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Grandi manovre per una piccola manovra: ma c’è poco da giocare

16 ottobre 2023 - 09:28

È la settimana della verità per la legge di bilancio per scoprirne i connotati e dare il via alla caccia alle risorse (che preoccupa i giochi).

Scritto da Alessio Crisantemi
Foto di Mathieu Stern (Unsplash)

Foto di Mathieu Stern (Unsplash)

È una manovra che si aggira (al momento) tra i 23 e 25 miliardi, forse qualcosa di più, di cui oltre ma metà sotto forma di ipoteca, allo scopo di poter confermare il taglio del cuneo e la riduzione (pare, a scaglioni) dell’Irpef, rispetto ai quali si era espressamente e più volte impegnato il governo di Giorgia Meloni. E mentre viene varata in Consiglio dei ministri, la legge di Bilancio si rivela un cantiere ancora più che mai aperto: anzi, appena avviato, anche se lo spettro degli interventi è contenuto. Mettendo al centro oltre a lavoro e al supporto ai redditi bassi, anche le famiglie, la sanità e le imprese, come ribadito dalla premier.

Praticamente tutto, aggiungeremmo noi. Ma tra il dire e il fare, c’è di mezzo il deficit: un autentico mare, o forse più un oceano, tenendo conto delle sue dimensioni. Al di là delle belle parole e delle buone intenzioni, infatti, le risorse, restano poche, scarse, mentre l’entità della manovra cambia di giorno in giorno, anche in virtù degli eventi. Così le coperture non sono ancora del tutto definite, come pure il dettaglio delle misure, che in parte saranno spalmate in provvedimenti collegati, come nel caso delle pensioni. Del resto, non è tempo di “sperperare”, come ha scritto nel messaggio inviato dalla presidente del Consiglio al Villaggio della Coldiretti: oggi, ammette Meloni, “la situazione è complessa” - tra venti di guerra, debito alle stelle e aumento dei tassi di interesse - quindi bisogna “concentrare le risorse nelle cose importanti”.

Con le tasse che vengono quindi prima di tutto. Oltre a un primo assaggio della delega fiscale inserito nel testo di legge di bilancio inviato al CdM, con l’accorpamento dei primi due scaglioni modo da avere una sola aliquota del 23 percento fino a 28mila euro, come confermato dal viceministro all’economia Maurizio Leo, ci sono anche sconti fiscali per le imprese che investono o assumono, nonché l’introduzione della “global minimum tax” con cui il governo conta di coprire parte della manovra. Cuneo e Irpef valgono i circa 15 miliardi di extradeficit, poi vanno reperiti i 3 miliardi per la sanità e i 5 miliardi per il rinnovo dei contratti pubblici annunciati ai sindacati. Arrivando così a circa 23 miliardi cui vanno aggiunte le spese indifferibili e qualche intervento minore (come i 115 milioni che annuncia Fi per palestre e piscine).

La tassa sulle multinazionali, inoltre, dovrebbe portare 2-3 miliardi. Ma tutto questo dovrà convivere con la spending review. I ministeri devono portare a Giancarlo Giorgetti le loro proposte per arrivare a 2 miliardi e chi non lo farà, spiegano al Mef, subirà tagli lineari del 5 percento. Perché bisogna necessariamente  arrivare a quella cifra.

Altre risorse, però, si dovrebbero recuperare dai giochi e, come noto, dall’anticipo della gara del Lotto e dalla revisione della tassazione per l’online. Ed è proprio questo che preoccupa i giochi. Si, perché al di là del Lotto che rappresenta una festa a sè e ristretta a un unico operatore finale e oltre al rischio di sostenibilità, legato soprattutto al gioco online - che rappresenta sì un settore in crescita e pure in salute, ma proprio grazie a una tassazione sicuramente alta, ma non ancora oltre il limite, come potrebbe accadere con un ulteriore rincaro -, a preoccupare è soprattutto il principio e l’approccio che intende utilizzare l’esecutivo nei confronti del comparto, cioè quello di fare cassa, utilizzando il gioco pubblico - come nella peggiore delle tradizioni italiane - alla stregua di un bancomat.

Un modus operandi, appunto, tutt’altro che insolito e che potrebbe dare il via a una serie di azioni pericolose per la stabilità del comparto. Nonostante il governo Meloni abbia dimostrato, fino ad oggi, di voler applicare un metodo diverso, affrontando la materia gioco come andrebbe fatto, cioè considerandolo uno dei tanti settori dell’economia, sia pure con particolari sensibilità annesse e connesse, avviando una serie di riforme inserire all’interno del più ampio percorso di legge delega, il risultato finale, almeno guardando alla manovra, sembra essere tristemente analogo al passato. Con il rischio (enorme) che l’urgenza di fare cassa possa vanificare completamente gli sforzi compiuti finora attraverso la stessa legge delega, oltre a quello di poter “bucare” addirittura l’obiettivo contabile, visto che le prime stesure relativa al bando di gara online sollevano seri dubbi in termini di appetibilità, competitività  e redditività del futuro mercato.

Per questo, sarebbe meglio cercare i soldi altrove, almeno per la legge di bilancio, per questo difficile possa essere: mentre il completo riordino del gioco pubblico che dovrebbe scaturire nei prossimi mesi dall’attuazione delle legge delega, potrebbe consentire anche di ottenere nuove risorse per l’Erario. Ma solo se non verrà vanificato tutto prima da una manovra scomposta che potrebbe soltanto destabilizzare il mercato. E questo sì che per il governo sarebbe un vero azzardo.

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