Mi appresto a scrivere, per la penultima volta, sul casinò di Saint Vincent con un tema interessante per tutti in vista della fine del 2024. L’ultima tratterà del disciplinare in ogni caso, per esporre le mie idee, al proposito di quanto avrò possibilità di conoscere prima o dopo l’approvazione, pro o contro che risultino.
Non mi lamento, intendo citare che qualche tempo addietro avevo chiesto di visitare le sale e mi era stato concesso il solo ingresso alla sala slot, ora non mi interessa più quanto domandato.
Non credo che quello da me scritto, ivi compreso quali sono stati i miei compiti di dipendente dal 1959 al 2000 possa costituire, ora, una novità. Li ho indicati chiaramente e, se non fosse ancora sufficiente, penso che gli argomenti trattati li abbiano evidenziati.
In ogni caso li ripeto: contabilità e bilancio, ufficio fidi, cassa centrale, giochi francesi roulette e cassa di sala. Se spesso ho scritto di organizzazione del lavoro e del relativo controllo ritengo di averlo potuto fare con cognizione di causa.
Mi scuso per quanto precede ma lo ritenevo opportuno alla luce dei miei futuri articoli, salvo l’ultimo argomento precedentemente specificato, che non tratteranno, credo, di un solo casinò ma del mercato nazionale dell’azzardo.
La presente è la penultima occasione nella quale mi concedo di indicare il mio pensiero per una sensazione che, per un buon esito in argomento “gestione aziendale”, non dovrebbe mancare al personale, in specie, quello addetto alla produzione: il piacere della appartenenza. Potrei dire anche di più ma non lo si può trovare in tutti, mentre in un soggetto costante e non saltuario di una determinata organizzazione è facilissimo riscontrarlo.
Ebbene detta sensazione non nasce senza un insieme di soddisfazione per la mansione svolta, per il riscontro del cliente quando si siede per giocare o dà un annuncio sicuro che andrà a buon fine o per l’organizzazione e la sicurezza alle sue spalle.
La soddisfazione che ho descritto, il piacere di lavorare bene che, tra l’altro, comporta identica fatica a farlo male, la conoscenza reciproca col giocatore la tranquillità che in quest’ultimo soggetto traspare sono gli elementi essenziali per la fidelizzazione.
Tra i miei incarichi posso annoverare quello di dirigente sindacale che mi vedeva spesso e volentieri occupato a esporre i risultati delle case da gioco italiane, anche per renderlo noto a tutti.
Non vorrei essere frainteso, mi dispiace solamente che non mi sia stata rivolta alcuna critica, a favore o contro è indifferente, per quello che ho scritto e per ciò che penso; solo l’interesse del mio amico Piero Minuzzo a intervistarmi. Molto probabilmente, mi permetto di pensarlo, non ho suscitato alcuna curiosità, salvo la citata eccezione pazienza! Fino a quando ho lavorato, lo vedevo spesso in occasione delle sedute del Consiglio regionale quando mi recavo in tribuna per seguire argomenti che mi interessavano particolarmente e senz’altro non mancherà l’occasione di ritrovarci, ora lo leggo giornalmente.
Anche se mi pare superfluo desidero chiarire, come mi è capitato in altre occasioni, che, se intervengo e dico la mia, lo faccio solo per poter eventualmente essere di aiuto esprimendo il mio punto di vista che, in ultima analisi, potrebbe essere interpretato come controprova.
Quello che potevo indicare delle mie idee derivanti dall’esperienza l’ho scritto, in seguito mi riservo di non farlo ulteriormente, salvo quanto già puntualizzato.