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Diversificazione offerta nei casinò, una questione anche di spazio

06 marzo 2025 - 10:58

L'analista di gaming Mauro Natta esamina i molteplici aspetti della diversificazione dell'offerta nei casinò.

Foto di Deon Black su Unsplash

Foto di Deon Black su Unsplash

La frequenza con la quale mi sono ritrovato a scrivere sulla diversificazione nei casinò non la rammento e, a volte, coniugata con la raccomandazione del  ricorso alla formazione continua in quanto atta a sostenere la multifunzionalità e la professionalità quali motivazioni per dar corso effettivo alla attrattiva ed alla fidelizzazione. 
Non posso fare a meno di scusarmi per non aver mai, almeno sino ad ora, completato doversamente il discorso abbinando diversificazione dell’offerta di gioco alla disponibilità per poterla mettere in pratica: lo spazio da destinarvi.

Purtroppo stiamo vivendo un periodo in cui i cambiamenti della situazione finanziaria, del mercato e dei gusti, in buona parte collegabili alla mutata possibilità economica, hanno penalizzato il gioco fisico e incrementato quello online che, tra l’altro, vede i giochi da casinò tra i più gettonati.
Questa mi pare la condizione organizzativa nella quale si ritrova a operare chi non ha lo spazio per farlo come vorrebbe, così come la domanda pare indicare: il modo. Ricordo che un tempo, mi pare nel 2001, avevo trovato che in Inghilterra era possibile trovare tavoli da gioco doubleface, ovvero con il piano reversibile, da una parte un gioco e dall’altra uno differente, non credo per la roulette.

Ritornando all’online e allo sviluppo che ha fatto registrare, a partire dal periodo buio del covid, oserei anche suggerire ai gestori di impegnare risorse appunto nell’online ed esclusivamente con giochi da casinò ma dal vivo. Ciò anche allo scopo di continuare a soddisfare quella domanda che la situazione attuale non permette: la frequentazione allo stesso modo ma che ha dimostrato di gradire l’offerta da parte di altri e, sicuramente, la gradirà proprio se esercitata dal vivo e con impiegati di loro conoscenza.

Ma come impegnare il periodo di tempo tra la attuale condizione operativa e quella futura prevedibile con l’acquisizione dello spazio da destinare alla produzione?
Ho, non so se incautamente, suggerito l’intensificazione dell’online dal vivo che potrebbe richiedere un incremento numerico del personale addetto al gioco e non lo si può omettere nel ragionamento complessivo. Ho accennato all’esigenza di tendere alla ricerca della professionalità, della formazione continua ed allora perché non ottenere un profitto aggiuntivo dall’investimento nella formazione per preparare quanto necessario tra qualche tempo?

Probabilmente l’avanzare negli anni mi allontana velocemente dalla realtà e mi avvicina a fantasie che, un tempo, quando sono andato in pensione, già frullavano nel mio cervello; forse allora ero visionario per i tempi, ora mi ritrovo a constatare che la mia visione era un sogno possibile a realizzarsi.
Spesso scrivo che alcuni gestori hanno pensato, forse perché le difficoltà di montare un tavolo di giocatori omogenei si presentava realmente o forse per evitare una esposizione creditizia maggiore, che il punto banco avrebbe potuto sostituire lo chemin de fer. 

Ho anche la sensazione che il costo del personale abbia influito su chi ha ridotto o abbandonato la roulette francese tradizionale a favore della fair; l’occasione mi aveva suggerito alle gestioni di provare a controllare la redditività lorda e al netto dei costi delle due tipologie di roulette.
La possono trovare, ma al lordo dei costi forse reperibili sull’allegato al bilancio o sul conto economico, consultando in internet l’elaborato redatto a cura del Corpo controllori comunali al Casinò di Sanremo.
A conclusione di questo breve pensiero relativo alla problematica che prevedo abbastanza prossima, anche se mi auguro sinceramente di un errore di valutazione, mi è  difficile prevedere per la casa da gioco un tramite valido  per occupazione ed entrate a beneficio degli enti proprietari e gestori direttamente o con affidamenti in concessione.

È anche complicato vedere o, meglio, immaginare uno sviluppo turistico che continui come nel recente passato dove la presenza di una casa da gioco era un elemento positivo.  Per il raggiungimento dello scopo che il legislatotre, a suo tempo, aveva immaginato possibile e previsto, come tale nelle norme di allora e in quelle che sono state approvate in seguito, non è agevole porvi mente con la tranquillità di qualche anno or sono.
Molto probabilmente quelle che precedono sono considerazioni di un pessimista e in conflitto con quanto esprimo solitamente, cioè la speranza che vi si ponga un rimedio consentito non tanto dalla situazione ma dalle norme in vigore. Ritengo che si possa concretamente contribuire, così operando, a mantenere occupazione e, ben più rilevante, i benefici economici per gli enti pubblici periferici titolari dell’autorizzazione alla casa da gioco sul loro terrritorio.

Sia chiaro che non intendo minimamente insegnare ai gatti ad arrampicare, ho soltanto espresso un mio pensiero a differenza delle altre volte nelle quali narro di mie convinzioni. Nel caso in parola non posso chiamare a prova la convinzione dovuta alla prova e al risultato.

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