E' il momento della ripartenza. Vale per tutti e sotto ogni profilo. A partire da quello economico: con il verdetto che arriva dai mercati e dall'Europa che segue l'America e segna nuovi record, puntando proprio sulla ripresa e sulla fine della pandemia, viste ormai come imminenti. Tutte le Borse europee risultano in netto rialzo dopo il lungo fine settimana di Pasqua, sull'idea che la ripresa economica Usa farà da locomotiva a quella mondiale: anche se la campagna vaccinale nel Vecchio Continente prosegue con una certa lentezza. Soprattutto in Italia, dove le restrizioni che hanno caratterizzato le festività, accompagnate peraltro da un allentamento anche della campagna vaccinale, che non risultano affatto ben auguranti: anche se il governo punta forte sull'arrivo dei vaccini (e, in particolare, di quello prodotto da Johnson&Johnson) e su un nuovo piano di uscita dalla crisi che dovrebbe delinearsi nelle prossime settimane. Sta di fatto però che a un anno dalla diffusione del nuovo coronavirus si inizia a parlare per la prima volta di un'uscita definita dalla pandemia: grazie anche alle rosee prospettive delineate da paesi come il Regno Unito in cui i vaccini (insieme a un vigoroso lockdown) hanno portato a risultati tangibili, di cui ora beneficeranno tutti i cittadini e le imprese del paese, potendo tornare alla normalità già nei prossimi giorni.
In Italia, come detto, si viaggia più a rilento: al punto che risulta difficile, un po' per tutti, riuscire ad essere ottimisti fino in fondo, almeno fino ad oggi. Soprattutto per chi lavora nel comparto del gioco pubblico, che si trova fermo ormai da cinque mesi consecutivi e da ben dieci mesi nel corso dell'ultimo anno. Eppure anche nel gioco c'è da essere fiduciosi, in ottica di futuro. In attesa di conoscere la data della tanto agognata ripartenza – nella speranza generale che possa verificarsi già a partire da maggio – i segnali positivi arrivano (una volta tanto) dalla politica e dai media. Ovvero, proprio dai due universi che si sono sempre rivelati i più ostili nei confronti del settore e che ora sembrano aver cambiato registro. Anche in seguito ai movimenti di piazza che hanno visto protagonisti i lavoratori del comparo nelle scorse settimane che, come evidenziato su queste pagine, hanno avuto il merito di portare alla luce la vera essenza del comparto. Oggi, infatti, il settore del gioco non viene più visto e raccontato soltanto attraverso il suo “prodotto finale”, stigmatizzato nell'azzardo: ma viene invece considerato come uno dei tanti settori dell'economia, fatto di imprese, di lavoratori e quindi di persone. Quelle che stanno subendo le restrizioni e le tante difficoltà da esse provocate, in aggiunta a quelle sanitarie dettate più direttamente dalla pandemia. Lo vediamo in questi giorni dall'attenzione che il tema del gioco sta ottenendo in parlamento, dove sono entrati nel dibattito quotidiano temi specifici come quello dell'illegalità o dell'ostracismo bancario: al punto che anche il Movimento 5 Stelle, da sempre dichiaratamente ostile nei confronti del settore, è riuscito a tendere la mano alle imprese del gioco sostenendo la causa sul tema delle banche. Lo stesso è accaduto, almeno in parte, sui media: oltre a qualche citazione sulle difficoltà dei lavoratori del comparto registrata in vari articoli di giornale, talk show e tribune politiche televisive, il segnale più forte è arrivato dal programma Mediaset “Le Iene”: un contesto, anche questo, notoriamente ostile nei confronti del gioco pubblico e che in una delle ultime puntate è riuscito a fornire un'importante testimonianza dell'assurda situazione in cui si trovano oggi i lavoratori del settori: fermi al palo in attesa di riaprire, senza ristori (almeno prima del decreto Sostegni) o comunque destinatari di risorse palesemente insufficienti, mentre tutto intorno l'offerta illegale dilaga e prende il sopravvento. In barba alle restrizioni anti-covid e alla faccia dell'Erario.
Ecco quindi che pur nella crisi più nera, il settore del gioco pubblico può davvero scorgere qualche opportunità: per la ricostruzione del settore e la definizione di un nuovo futuro, che passa dal riordino generale del comparto alla riscrittura delle regole. Adesso i tempi sono davvero maturi: con la pandemia che sgombra il campo da tanti pregiudizi e da questioni prettamente ideologiche che risultano ormai superate di fronte all'emergenza economica e sociale di questo periodo. Tanto più di fronte al dramma occupazionale che si nasconde dietro alla moratoria sui licenziamenti e che solo in minima parte è già affiorati dall'ultimo rapporto dell'Istat, dove comunque si iniziano a rilevare dati già in sé decisamente preoccupanti, ma tutt'altro che inaspettati. Sarà quindi un bene, per tutti, rimettere in sesto quanto prima anche il settore del gioco e fare in modo che le sue imprese possano tornare a operare in quella “nuova normalità” che, per il comparto, dovrà essere davvero nuova, visto che si trovava già in uno stato di crisi nella normalità, cioè molto prima della pandemia. Oggi ci sono davvero tutte le condizioni per riscrivere la storia (e il futuro) del gioco pubblico: tenendo anche conto nel nuovo ruolo ottenuto dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli nello scenario politico e istituzionale nazionale, mai ricoperto prima d'ora. Ma prima di ogni altra cosa, adesso, è necessario individuare quanto prima la data di riaperture dei locali, prima che sia troppo tardi: perché ogni mese che passa l'intera industria è sempre più a rischio: e se non si tornerà a lavorare a breve, non ci sarà più nessun comparto da riordinare, ma solo ulteriori macerie e disoccupazione.