Le festività e i ponti che hanno preceduto l’arrivo dell’estate sono stati caratterizzati da importanti flussi turistici verso le consuete destinazioni di vacanza, a conferma della voglia di evasione da parte delle persone dopo anni in cui, soprattutto a causa della pandemia, la possibilità di movimento è stata condizionata pesantemente.
Alla luce di quanto sopra, pare scontato prevedere che questa estate sarà foriera di record in termini di presenze turistiche in ogni dove, con un massiccio ritorno anche degli stranieri che amano particolarmente visitare il nostro Paese.
In effetti la nostra offerta turistica è quanto mai ricca e diversificata permettendo di spaziare dalle città d’arte alla montagna e al mare con innumerevoli realtà enogastronomiche tutte da scoprire e che rendono unico il nostro territorio.
Anche le nostre quattro case da gioco, per tornare all’argomento principe di questa rubrica, concorrono in modo certamente importante a caratterizzare l’offerta a cui dianzi ho fatto accenno.
In primo luogo perché i casinò italiani operano in località assolutamente attraenti e per certi versi uniche: Campione d’Italia che si affaccia sul lago Ceresio, Sanremo baciata dal mare ligure oltre che punto di riferimento per l’offerta commerciale, Saint-Vincent che è circondata da ben quattro vette che superano i 4.000 metri di altitudine e Venezia che non ha sicuramente bisogno di essere celebrata come destinazione tra le città d’arte e situata al centro di una spettacolare laguna.
Ne consegue che i casinò italiani beneficiano certamente del posizionamento territoriale in cui gestiscono le proprie attività e storicamente sono presi d’assalto nel periodo estivo perché rappresentano un’opportunità aggiuntiva di svago e di divertimento nel corso di una vacanza.
Per i casinò l’estate è allo stesso modo un’opportunità per fare il cosiddetto scouting di nuovi clienti di catturare il favore di visitatori occasionali che potrebbero, se colpiti da un’esperienza positiva, trasformarsi i clienti abituali una volta archiviate le tanto agognate ferie estive.
Ciò comporta dal lato dei gestori l’obbligo di presentare al meglio la propria offerta e di rendere il più efficienti possibile tutti i servizi dedicati al clienti. L’accoglienza dovrà essere adeguata alle aspettative di chi è in vacanza, quindi contare su risorse maggiori rispetto ai periodi normali per evitare ogni possibile disguido.
Lo stesso dicasi per la proposta di gioco che dovrà essere commisurata ai picchi di affluenza che quasi sicuramente si verificheranno con un’attenzione particolare al fatto che molti clienti apparterranno alla categoria dei neofiti con tutto ciò che comporterà dare loro assistenza.
Nel complesso l’insieme delle situazioni poco sopra descritte produrrà oneri economici non indifferenti per le case da gioco oltre che richiedere una diversa organizzazione delle risorse umane a disposizione. La contropartita sarà però decisamente interessante, gli introiti cresceranno come la possibilità di fidelizzare nuovi clienti, situazione quest’ultima che offre un discreto valore aggiunto in prospettiva futura.
Si tratta di impresa tutt’altro che facile, la flessibilità delle prestazioni lavorative e il turnover delle risorse sono temi alquanto spinosi da affrontare per i casinò che purtroppo sono ancorati a processi organizzativi che devono essere svecchiati. Non gioca certamente a loro favore la limitata offerta complessiva a livello nazionale e di fatto la quasi inesistente offerta di lavoro on demand complice l’assenza di contratti di lavoro temporanei che possano essere attivati nei momenti di necessità.
Di fatto, a tutt’oggi, non esiste uno specifico albo professionale nazionale, l’occupazione è stanziale e non occasionale, il mestiere di tecnico di gioco è professione per la vita, i giovani, salvo rare eccezioni, non sono coinvolti in percorsi formativi che li avvicinino al modo dei casinò.
Però la discontinuità che caratterizza l’attività dei casinò, in termini di picchi di lavoro, dovrà prima o poi essere tenuta nella debita considerazione per approcciare una diversa organizzazione del lavoro. L’invito agli addetti ai lavori è, tanto per cambiare, quello di innovare e, perché no, di puntare sull’aggregazione a livello nazionale per trovare soluzioni che aiutino a superare l’attuale impasse. Su questo tema la Federgioco, associazione che raduna i quattro casinò italiani, rappresenta inequivocabilmente lo strumento principe e a mio parere deve tornare ad essere punto di riferimento per il futuro di queste aziende.