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Giochi e politica: un nuovo giro di giostra (a destra)

26 settembre 2022 - 11:32

Le elezioni politiche hanno dato un verdetto netto portando il paese nelle mani di Giorgia Meloni e dei suoi Fratelli d'Italia: per il gioco si ricomincia, da destra.

Giochi e politica: un nuovo giro di giostra (a destra)

All'indomani delle elezioni politiche una cosa sola è certa: anzi, due. La prima, è che a vincere (meglio, trionfare) è stata Giorgia Meloni con il suo partito (Fratelli d'Italia). Mentre la seconda, comunque già nota, è che la navigazione del nuovo esecutivo non sarà affatto tranquilla per la nuova maggioranza che si sta ora costituendo in Parlamento. Con la situazione internazionale e la crisi energetica (su tutte le altre) che si ripercutoteranno inevitabilmente anche sui rapporti interni alla nuova maggioranza. Al punto che in molti già si chiedono (a dire il vero, già dalla vigilia delle votazioni) quando potrà durare il nuovo esecutivo di centro destra.
Detto questo, però, non si può non osservare quanto sia stata netta la vittoria di Meloni, che si conferma così la leader in pectore del centro-destra e della nuova maggioranza. In un autentico trionfo, a dir poco schiacciante (e cocente) nei confronti dei suoi avversari ma anche – e, forse, soprattutto - dei suoi alleati, con Fratelli d’Italia che ha quasi tre volte i voti della Lega e anche di Forza Italia. Concedendo, una volta tanto, la nascita diretta del governo, che sarà di centrodestra e con una solida maggioranza, sia alla Camera che al Senato.
Una situazione, questa, che almeno sulla carta, dovrebbe dare stabilità al paese e promettere certezze per i vari segmenti industriali che, come quello del gioco, attendono risposte serie e concrete dalla politica e chiedono certezze. Da chiunque sia in grado di prometterle. Stavolta, infatti, non c'è un clima di instabilità tipico delle elezioni politiche degli ultimi decenni, quando si arrivave sempre a una maggioranza traballante che portava alla costituzione di un esecutivo raffazzonato e vittima di vari compromessi. Stavolta la maggioranza c'è ed è pure cospicua, quindi il nuovo governo si presenta tecnicamente stabile e potenzialmente duratura, sulla carta. Il che potrebbe consentire di operare con discreta tranquilli.
 

Il difficile contesto

Ma i problemi, dicevamo, non mancano certo. E sono sotto gli occhi di tutti. Oltre alla (preoccupante) situazione geopolitica, con l’escalation in Ucraina rischia di infiammare ulteriormente l’inflazione, ci sono anche le tante e varie scadenze politiche interne da gestire, e al più presto, visto che, dalla Nadef alla manovra di bilancio, le varie misure sui conti pubblici e i loro tempi stringenti si intrecciano con il voto e la nascita del nuovo governo. 
La Nadef (Nota di aggiornamento di economia e finanza), infatti, andava messa a punto entro il 27 settembre, proprio all'indomani delle votazioni, ed è quindi data per fatta, con il nuovo governo che dovrà “soltanto” dare il via libera definitivo allo schema impostato dal precedente esecutivo: ma la nuova squadra che si insedierà a Palazzo Chigi - che dovrebbe entrare in carica entro la prima settimana di novembre - ha meno di due mesi per fare approvare la manovra finanziaria. In un momento storico in cui si presenta come una manovra decisiva e tutt'altro che banale da realizzare. Con il confronto politico sullo scostamento di bilancio che imperversa. Nei prossimi giorni ci sarà anche da chiudere il Documento programmatico di bilancio, nel quale il governo definisce a grandi linee l’impianto della manovra, che per legge va inviato a Bruxelles entro il 15 ottobre. Anche questo impostato dal precedente esecutivo, ma ora per il nuovo ci sarà da fare una corsa contro il tempo scrivere la manovra vera e proprioa, che andrà fatta approvare dal Parlamento entro il 31 dicembre, pena il ricorso all’esercizio provvisorio.
Ma oltre alle scadenze e prime di esse, per il nascente esecutivo ci sarà da comporre il puzzle della nuova squadra di governo, provando a gestire piccoli e grandi traumi post elettorali, con alcuni imprevisti e retroscena non del tutto preventivati o preventivabili. A partire dal tracollo della Lega, che dopo essere passata da più del 17 percento delle politiche del 2018 (alle europee dell’anno dopo arrivò fino al 34 percento) è giunta a meno del 10 percento, quasi alla pari di Forza Italia, per un risultato che va oltre le peggiori aspettative. Anche perché coincide con lo sgretolamento dello zoccolo duro del Carroccio nelle regioni del Nord dove in molti casi è dietro non solo a Fdi ma anche al Pd (anche se, dal punto di vista del gioco, sono da notare le elezioni dei due ex sottosegretari ai giochi, Federico Freni e Claudio Durigon).

I retroscena

Il rischio adesso per Meloni è che questa sconfitta possa ripercuotersi nel confronto sulla squadra di governo e non solo. Salvini potrebbe essere tentato di riprodurre lo stesso schema adottato ai tempi del governo con M5s, quando quotidianamente tuonava contro Palazzo Chigi e Giuseppe Conte. Come del resto, in parte, già accaduto durante la campagna elettorale: anche se, forse, il Carroccio ha pagato proprio questi colpi di scena ripetuti e divenuti ordinari da parte del leader leghista. Anche Salvini però sa bene che un conto è andare contro un alleato momentaneo come furono i Cinquestelle, altro è attaccare l'esecutivo guidato da chi è in cima alle preferenze dell'elettorato di centrodestra.
Nel frattempo, poi, bisognerà vedere cosa accadrà con le candidature per la Lombardia ma anche per il Lazio, visto che Zingaretti è stato eletto in Parlamento, e non sono ammesse divisioni. Motivo per il quale, gli accordi più importanti si faranno prima di tutto sui ministri ma anche sui futuri governatori.
Uno scenario, anche questo, che avrà un impatto diretto e inevitabile anche sulle politiche di gioco pubblico, tenendo conto delle riforme attese dall'intero comparto (e non solo): a partire dal famigerato Riordino (sarà confermato, riproposto o rimesso completamente in discussione?). Ma anche sul fronte degli Enti locali, con la Questione territoriali ancora in essere e tutt'altro che risolta. E qui il ruolo chiave lo giocheranno i nuovi governatori, sopratutto nelle due regioni chiave appena citate, che rappresentano quelle con il maggior numero di giocatori e con il maggior gettito dal gioco, ma anche – e soprattutto – i nuovi inquilini di Via Venti Settembre: partendo dal prossimo ministro dell'Economia, per poi arrivare (sperabilmente e presto) alla nomina del sottosegretario delegato al mercato.
Insomma, tutto è da rifare per l'industria del gioco pubblico e la giostra è pronta per ripartire: sapendo che adesso il vento è cambiato e che soffia da destra, nella speranza generale della filiera che l'onda populista e quell'ideologia faziosa che aveva messo l'industria del gioco all'angolo possa essere definitivamente superata (anche se bisogna comunque osservare che il Movimento 5 Stelle risulta ancora il più votato al Sud). E che i nuovi equilibri portino a una stabilità per il paese e a qualche certezza per il settore, una volta tanto. Qualunque siano gli attori, che almeno il copione non sia lo stesso di questi ultimi anni.

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