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Se anche il Tar invoca il riordino: da esigenza di filiera a necessità globale

21 dicembre 2021 - 10:29

Sta facendo discutere – e molto – la pronuncia del Tar Emilia che annulla l'ordinanza di Carpi (Mo), chiamando in causa il mutato contesto post-Covid.

Scritto da Ac
Se anche il Tar invoca il riordino: da esigenza di filiera a necessità globale

 

 

Adesso non ci sono più scuse. Il riordino del gioco pubblico s'ha da fare. Con urgenza, pure. Dopo le ripetute richieste delle filiera, ridotta in situazione di estrema difficoltà dalla pandemia (sommata ai problemi già esistenti), in aggiunta alle dichiarazioni dei vari soggetti istituzionali – dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli al Ministero dell'Economia, dove l'esigenza di rimettere in sesto il settore non sfugge di certo – e in seguito agli innumerevoli revirement delle varie Regioni italiane che sono tornate sui propri passi rispetto alle proprie ordinante “anti-gioco”, a rendersi conto della necessità di un cambio di rotta sulla regolamentazione del gioco è ora – addirittura – anche il Tribunale amministrativo dell'Emilia-Romagna. In uno dei terreni giuridici storicamente più “ostili” al settore, dove la materia è sempre stata trattata in maniera piuttosto rigida (e spesso forse anche un pizzico ideologica), sembra oggi arrivare un segnale di schiarita e una presa di coscienza dell'importanza di intervenire in maniera concreta sul settore, tralasciando le prese di posizione ideologiche e guardando alla realtà, che solo i numeri possono fornire: sopratutto in un momento così critico e delicato, come quello provocato da una plungata emergenza sanitaria. Questo, infatti, è quanto si può ricavare dalla pronuncia di ieri del tribunale emiliano, intervenuto rispetto all'ordinanza sugli orari di funzionamento degli apparecchi di gioco varata dal sindaco di Carpi (Mo) nel 2020, sospendendola. Spiegando – come già illustrato su queste pagine - che “l’esercizio del potere in questione può ritenersi consentito soltanto in caso di accertate esigenze di tutela delle quali deve darsi compiutamente conto, non potendo invece fondarsi su un astratto riferimento al fenomeno del gioco d’azzardo lecito ed ai suoi riflessi sociali e sanitari ovvero prescindere da attendibili indagini e studi correlati allo specifico ambito territoriale attinto dalle misure in concreto adottate”. Come a dire che non è più il caso di gridare allo scandalo senza fornire dati certi che documentino l'effettiva esistenza di un disagio che si vuole rappresentare come un'emergenza.
Ma c'è di più. Sì, perché i giudici, nell'accogliere i ricorsi degli operatori, offrono qualche spunto di riflessione ulteriore che – ci si augura – potrà rivelarsi utile al Legislatore, locale e nazionale, per intervenire in maniera serie e compiuta rispetto al settore. Con un chiaro invito, pensando soprattutto al governo gentrale, a eseguire quell'attesa riforma generale del comparto, denominata Riordino, che da troppo tempo si sta facendo aspettare. Come evidenziato dai ricorrenti nelle motiviazioni accolte dai giudici emiliani, occorre oggi tenere conto anche degli effetti della pandemia e in particolare di quelli indotti dalle misure di contenimento sull’entità del fenomeno del disturbo del gioco d’azzardo e sulla stessa domanda ludica. Tanto più, scrivono gli stessi giudici, “non può ragionevolmente escludersi come la grave pandemia in atto possa aver avuto effetti sulla diffusione nel territorio locale della ludopatia e sulla domanda ludica, orientatasi gioco forza verso il gioco 'on line' per effetto della chiusura delle sale da gioco effettuata (con vari provvedimenti governativi emergenziali) dal 9 marzo 2020 al 18 giugno 2020 e poi con Dpcm 2 marzo 2021 sino al 14 giugno 2021, la quale ha al contempo determinato forti perdite per gli operatori economici dello specifico comparto”.
Non può quindi più sfuggire, a nessuno, come il mutato contesto provocato dalla pandemia abbia non solo modificato usi e consumi dei cittadini, ma anche creato nuove tipologie di rischi di cui il legislatore non può non tenere conto, adeguando di conseguenza le proprie norme e restrizioni.
Ecco perché, come evidenzia a GiocoNews.it anche il legale Cino Benelli, autore dei ricorsi in oggetto, la pronuncia di Carpi è destinata a ricoprire un ruolo cruciale, se non altro nel dibattito politico che ruota attorno al comparto dei giochi: “E' ormai del tutto palese quanto sia sempre più necessaria e urgente un'adeguata regolamentazione del gioco che si potrà realizzare soltanto attraverso un riordino del comparto che dovrà tenere conto, come emerso anche in questi ultimi giorni, delle nuove attitudini di consumo e delle nuove modalità di offerta del gioco, terrestre ed online”.
Ed è qui che potrebbe dunque compiersi un ulteriore passo in avanti nella gestione dei giochi e nella loro regolamentazione visto che gli spunti offerti dal Tar Emilia consentono di fare anche qualche riflessione e considerazione in più oltre a quelle già ricordate poc'anzi. Sì, perché il mutato contesto relativo all'offerta (e domanda) di gioco, con particolare riferimento allo spostamento verso l'online a cui si riferiscono i giudici, è un qualcosa che ha a che fare anche con la presenza dei cosiddetti “Pvr” (punti vendita ricariche) che rappresentano quella forma di ibridazione tra i due canali oggi sempre più utilizzata, ma non ancora adeguatamente normata. Un fenomeno che ha dimostrato di conoscere bene anche il sottosegretario all'Economia, Federico Freni, durante le sue ultime apparizioni in pubblico e che potrebbe (dovrebbe) ora trovare una soluzione nell'annunciata riforma del comparto che lo stesso rappresentante del governo ha promesso di proporre in consiglio dei Ministri già nel primo mese del prossimo anno, attraverso una legge delega da far approvare al parlamento. E ora che anche il Tar (Emilia) ne dimostra e certifica l'esigenza, il riordino appare ancora più doveroso ed urgente, allo scopo anche di superare quell'annosa “questione territoriale” che ci ha portato fino a questo punto. Offrendo anche l'opportunità, quindi, di far risparmiare tempo e risorse a quelle amministrazioni locali impegnate nel voler arginare il fenomeno del gioco sul territorio - proprio come il Comune di Carpi, che ha già annunciato il ricorso in appello contro la pronuncia qui proposta – ma solo se quella riforma sarà ben fatta (e scritta) – riuscendo a dare piena e vera sostenibilità al gioco pubblico. Nell'interesse di tutti.

 

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