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Il tempo passa e la Questione territoriale resta

14 marzo 2022 - 10:59

Se la riforma del gioco pubblico sembra essere ormai vicina, riportando un leggero ottimismo nel settore, continua a esistere il rischio chiusura sul territorio.

Scritto da Alessio Crisantemi
Il tempo passa e la Questione territoriale resta

 

La riforma del gioco pubblico si farà, ed è senz'altro una buona notizia. Anzi, di più. Una notizia straordinaria (in tutti i sensi), ideale e confortante, per gli addetti ai lavori, che in queste ultime settimane l'hanno sentita ripetere più volte, da vari scranni, da parte del sottosegretario all'Economia, Federico Freni, che ne ha illustrato temi e obiettivi, provandone a delineare anche i tempi di attuazione. Per quanto possa però essere possibile, in un paese come il nostro e in un momento come quello attuale, in cui la guerra scatenata alle porte dell'Europa ha gettato nello scompiglio ogni paese dell'Unione (e non solo), costringendo i governi a riscrivere completamente le proprie agende, a causa degli inevitabili impegni internazionali, che coinvolgono in prima persona il premier e vari ministri, oltre a imporre inevitabili conseguenze anche sul piano economico e sugli impegni di spesa dei prossimi mesi. Tutto questo quando l'attenzione del nostro esecutivo e di tutti i Dicasteri era già praticamente cannibalizzata dall'emergenza sanitaria provocata dalla pandemia e dal conseguente piano di risanamento che ne è scaturito, che passa sotto il nome di Pnrr (Piano nazionale di riforme e resilienza). Difficile, dunque - oggi ancor di più - provare a collocare i tempi di attuazione di una riforma, come quella del gioco pubblico, ritenuta evidentamente non prioritaria dall'esecutvo, come abbiamo dovuto dedurre in questi ultimi tempi. Con lo stesso sottosegretario che, finora, si è limitato a specificare che il lavoro da parte del governo è stato praticamente compiuto, con l'elaborazione della legge delega per il riordino del gioco pubblico ormai pronta per la discussione in Consiglio dei Ministri: spiegando che spetterà ora al Parlamento "lavorare e modificare nell’assoluto esercizio della sua sovranità" su questa proposta dell'esecutivo.

Al di là dei tempi, quindi, si può certamente parlare di un buon risultato. Ottimo, anzi, coerentemente a quanto indicato in premessa. Al punto da esserci sbilanciati nel dire, nei giorni scorsi, che per il comparto si poteva davvero intravedere l'avvento di una bella stagione. Sta di fatto però che l'iter individato dal governo per la riforma del settore, per quanto idoneo e inevitabile, è comunque anche complesso e macchinoso, richiedendo diversi passaggi parlamentari e una serie di provvedimenti attuativi. Ciò significa, dunque, che anche in caso di un varo immediato in CdM, i tempi per arrivare a risultati concreti sarebbero comunque lunghi. Troppo lunghi, rispetto alle esigenze e contingenze del settore. Sì, perché, nonostante i buoni propositi e gli importanti sviluppi di queste ultime settimane, evidenti dai diversi dibattiti che si sono susseguiti sul tema (in cui, finalmente, si concentra l'attenzione della politica sulle tematiche di reale interesse, come la tutela della legalità e la sicurezza dei consumatori, che solo il gioco di Stato può garantire), ciò che bisogna ricordare alla politica e alle istituzioni varie è che nel frattempo continuano a esistere delle norme di carattere locale che rischiano di veder sparire un pezzo dell'offerta di gioco legale dal territorio, con tutte le conseguenze del caso. Basti pensare a quelle località più ostili nei confronti del gioco, come la regione Lazio o la provincia di Bolzano, dove continuano a esistere leggi locali con scadenze sempre più ravvicinate che andranno ed espellere completamente l'offerta di Stato dai centri cittadini. Provocando effetti devastanti per gli operatori, con effetto immediato, e conseguentemente per i consumatori e la comunità più in generale (quindi, per lo Stato stesso) una volta che tale offerta verrà rimpiazzata da quella illegale, pronta a dare conforto alla domanda di gioco che continuerà a esistere, da parte dei cittadini.

Per una “Questione territoriale” che continua quindi a non essere risolta (né affrontata, a quanto pare, in attesa del riordino) e a rimanere pendente sulla testa degli addetti ai lavori, di cui tutti si dovranno rendere conto, prima che sia troppo tardi. Perché non basta, evidentemente, individuare la giusta soluzione (come quella del Riordino, appunto), per arginare un problema, con i tempi di attuazione che diventano quindi l'elemento centrale e dirimente dell'intera questione. A meno che non siano i singoli territori in questione a (voler) prendere atto dell'imminente adozione da parte di governo e parlamento di nuovi strumenti legislativi mirati a intervenure sul territorio, introducendo delle soluzioni ponte - come per esempio ricorrendo a una proroga o a un revirement, già utilizzato da più regioni – sospendendo il proprio iter e le scadenze che minacciano il comparto. Ma oltre a non esserci una piena volontà di intervento da parte dei territori in causa, a volta sembra non esserci neppure la consapevolezza, del problema e del disagio che ne deriva, per l'intero paese. Anche per questo è necessario portare alla luce la situazione e ribadire la necessità di un intervento concreto per scongiurare il disastro.
E come dichiarato dallo stesso Freni in occasione della recente audizione in Senato: "Tutte le linee di riforma che si possono immaginare sul gioco non possono quindi prescindere dalla valutazione compiuta del fenomeno e degli strumenti a disposizione del Parlamento e del Governo per estirparlo”. Considerando, insieme all'illegalità, anche la “ludopatia”: “perché se l'illegalità è un problema manifesto, la ludopatia, quanto meno nella sua formulazione immediata, è forse meno evidente ma è un problema altrettanto grave che, a differenza dell'illegalità, non attiene alla qualità della regolazione, ma alla qualità della vita dei giocatori", secondo Freni. Nella speranza generale che anche questo punto di vista possa essere davvero pienamente condiviso, e non solo noto.

 

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