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Pubblico, privato, misto: tre gestioni possibili di casinò sulla bilancia

13 dicembre 2023 - 15:42

Pro e contro delle possibili gestioni dei casinò tricolori sulla scorta delle normative esistenti e dei trascorsi.

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È trascorso qualche giorno da  quando mi è stata posta una domanda o, se volete, un quesito, questo: può l’ente concedente della gestione si una casa da gioco esimersi dal controllare, essendo presente, il conteggio delle mance? Ne è seguita una discussione in tema di attualità.
La mia prima osservazione è stata quella di correggere la domanda dopo aver premesso che la mia riposta non era da esperto in materia giuridica ma dettata dall’esperienza. Ecco la correzione: “Può il concedente esimersi dal controllare le proprie entrate derivanti dalla gestione della casa da gioco?” Questo perché, come affermato in precedenza, l’esperienza mi ha insegnato - certamente è la sola metodologia che conosco - che il controllo delle entrate, a mio parere, si effettua confrontando le mance con gli introiti. In altri termini il controllo di cui mi accingo a fornire una risposta al quesito si accentra sulla regolarità del gioco, quindi, degli incassi.

A volte, anche ultimamente, ho potuto leggere che uno o più impiegati, non ricordo esattamente dove, avevano truffato o tentato di farlo a danno del casinò ove lavoravano ai tavoli da gioco.

In tanti anni mi sono creato delle convinzioni che sono condivise da altri. I proventi netti di gioco e quelli aleatori per intenderci le mance, si possono e si  devono controllare efficacemente con gli elementi contabili e di riscontro normalmente rilevabili giornalmente e sono:
a) contanti cambiati al tavolo direttamente dai clienti; b) integrazioni dei tavoli (qualitative e quantitative); c) importo delle mance rilevate tavolo per tavolo; d) percentuali risultanti dai raffronti tra i dati precedenti accennati.
Se del caso si può dar corpo a un controllo incrociato con valenza anche giornaliera, sarebbe preferibile un periodo medio, ad esempio 3 o 6 mesi. Una sola certezza dimostrata e dimostrabile: i rilevamenti che possono derivarne sono attendibili.

In ogni tipologia di gioco da tavolo le rilevazioni statistiche (giornaliere e non) conferiscono un più rilevante supporto al controllo che, opportunamente integrato, diviene più completo e probante.
Ricordo che un anno, non ero più dipendente, fu proposto nel disciplinare tra Regione Valle d'Aosta e Casinò di Saint Vincent una percentuale tra introiti e mance per tutti i giochi praticati, ma sul totale. Mi pare che, avversata dalle organizzazioni sindacali, a seguito di un ricorso al Tribunale amministrativo regionale, questa disposizione fu stralciata. La causa fu favorevole ai ricorrenti, credo ma non posso giurarlo, per perenzione. 
Mi è d’obbligo e prego di scusarmi una breve premessa che ritengo indispensabile a motivare ciò che penso.
L’articolo 19 del decreto legge n.318 del 1 luglio 1986 convertito in Legge n.488/86, dal titolo: Entrate speciali a favore dei comuni di  Sanremo e Venezia, recita al comma 1: “Le entrate derivanti ai Comuni di Sanremo  e Venezia alle gestione di cui al Rdl 22 dicembre 1927, n. 2448 convertito dalla L. 27 dicembre 1928 n.3125, nonché al Rdl 16 luglio 1936, n. 1404 convertito dalla L. 14 gennaio 1937 n. 62, sono considerate, fin dalla loro istituzione, entrate di natura pubblicistica da classificarsi nel bilancio al titolo I, entrate tributarie. Non si dà luogo al rimborso delle imposte dirette già pagate”.

Non vorrei sembrare affrettato ma ritengo che le entrate derivanti ai Comuni e alla Regione hanno natura giuridica di entrate tributarie e che sono ascritte al titolo primo delle entrate al bilancio della Regione.
Ora la mia convinzione, non dettata dalla conoscenza delle norme di diritto amministrativo o altro: il concedente deve controllare gli introiti sui quali ha una percentuale sulla scorta delle norme del capitolato o disciplinare relativo alla concessione della casa da gioco.
Stabilito questo occorre individuare come si controlla la regolarità del gioco e degli incassi. Chiaramente ci sono in servizio i controllori regionali ai quali è demandato il controllo, per semplificare, de visu o concomitante. Non si può, a mio avviso, affermare che sia sufficiente.
Probabilmente andrebbe integrato con quanto ho decritto o con un sistema che non conosco e che potrebbe raggiungere lo stesso risultato. Posso dubitarne? 

