"Un momento atteso da 7 anni'.
Così è stato salutato dagli operatori di gioco marchigiani il sì del consiglio regionale alla nuova legge in materia arrivato il 25 luglio, appena una settimana prima che entrasse in vigore anche per le attività già in essere quella varata nel 2017, con tutte le conseguenze del caso, con il rischio di azzerare un comparto che vanta oltre 10.500 posizioni lavorative, e con ricadute su altri 8mila addetti di bar e tabacchi ospitanti i congegni da gioco, oltre a tutto l’indotto economico-industriale.
Un voto cruciale, espresso poco prima che il Parlamento nazionale desse il via libera definitivo al disegno di legge delega al Governo per la riforma fiscale, comprensivo di quel riordino del gioco pubblico tanto necessario per porre fine alla babele di norme locali e all'ormai famigerata “questione territoriale”, e per il quale ora si attende il relativo decreto attuativo.
Passata la legge - rubricata come “Legge regionale 27 luglio 2023, n. 13 concernente: Modifiche alla legge regionale 7 febbraio 2017, n. 3 (Norme per la prevenzione ed il trattamento del gioco d’azzardo patologico e della dipendenza da nuove tecnologie e social network)” - quindi, è tempo di commenti.
In primis della politica regionale ma anche degli operatori del comparto, come evidenzia uno speciale pubblicato sul numero di settembre della rivista GiocoNews (consultabile integralmente online a questo link).
Ecco la prima parte di questo speciale, con le parole dei consiglieri regionali Simone Livi (Fratelli d'Italia) e Antonio Mastrovincenzo (Partito democratico).
UNA LEGGE DI “BUON SENSO” - Cominciamo dall'attuale maggioranza di governo delle Marche e da Simone Livi, consigliere regionale di Fratelli d'Italia.
“Si tratta di una legge di buon senso che elimina un’ingiustizia che era quella della retroattività che se applicata, come condiviso dalla stessa opposizione, avrebbe messo a rischio centinaia di posti di lavoro. Erano tante, infatti, le attività che forti di investimenti importanti, permessi dalla normativa in vigore e con regolari licenze, avevano pianificato assunzioni. Tutti erano a conoscenza della necessità di un ‘tagliando’ per la normativa, noi lo abbiamo effettuato cercando di essere i più equilibrati possibile tra il fermo e consolidato contrasto alla ludopatia e la tutela delle attività. Le modifiche sono frutto di un confronto serio e costruttivo con tutti i soggetti e le categorie interessate che ha messo in evidenza come più delle sale slot ad alimentare la ludopatia sia il dilagare del gioco online che, purtroppo, sfugge a qualsiasi tipo di normativa regionale e che, al contrario, dovrà essere affrontata a livello internazionale. Da parte nostra, lo ribadisco, abbiamo il dovere morale di investire fondi, così come abbiamo fatto, per contrastarne gli effetti sulle persone affette direttamente da ludopatia e da chi ne è colpito indirettamente.”
Ma quali sono i punti essenziali della legge e le novità che introduce rispetto a quella varata nel 2017?
“Secondo le nuove disposizioni l’esercizio delle attività legate al gioco e la possibilità di installare nuovi apparecchi sono vietati se ubicati a meno di 200 metri dai luoghi sensibili nei comuni con popolazione fino a cinquemila abitanti ed inferiore a 300 metri nei comuni con popolazione superiore a cinquemila abitanti. Per luoghi sensibili si intendono istituti scolastici, Università, istituti di credito, Atm, Compro oro, trasferimento denaro, ospedali e strutture considerate protette per soggetti fragili. Ai fini della prevenzione e contrasto al gioco d’azzardo patologico gli enti locali possono stabilire per le tipologie di gioco delle fasce orarie fino a 6 ore complessive di interruzione quotidiana di gioco a tutela della salute pubblica in applicazione dei principi di ragionevolezza e proporzionalità. È inoltre vietata qualsiasi attività pubblicitaria relativa all’apertura o all’esercizio di sale da gioco o all’installazione di apparecchi per il gioco lecito presso esercizi commerciali o pubblici. Con l’articolato di legge accolto un ordine del giorno della maggioranza volto a stabilire, di concerto con gli enti locali, divieti di gioco nei giorni feriali e orari notturni, a promuovere collaborazioni con associazioni attive nella prevenzione del fenomeno e a giungere ad un codice etico di autodisciplina condiviso tra le parti coinvolte.”.
Ne approfittiamo per chiedere a Livi quale dovrebbe essere, secondo lui, il ruolo delle Regioni nella riforma del gioco pubblico promossa dalla legge delega. “Attendiamo fiduciosi. Sono certo che in ambito di Conferenza Stato-Regioni questi aspetti saranno presi in esame e tenuti nella giusta considerazione. Quindi, attenderei prima di poter visionare l’intera documentazione e poi ciascuno, Regioni in primis, potrà trarre le proprie considerazioni in materia. Certamente, così con la premessa di cui sopra, posso essere d’accordo a una compartecipazione degli Enti locali ad avere una parte di questo gettito, ma, come detto, si tratta di un discorso più ampio che deve essere ricompreso in un progetto più generale, organico ed articolato che colga le criticità e individui le soluzioni ad una problematica che spesso viene affrontata con approccio ideologico e senza pensare alla ricerca di soluzioni reali.”
NON BASTAVA ELIMINARE LA RETROATTIVITÀ? - Dalla minoranza consiliare si leva il punto di vista di Antonio Mastrovincenzo, esponente del Partito democratico. “Penso che per attuare la legge del 2017 e tutelare le aziende del gioco già autorizzate ad operare sul territorio sarebbe bastato il comma approvato per sancire la non retroattività della normativa, introdotta erroneamente sei anni or sono.
La maggioranza ne ha approfittato per modificare la legge in modo più ampio, sotto tre punti di vista. Ad esempio riducendo le distanze fra le location di gioco e i luoghi sensibili, poi le tabaccherie sono state escluse dalle attività sottoposte al distanziometro, e le ore di interruzione del gioco sono state ridotte a sei, come definito nel 2017 dalla Conferenza unificata Stato – Regioni. Non si capisce il perché, se si ha davvero l'obiettivo di contrastare la ludopatia.
Per me, lo ribadisco, sarebbe bastato solo lo stop alla retroattività della legge: conosco bene il settore e i rischi di limitazioni eccessive e del loro impatto sulle aziende e i suoi occupati”.
Mastrovincenzo quindi ricorda che nel corso della discussione del testo della normativa il Pd ha presentato alcuni emendamenti: “Ne sono stati accolti due su 15, inerenti dettagli non rilevanti sui temi del contrasto all'usura e della tutela della quiete pubblica.”
Alla luce del sì alla nuova legge marchigiana, il consigliere dem crede che il riordino nazionale del gioco pubblico contenuto nella legge delega per la riforma fiscale approvata ad agosto “potrebbe essere utile se attuato con una visione di buon senso, per tutelare le attività del settore e i suoi occupati, ma deve viaggiare su un binario parallelo a quello della tutela dei giocatori”.