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Il governo arranca (e azzarda) sulla manovra

11 dicembre 2023 - 11:17

L’esecutivo alle prese con la legge di bilancio con grande ritardo e con qualche tentazione, soprattutto sui giochi

Foto: tratta da Flickr.com

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Anche quest’anno il Parlamento festeggerà il Natale con la manovra. Come nella peggiore delle tradizioni italiane, almeno per quanto riguarda la politica moderna. Ammesso che ci possa essere, peraltro, qualcosa di cui festeggiare. Altro che Terza Repubblica, ma quale tabula rasa con il passato: a quanto pare il copione di Palazzo Chigi non è cambiato e - almeno nelle procedure - non sembra discostarsi di molto poco rispetto a quello recitato dai precedenti esecutivi. Malgrado il disegno di legge di bilancio per il 2024 sia giunto al Senato, dove ha cominciato il suo cammino parlamentare, semi-blindato dal governo, anche con l’obiettivo di un’approvazione rapida, anche questa volta la triste “tradizione” degli ultimi anni è stata rispettata. Calendario alla mano, infatti, si può facilmente capire che il via libera di Palazzo Madama arriverà solderà durante le festività natalizie: l’Aula attende il testo per il 18 dicembre dopo aver indicato prima la data dell’11 e poi quella del 12 dicembre. Se questa nuova tabella di marcia sarà rispettata, la Camera potrà apporre il suo sigillo definitivo, senza modifiche, tra il 27 e il 31 dicembre, comunque in tempo utile per evitare lo sconfinamento nel pericoloso terreno dell’esercizio provvisorio. Con il risultato di chiudere anche quest’anno la sessione di bilancio all’insegna di un monocameralismo di fatto, come accade ormai sistematicamente dalla scorsa legislatura, nel corso della quale il termine di presentazione alle Camere della manovra (20 ottobre), non è stato rispettato da nessun governo - come fa puntualmente nota IlSole24Ore -, così come del resto nel primo scorcio dell’attuale legislatura. L’esecutivo che ha accumulato il maggiore ritardo rispetto alla data di riferimento per l’invio del testo è il “Conte 2” con 29 giorni. Ma anche quello attuale non scherza.

Eppure già ad ottobre la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti avevano immaginato di blindare la legge di bilancio con la richiesta di zero emendamenti: da una parte per evitare di vedere stravolto il progetto del governo in un contesto di risorse scarse, dall’altro per procedere spediti e di chiudere in fretta l’esame parlamentare. Tanto che si ipotizzava addirittura il voto finale a metà dicembre. Invece, nonostante tutto, ci si trova anche stavolta in grave ritardo e lo scenario dei prossimi giorni appare completamente diverso da quello immaginato qualche mese fa. A punto che, mentre la premier sarà impegnata nel Consiglio europeo più delicato dell’anno (con l’Italia che cerca di spuntare regole “rispettabili” per il nuovo Patto di Stabilità), al Senato andrà in scena la “battaglia” sulla manovra con tempi che rischiano di avvicinarsi pericolosamente alla fine dell’anno, termine ultimo e inderogabile per evitare lo spettro dell’esercizio provvisorio, paventato dalle opposizioni. In questi giorni arriverà in commissione Bilancio al Senato l’ulteriore tranche di emendamenti governativi (riguardanti il tema degli investimenti con una diversa strutturazione dei costi per il Ponte sullo Stretto a carico dello Stato e della Regione) dopo quelli su pensioni dei medici e altre categorie del pubblico impiego, fondi a Regioni ed enti locali, sicurezza. Il testo passerà poi alla camera dopo la prima approvazione il 18 dicembre mentre il via libera definitivo arriverà soltanto tra Natale e la fine dell’anno. In questa corsa (sfrenata) contro il tempo, sotto la Spada di Damocle dell’esercizio provvisorio, non si ammettono quindi svarioni: e tanto basta per imporre un diktat di fatto sull’approvazione dei contenuti, che avviene praticamente in bianco agli occhi delle opposizioni. 

In questo scenario così complesso, però, il governo non si limita a portare a casa una manovra raffazzonata (nonché timida e sotto molti aspetti deludente rispetto alle tante promesse del passato), ma tenta anche qualche autentico azzardo. Come quello riferito proprio al gioco d’azzardo, dove l’esecutivo di Giorgia Meloni potrebbe tirar fuori il bando di gara per il rinnovo delle concessioni online, di cui si parla da tempo, pur rimanendo in attesa di vederlo attuare. Dopo gli annunci di un arrivo imminente, nelle scorse settimane, del decreto attuativo della legge delega per il (presunto) riordino del segmento online, proprio al fine di bandire le nuove concessioni, il processo legislativo sembra essersi arrestato, alla luce delle molteplici polemiche sollevate all’interno dell’industria per una norma che da come è stata concepita - stando almeno alle prime bozze in circolazione - sembrerebbe scontentare tutti. Motivo per cui il governo ha deciso di prendere più tempo e, forse, addirittura di soprassedere. Almeno per quanto riguarda il decreto legislativo: mentre la gara potrebbe comunque arrivare. In legge di bilancio o, al limite, in uno dei provvedimenti successivi. Per quello che apparirebbe come un vero e proprio azzardo, di cui si fatica ancora a capirne le ragioni, visto che la posta in gioco sarebbe altissima (cioè pari alla sopravvivenza di una larga fetta dell’attuale filiera) e le probabilità di vincita per l’esecutivo (ovvero le possibilità di fare davvero cassa dalla gara) davvero scarse. Per una partita che sembra addirittura persa in partenza. Al punto che in troppi si chiedono se valga davvero la pena giocarla, per il governo, e per il paese. Staremo a vedere. Con il rischio che per molti, in questo Natale, ci sarà molto poco da festeggiare.

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