale del prodotto interno lordo.
Non è la prima volta che mi succede e, senza dubbio, che ne scrivo. Molti miei colleghi dicevano che era un mio pallino, che non potevo neppure pensare a provvedimenti improponibili; eppure uno lo avevano avanzato: nel progetto di legge si narrava della possibilità di intervenire sull’art.1933 del codice civile, specificatamente per la definizione di obbligazioni naturali, per una deroga applicabile ai debiti di gioco per titoli di credito cambiati negli appositi uffici dei casinò e non onorati, allo scopo che fosse prevista una azione mirata al recupero del credito.
Qualcuno diceva che non era possibile, altri che non era ricevibile, altri accampavano diverse motivazioni ma, alla luce dell’ultima sentenza della Suprema Corte di Cassazione, chi lo proponeva vedeva lungo e molto bene.
Infatti per un debito di gioco come quello narrato (casinò di Venezia) la Cassazione ha stabilito che non c’è azione volta al recupero. Personalmente sostenevo che l’idea della particolare deroga fosse un provvedimento a favore delle case da gioco che, certamente non cambiano assegni a chicchessia ma lo farebbero con più tranquillità in aggiunta alle informazioni assunte.
Nel discorso aggiungevo sempre una domanda da porre nelle sedi idonee: quale era il motivo che, mentre in Italia l’uso dei contanti era limitato a cinquemila euro, per l’esportazione era diverso: diecimila?
Questo ultimo ricordo mi è giunto dopo aver scritto il presente articolo nel quale, riportando alcuni elementi riguardanti il Casinò di Sanremo, notavo la crisi dello chemin de fer che, appunto, presentava quale rischio di azienda bene inteso per me, il cambio assegni.
Quello che le gestioni speravano era che l’avvento del punto banco potesse sostenere il calo dello chemin ma si tratta, ritengo, di due categorie di giocatori diverse. Lo stesso può, forse, essere registrato, ma per una motivazione differente (costo del lavoro), il calo della roulette francese tradizionale.
Una ultimissima considerazione: se non vado errato il casinò a Sanremo avrebbe dovuto ostacolare la trasferta dei giocatori italiani oltre confine camuffati da turisti. Magari mi sbaglio, la memoria non è più quella di un tempo, ma lo scrivo ugualmente.