Mi è capitato di ascoltare, quando frequentavo il corso per i giochi francesi che iniziava dalla roulette, la storiella sui trucchi utilizzati per asportare una parte dell’utile dal risultato del tavolo. Non è il caso di ricordarli.
Desidero chiudere evidenziando gli elementi sui quali si basa la metodologia che sostenevo e ancora sostengo: il vantaggio del banco, la percentuale tra mance e introiti che ne consegue e, sino alla limitazione dell’uso dei contanti, la resa media dei contanti al tavolo.
Allorquando si parla del futuro della casa da gioco di Saint Vincent si è invogliati, solitamente, a portare due esempi: quello della gestione privata sino al 30 giugno 1994 e quello della gestione pubblica dal primo luglio in poi.
Ma esiste una gestione mista con capitale pubblico e privato e si tratta di vedere in quale quantità partecipativa, insomma di chi deve essere la maggioranza? Questa è la discussione di attualità; già che c’ero ho cercato di dare una risposta precisando che era il mio pensiero e l’esperienza non ha nulla a che vedere.

Le possibilità sono due, proviamo ad esaminare i pro e i contro delle due scelte.
- Maggioranza al privato, 60 percento contro il 40 per il pubblico.
Quali vantaggi della parte pubblica?
a) imporre le condizioni per essere azionista privato (si vedano. ad esempio le proposte nei precedenti disegni e progetti del 1992 sino a comprendere la cessione di quote e/o azioni anche mortis causa);
c) facilità per imporre la metodologia in tema di controllo per l’ente pubblico con  riguardo ai costi operativi;
d) la parte pubblica può imporre un membro nel Consiglio di amministrazione e nel Collegio sindacale con più facilità;
e) il management non è più collegabile direttamente alla politica e può essere rimosso senza tanti scossoni;
f) un controllo efficiente sempre e comunque;
g) la politica produttiva può subire le idee del Cda 
Una questione deve essere chiara completamente: le entrate nette hanno natura giuridica di tributarie,  tanto per intenderci. La tassa di concessione che il gestore paga all’ente pubblico tiene conto dell’esistenza di una parte delle mance che rimane all’azienda ceduta contrattualmente dai dipendenti tecnici; una parte che non è fissa nel 50 percento ma è, appunto, contrattabile.
La “Tassa di concessione” dovrebbe sempre consistere in una percentuale sulle entrate nette che rimane a mani dell’azienda.
Quanto precede promana da quanto riportano i decreti istitutivi a iniziare dal 1927 e dal contenuto del sentenza della Corte costituzionale del 2020 n. 90, se non erro. 

A Venezia le mance dello chemin de fer vanno per il 54 percento all’azienda e per il 46 percento ai dipendenti, quelle della roulette (non c’è quella americana) 40 percento all’azienda e 60 percento ai dipendenti. Deriva dalla tipologia di gioco affidata ai vari reparti.
Pare proprio vero? Si riprende a parlare di casinò, quasi come nel 1992. Allora si accennava di casinò terrestri fissi, stagionali e sulle navi da crociera. Al momento quest’ultima opzione manca.
Da qualche giorno leggo su gioconews.it di questi argomenti, con l’occasione, dico la mia trattando di mie personali convinzioni dovute sia all’esperienza del passato lavorativo e nel sindacato.
Allorquando si parla del futuro delle attuali case da gioco di Saint Vincent, Venezia, Campione e Sanremo si è invogliati, solitamente, a portare due esempi e per quanto a mia conoscenza: quello della gestione privata sino al 30 giugno 1994 a Saint Vincent e quello della gestione pubblica dal primo luglio in poi, sempre in Valle d’Aosta dove ho lavorato per tantissimi anni.

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