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Se il governo gioca d'azzardo con il paese

06 agosto 2018 - 10:30

E' un vero e proprio gioco d'azzardo quello eseguito dal governo: ma in palio (e in bilico) c'è il futuro del paese.

Scritto da Alessio Crisantemi
Se il governo gioca d'azzardo con il paese

 

E' una settimana chiave, quella che inizia il 6 agosto 2018, per il governo giallo-verde e per il Parlamento di uguale maggioranza. Con una serie di temi a dir poco cruciali da affrontare prima della pausa estiva che per la politica prenderà il via a partire dal prossimo venerdì, 10 agosto. A partire dal ben noto (soprattutto agli operatori del gioco pubblico) Decreto dignità, che contiene il divieto di pubblicità dei giochi, per poi passare al nodo da sciogliere dei vaccini - che assume ogni giorno contorni sempre più grotteschi - fino ad arrivare alla prossima manovra fiscale, da definire quanto prima.
Ad arrivare presto al traguardo è sicuramente il decreto dignità: che approda in Aula al Senato, dopo essere stato esaminato in commissione nel fine settimana, con l’intenzione della maggioranza di approvarlo senza alcuna modifica, anche a costo di ricorrere alla fiducia.

Mentre lo stesso Senato è chiamato a dare il via libera in queste ore anche al decreto Milleproroghe che contiene – tra le varie cose - la contestata norma che rinvia di un anno l’obbligo dei vaccini per l’iscrizione a materne e nidi (nonostante le svariate richieste di  retromarcia). Un tema sicuramente distante dal mondo dei giochi, ma forse neanche troppo. Non politicamente, almeno, visto che, su questo tema, le Regioni minacciano il ricorso alla Consulta perché - dicono - "la sanità non è competenza esclusiva dello Stato". Come sarebbe, invece, il gioco, verrebbe da dire: a dispetto delle svariate leggi regionali che ne stanno pregiudicando l'attività sul territorio, e da anni. Alla faccia della Riserva di Stato che sul gioco sì, a differenza della Sanità, esiste e sarebbe ancora vigente. Ma non nei fatti. Anche se, di questi tempi, per gli addetti ai lavori del comparto ci sarebbe quasi da augurarsi che a contare siano più i territori che il governo centrale, visto il trend dichiaratamente "anti-gioco" del nuovo Esecutivo e la visione inevitabilmente più concreto, alla lunga, di chi invece deve amministrare i territori. Per il più assurdo dei paradossi, ma tant'è.
Tutto questo mentre sono stati avviati i lavori di  preparazione del dossier più caldo dell’autunno: vale a dire quello della legge di bilancio, dopo il primo vertice di maggioranza che si è tenuto la scorsa settimana alla presenza del premier Giuseppe Conte e del ministro dell’Economia Giovanni Tria in cui si è puntato espressamente all'introduzione della flat tax e del reddito di cittadinanza, che dovrebbero essere  realizzati se e solo se non comprometteranno il deficit. Obiettivo tutt'altro che semplice da raggiungere tenendo conto che, nei ripetuti annunci del Movimento 5 Stelle relativi al reddito di cittadinanza, si era sempre fatto riferimento all'aumento delle imposte sulle slot machine per finanziare la “rivoluzione” fiscale (a proposito di paradossi) mentre questo tipo di contributo straordinario (oltre ad essere discutibile dal punto di vista della sostenibilità) è già stato speso dal governo per finanziare le misure contenuto nel decreto dignità, all'interno del quale, per un curioso gioco di prestigio politico (paradosso numero tre), il comparto del gioco deve auto-finanziare la semi-scomparsa del gioco stesso.
E nonostante il consenso del nuovo Esecutivo, stando ai sondaggi, continui a viaggiare sulla cresta dell'onda, chissà se qualche elettore non inizierà a porsi i primi dubbi in seguito a questi primi verdetti politici. Non tanto e non solo per via della palese insostenibilità di gran parte delle promesse elettorali del Movimento, quanto, più che altro, per gli effetti suscitati dall'approvazione (forzata) delle prime misure. Ora che bisogna iniziare a fare i conti - letteralmente - con gli "effetti indesiderati" (almeno per gli elettori) come l'aumento dell'Iva, o il semplice ritorno del pagamento dei musei statali anche la domenica: misura che, al di là di ogni posizione politica, aveva comunque riscosso un enorme successo nel pubblico, come evidenziano i numeri in maniera inequivocabile. Anche sul gioco, però, nonostante la (presunta) "vittoria a metà" del governo, che continua a parlare di successo contro l'indefinita "lobby dell'azzardo", per aver introdotto un divieto totale di pubblicità ancora più restrittivo rispetto a quello dei tabacchi, cominciano anche qui ad intravedersi i primi scricchiolii di una norma palesemente inutile e seriamente dannosa. Che vede il governo, in realtà, andare contro: la Commissione Europea, l'Editoria, l'industria sportiva e mediatica e ogni soggetto politico e istituzionale che ha lanciato l'allarme contro i rischi in termini di illegalità e ordine pubblico, ma senza ottenere benefici. Perché nulla potrà cambiare, in termini di diffusione della dipendenza da gioco. E quando i cittadini capiranno la differenza tra eliminare completamente l'azzardo, come promesso in campagna elettorale, e togliere soltanto la pubblicità, è possibile che qualcuno inizierà a domandarsi se c'era davvero bisogno di mettere questo tipo di provvedimento
tra quelli "urgenti" che hanno tenuto impegnato il parlamento in queste settimane. I primi dubbi si iniziano a levare da più parti: da ultimo, sul Corriere della Sera (quotidiano di certo mai dimostratosi gentile nei confronti del gioco pubblico) , dove nella rubrica a cura del giornalista Aldo Cazzullo, si legge come: "Non potendo ovviamente abolire il gioco d’azzardo, il governo dovrebbe cercare di far crescere la parta emersa, a discapito di quella sommersa. Si è scelta invece la via contraria. Qualcosa del genere è stato fatto a proposito del lavoro: con il lodevole intento di ridurre la precarietà, si finisce per allargare lo spazio del lavoro nero. Rendere più rigido il mercato del lavoro a lungo andare non restituisce dignità, ma la toglie. Anziché più tutele, ce ne saranno meno".
E se due indizi fanno una prova, aggiunge, "è evidente che dietro i provvedimenti fortemente voluti dai Cinque Stelle c’è un’ideologia. Una visione astratta e moralista del mondo, da algoritmo, da corso teorico della Link University. Spero davvero di sbagliarmi", conclude Cazzullo. Ed è quello che speriamo tutti. Perché in questo evidente e ripetuto gioco d'azzardo avviato dal governo, la posta in palio è davvero troppo alta ed è rappresentata dal futuro del paese. Non possiamo quindi augurarci, questa volta, che a saltare sia proprio il banco.

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