Il consiglio dei Ministri ha appena approvato un disegno di legge di delega al governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni. Non a quelle di gioco, però, ma per ciò che riguarda le licenze demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico ricreativo.
Una riforma, anche questa, molto discussa, attesa e auspicata, che vedeva il governo confliggere non solo all'interno della stessa maggioranza, ma anche - e soprattutto - con gli enti locali. Esattamente come avviene anche in tema di gioco pubblico: con la sola differenza, tutt'altro che banale, che sul gioco non si è mai compiuto il passo successivo, oltre a quello della mera trattazione "informale" o dietro le quinte della materia. E mentre l'industria attende da tempo, e con necessità sempre più stringente, questa famigerata riforma generale del comparto, nel frattempo l'esecutivo esegue una serie di altri riordini: entro giugno ci sarà quello della carriera degli insegnanti e delle Scuola di alta formazione (Its), mentre l'Assemblea di Montecitorio ha approvato qausi all'unanimità la delega per il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Ircss). Oltre a vedere in dirittura d'attivo anche il riordino in materia di redditi e tributi e quello dei congedi parentali.
Insomma, tutto quello che non è gioco, è stato ormai riordinato, o verrà fatto a stretto giro. Mentre l'industria dell'intrattenimento viene lasciata ancora una volta in balia degli eventi e alle prese con i soliti problemi quotidiani – provocati proprio dal lassismo della politica e dagli errori ormai palesi dei precedenti governi – a cui si aggiungono, com'è inevitabile, anche nuove e ulteriori emergenze, giorno dopo giorno. Che non sono certe figlie di situazioni straordinarie, ma sempre legate alla mancanza di regole chiare, certe e definitive e di quella riforma generale. Non è quindi un caso se, oggi, sentiamo parlare di emergenza di fronte ai fatti che riguardano il comparto dell'Amusement, dopo l'introduzione di nuove regole tecniche e amministrative (invece di una revisione generale dell'interno impianto, che potrebbe scaturire da una riforma), e se a questi si aggiungono anche nuove vicende, come quella delle sale lan e degli esports. E non può neppure stupire se si registrano dei colpi di scena nella varie sedi istituzionali, come quella dei Tar o del Consiglio di Stato, quando si continua a discutere l'annosa "Questione territoriale", rispetto alla quale, ormai tutti (regioni in testa) aspettavano soltanto un intervento del governo, proprio attraverso il riordino. Che però non è ancora arrivato. Come se non bastasse, in queste ore, sembrano aggiungersi anche nuovi temi al dibattito già infiammato attorno al tema del gioco: come quelle relative – ancora una volta – al decreto dignità e al divieto totale di pubblicità, dopo che l'Autorità garante delle comunicazioni, ovvero l'autorità incaricata del controllo e del sanzionamento, è stata sommersa da una serie di segnalazioni relative a delle presunte promozioni di giochi a vincita eseguite attraverso le rete e le piattaforme di streaming dove operano tanti influencer del mondo gambling.
Tutte materie, queste, che dovrebbero essere affrontate all'interno di un eventuale Testo unico del gioco e, soprattutto, in una vera e propria riforma di riordino, che però continua a non arrivare. Almeno per il gioco.
Tuttavia, guardando ciò che il governo ha concepito relativamente agli altri comparti, e in particolare nel caso del riordino delle concessioni balneari, emergono principi di interesse anche per la realtà del gioco. Ipotizzando una trattazione coerente da parte dell'esecutivo anche in un eventuale riforma del gioco. Per le concessioni balneari, che dal primo gennaio 2024 dovranno essere assegnate in base alle gare, secondo quanto previsto dal ddl concorrenza in fase di approvazione in Senato (per poi passare alla Camera) il governo ha deciso – dopo lunga mediazione – che saranno i decreti attuativi a definire dei “criteri uniformi”, vale a dire omogenei da nord a sud, per la quantificazione dei rimborsi da riconoscere al “concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante”. Facendo proprio pensare ai “criteri uniformi” che gli addetti ai lavori del gioco chiedono ormai da tempo anche per il proprio settore. Non solo. Le concessioni balneari – già scadute da tempo - saranno assegnate in base alle gare a partire dal 2024 e per avere un altro po’ di tempo, se necessario, dovranno esserci “ragioni oggettive, e connesse, a titolo esemplificativo, alla pendenza di un contenzioso o a difficoltà oggettive legate all’espletamento della procedura stessa”, scrive l'esecutivo. In questi casi ai Comuni servirà però un “atto motivato” per far slittare il bando, “per il tempo strettamente necessario alla conclusione della procedura e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2024”. Il governo dovrà inoltre trasmettere due relazioni, nel corso sempre del 2024, sullo stato delle gare, evidenziandone l’esito e le ragioni che ne abbiano eventualmente impedito la conclusione. E anche in questo caso, la mente viaggia in direzione del gioco, dove anche qui ci sono concessioni già scadute da tempo e più volte prorogate (come quelle di scommesse, bingo e online) o quelle delle Awp, la cui nuova scadenza è fissata a marzo 2023, in seguito all'unica proroga a disposizione, secondo quanto previsto dalle norme vigenti.
Sembre in ambito di concessioni balneari, da notare anche la linea prodente del governo che mostra l’obiettivo di mettere al riparo piccoli e medi operatori dai grandi gruppi concessionari pubblici che si occupano di altri settori come energia, autostrade, acqua. Nella scelta del concessionario si terrà infatti conto dell’”esperienza tecnica e professionale già acquisita” ma si escludono “analoghe attività di gestione di beni pubblici”. Anche questo è un altro aspetto che potrebbe avere un ruolo rilevante se mutuato al caso del gioco pubblico, visto che molte picole e media imprese lamentano il rischio di poter essere cancellate o cannibalizzate dalle multinazionali in casa di gare eseguite secodo i criteri precedentemente stabiliti dai precedenti governi
Nel frattempo, tuttavia, è ripartito anche l'iter della legge delega all'iterno del quale ci si augura possa essere inserita anche la discussione della delega sui giochi. Anche se il tempo inizia a stringere con la scadenza della legislatura fissata al prossimo marzo. Ma tenendo conto delle priorità stabilite dal governo Draghi per questo inizio estate, sembra esserci poco spazio a disposizione. Fino al voto del 12 giugno, che coinciderà con quello per i referendum sulla giustizia, le Camere saranno in stand by. Ma subito dopo la maggioranza potrebbe tornare immediatamente a fibrillare, con tanta carne al fuoco. Dalla riforma dei taxi alle limitazioni al bonus da 200 euro, dal reddito di cittadinanza alla realizzazione del termovalorizzatore di Roma, senza dimenticare le incognite legate a un eventuale nuovo invio di armi all’Ucraina, la via del Parlamento è fin troppo ingolfata. Dopo la tornata elettorale e in parallelo alla “deadline” del 30 giugno per centrare i 45 obiettivi collegati alla nuova tranche del Recovery Fund. Pur avendo (per ora) aggirato lo scoglio del disegno di legge per la concorrenza, con l’intesa sui balneari sotto forma di sostanziale rinvio tecnico.
Ma lo sblocco del dossier della delega fiscale, potrebbe essere benaugurante. Del resto, con l'Europa che fa le pulci al nostro paese per verificare l'attuazione del piano di investimenti e di riforme, diventerebbe più difficile far passare altri interventi di proroga sui giochi. Questa, almeno, sembra essere l'ultima speranza per il comparto.