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Chiarezza e trasparenza, obblighi e obiettivi dei casinò

18 marzo 2024 - 10:35

I casinò italiani devono puntare alla massima chiarezza e trasparenza, come viene imposto anche dalle norme che li istituiscono.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Anh Tuan To su Unsplash

Foto di Anh Tuan To su Unsplash

Desidero porre l’attenzione su un rischio specifico dell’azienda casa da gioco, il cambio di titoli di credito. Nel caso in esame l’assegno di conto corrente è cambiato al cliente, certamente affidato, che effettua l’operazione presso l’apposito ufficio all’interno del casinò. Ufficio che è parte integrale dell’organizzazione della produzione tanto che, ai miei tempi, veniva conosciuto come il polmone della casa da gioco.

Potrebbe succedere che l’assegno non venga onorato ed è appunto questo il rischio di impresa in parola. Senza allargare il discorso alla possibilità che il debito sia pagato   in ritardo o in parte o mai ed il relativo ricorso, se del caso, al conto economico, non possiamo non considerare l’eventualità con la quale abbiamo aperto la problematica che ci occupa.

È certo: l’intervento ad hoc sull’articolo 1933 del codice civile, mirato ad escludere il debito in parola dai debiti di gioco e, per questo, privo di azione per il recupero in quanto obbligazione naturale, concorrerebbe ad un calo del rischio di cui si parla.

In ogni caso non pare un'esagerazione, specialmente in un clima produttivo nel quale la diversificazione potrebbe comportare investimenti particolari, riflettere sul caso di contribuire, forse a fondo perso e in misura da stabilire, ai costi della gestione per il rischio di cui è causa il presente intervento.

Quale la motivazione a quanto precede? È evidente che il rischio di impresa che l’azienda corre si associa a un risultato più importante nel gioco e, conseguentemente una più alta tassa di concessione in quanto calcolata su un monte superiore; stiamo osservando una società di gestione a capitale privato.

Ora è giunto il momento di affrontare come si può regolamentare il rapporto economico che eventualmente deriva da una norma previgente il contributo da parte del concedente. 

Premesso che detto contributo è normato in linea generale non possiamo ignorare che si rendono necessarie alcune obbligazioni da parte del concessionario. Ad esempio l’obbligo del concessionario di fornire l’elenco di tutti gli assegni cambiati nel periodo considerato, anche giornalmente e quello relativo  all’invio dei titoli all’incasso. La differenza può essere imputabile ai titoli ritirati durante la seduta o per cause differenti che si potrebbero esaminare in seguito.

Una potrebbe consistere nella richiesta del cliente di poter ritirare il proprio titolo in cambio di un assegno circolare, certamente non in contanti vista la possibilità di interpretare l’intento della convocazione degli attuali gestori a Roma.

Ora abbiamo esaminato il rischio di impresa che corre il concessionario, il contributo da parte del concedente e le occasioni che li determinano. Occasioni di manifestazioni mirate alla promozione del gioco, specialmente di qualità, ma l’ente pubblico deve essere edotto sul come, sul quando e sull’investimento.

Quali sono gli interessi delle parti in causa?

Il concedente, che non può permettersi l’eventualità di una chiusura causata da fatti poco chiari; il concessionario, che nel rispetto delle clausole contrattuali potrebbe ritrovarsi ad affrontare la cessazione della concessione nei fatti commessi e i dipendenti, che nella chiusura, anche temporanea dell’azienda troverebbero un danno economico non indifferente.

Ed ecco la motivazione primaria di evitare, nella gestione della casa da gioco, ogni possibile episodio poco chiaro e/o di difficile interpretazione. L’ente pubblico e coloro che collaborano nell’indubbio interesse di tutti non possono permettersi in nessun caso di mettere a rischio un beneficio di tale portata.

Si può legittimamente ritenere che le possibilità di richiamare azioni, diciamo così come già fatto poco chiare, potrà essere ampliata dai gestori convocati per essere ascoltati in materia. 

Per quanto potevo ho raccontato esempi e consigliato sommessamente ciò che l’esperienza passata mi suggerisce; sono più che certo che dal 2001 anno del mio pensionamento ad ora, i dirigenti delle attuali gestioni saranno in grado di ampliare convenientemente l’oggetto in questione.

In un mio precedente articolo si trova un accenno al riciclaggio tramite movimento tra tavolo e cassa da parte di finti giocatori. Potrebbe nascere l’idea di vietare il cambio dei contanti al tavolo; è stata sperimentata con la diminuzione del gioco e non conviene anche perché gli impianti audio-video sui tavoli permettono un più accurato controllo. È pur vero che negli Usa si cambia solo al tavolo per l’acquisto di gettoni e si incassa unicamente alla cassa di sala, ma lì lo scopo è differente: il controllo della regolarità del gioco confrontando il risultato con i contanti cambiati. 

Le situazioni riportate, come già affermato, sono frutto dell’esperienza e, quindi, della possibilità di accadere realmente. Al momento, non essendo a conoscenza della organizzazione del lavoro e del controllo della stessa, posso soltanto immaginarle. 

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