Non posso assolutamente nascondere che negli ultimi tempi, tra la questione del futuro del casinò di Saint Vincent di cui attendo la discussione in Consiglio regionale, la campagna elettorale per le comunali di Sanremo, il continuo leggere di Campione d’Italia e non solo per la casa da gioco che ho frequentato all’epoca dell’incarico in campo sindacale, mi sono trovato a riflettere su quando, dal 1959 sino alla pensione, ho lavorato al casinò della Valle d’Aosta.
Chiaramente non è né possibile né ragionevole proporre confronti in tema di mercato dell’azzardo autorizzato con i tempi che non sono più gli stessi, la situazione economica neppure. Le occasioni che fanno concorrenza con le novità elettroniche e non, dopo il periodo pandemico, non permettono un raffronto onesto e, a mio parere, troppo serio.
I suggerimenti e le indicazioni che provengono dagli esperti in materia, nei quali mi permetto molto modestamente di collocarmi, consigliano diversificazione nell’offerta il ricorso a manifestazioni e altre iniziative che consentano l’incremento della domanda che, a ben controllare, la troviamo in aumento nell’online, in particolare tra i giochi da casinò.
Ed ecco cosa mi viene in mente ripensando al quantum che il gestore poteva versare alle finanze regionali ma, lo ripeto, viviamo in tempi molto differenti.
Probabilmente le indicazioni possono aver portato i proprietari/gestori a riflettere sugli investimenti necessari; il loro eventuale ritorno certamente può influenzare più agevolmente l’ente pubblico.
Le motivazioni più evidenti e alle quali mi corre l’obbligo di pensare sono l’insicurezza nell’evitare che si presenti un costo o qualche sensazione simile come è avvenuto con la fair roulette francese al posto di quella tradizionale o quello che ha fatto preferire il punto banco allo chemin de fer con risultati che non trovo esaltanti. A poco può valere la mia conclusione, ma è ciò che penso.
E ora la soluzione che vedo meglio per il proseguimento di una attività che negli anni ha permesso uno sviluppo turistico non indifferente, un positivo apporto, pur se parziale, al prodotto interno lordo, un deciso miglioramento in tema di fattore occupazionale diretto, dell’indotto e delle infrastrutture sorte nei luoghi che i decreti luogotenenziali a datare dal 1927 hanno consentito.
Possiamo, senza alcun dubbio, notare come certe regioni e/o comuni sono ora conosciuti solo perché sul loro territorio è sorta una casa da gioco sicuramente da coniugare unitamente ad altre qualità naturali del luogo considerato.
Ora ritengo che con l’affidamento della gestione a una società a capitale privato si possa risolvere una problematica che, continuando la attuale situazione, si corre il rischio di vedere un continuo calo delle entrate tributarie a favore degli enti pubblici che, invece, dovrebbero attendersi proprio per la ragione per la quale oggi hanno una casa da gioco situata sul proprio territorio.
Quali le ragioni a supporto di quanto precede?
Il capitale privato è molto più propenso ad affidare gli investimenti delle proprie risorse a esperti del ramo. La limitazione del rischio è possibile da valutare in modo maggiormente professionale e senza eventuali condizionamenti esterni che potrebbero influire sulle scelte.
Ne consegue che un investimento, certamente indispensabile per incrementare la produzione, sarebbe più semplice vederlo da parte del privato che non deve ricorrere a tempi lunghi e ad adempimenti burocratici che ne impediscono una snella gestione. Che è caratterizzata dal decisionismo supportato da ricerche di tecnici ai quali viene affidato in ogni occasione un compito per la loro specifica esperienza e professionalità.
La narrazione di un mio convincimento nasce da una costante osservazione del trend del particolare mercato nazionale che, il solo casinò di Venezia trova in crescita. Il fatto che il casinò di Campione d’Italia prosegua, dopo la lunghissima chiusura, con difficoltà e risultati ben distanti da quelli del recente passato (2017) può causare un momento di apprensione e di insicurezza sul da farsi.
Questa a mio avviso è la situazione nella quale il mercato si ritrova e dalla quale vorrebbe uscire; le difficoltà che si possono incontrare, penso senza tema di smentita, sono quelle descritte. Non pretendo minimamente di avere la verità in tasca ma con quanto ho scritto spero tanto di aver causato un sano ritorno all’argomento: pubblico o privato?
Il maggior beneficio per l’ente pubblico proprietario e non gestore consiste nella più ridotta attività relativa alla gestione pubblica; infatti questa rimane dedicata alla osservanza delle clausole contrattuali inerenti la gestione affidata al privato e resta il non indifferente onere del controllo al riguardo della regolarità del gioco e degli incassi.
In sostanza, almeno e al momento dal punto di vista teorico, si tratterà di avere più tempo da dedicare alle numerose incombenze riguardanti la generalità dell’interesse. I richiamati compiti stanno diventando sempre più pressanti e la liberazione di spazi di manovra dovrebbe finire per agevolare e migliorare l’operato dell’ente pubblico nei confronti delle necessità di residenti e turisti.