Viribus Unitis, dicevano i latini: l’unione fa la forza. Un motto ben noto a tutti, ancora oggi, pur essendo troppo spesso tradito, anche se continuamente invocato. Come accade - da sempre - nel comparto del gioco pubblico, che fin dal momento della sua formale costituzione, nell’ormai lontano 2003, ha sempre vissuto momenti di grandi divisioni. Alcune delle quali, forse, pressoché insanabili. Fino all’arrivo della vera crisi, quella cioè provocata dall’esplosione della pandemia globale, che ha creato scompiglio dentro e fuori il comparto, ma stavolta a tutti i livelli: almeno per chi lavora nel gioco “fisico”, cioè quello terrestre o del Gaming Retail, che continua comunque a rappresentare oltre il 90 percento dell’intero mercato. Nonostante alcuni precedenti, timidi, tentativi, è solo durante l’emergenza sanitaria e i primi lockdown che il settore ha iniziato a marciare davvero comparto verso un unico obiettivo, rappresentato dapprima dalla prioritaria riapertura dei locali, per poi tramutarsi presto nella più generale esigenza di tutela, dell’occupazione e degli investimenti, dopo aver dovuto subire un trattamento tutt’altro che lusinghiero da parte di governo e istituzioni durante l’intera fase critica della pandemia.
Adesso però qualcosa è cambiato. E, forse, una volta per tutte. E’ cambiato il modus operandi del governo, nei confronti del comparto, con un ritrovato dialogo che ha senz’altro rinvigorito le speranze delle filiera e rianimato gli addetti ai lavori, soprattutto dopo il rilancio del riordino, fino a quel momento praticamente archiviato dall’esecutivo. Ma a cambiare è anche l’approccio degli stessi addetti ai lavori, con i loro rappresentanti di categoria che dopo la brutta esperienza del Covid – sommata ai tristi precedenti vissuti con altri governi, che hanno privato di ogni dignità il mestiere dell’operatore del gioco pubblico – hanno iniziato a ragionare più come “industria” che come singola entità. Promuovendo obiettivi comuni e generali, pur nel rispetto delle singole esigenze e diversità, che continueranno sempre ad esserci all’interno di una filiera così complessa e competitiva. Ma tant’è. L’importante è aver comunque appreso la lezione, capendo che solo marciando compatti verso un’unica direzione, si può ottenere un risultato così importante e dirimente quale il riordino generale. Che potrebbe tradursi, in prima istanza, con il superamento (si spera, definitivo) della cosiddetta “questione territoriale” che continua ancora oggi a rappresentare il problema centrale del settore terrestre. In questi giorni, l’esercizio di collaborazione continua in occasione della fiera di Rimini, dove le principali associazioni di categoria si ritrovano in un momento di confronto dedicato proprio al tema delle riforme, per provare a trovare una nuova sintesi e una linea pienamente condivisa, che diventa quanto mai necessaria.
Per raggiungere uno scopo di tale rilevanza però serve soprattutto un corretto approccio da parte dell’azionista di maggioranza del gioco pubblico, ovvero lo Stato. Sì, perché senza la volontà e l’impegno (concreto) da parte di governo e parlamento in testa, unito a quello delle altre diramazioni, è difficile uscire da quella terribile impasse che dura ormai da oltre dieci anni, riuscendo anche a vanificare l’emanazione delle gare per il rinnovo delle concessioni. Per questo, a proposito di buoni intenti e di unione, a suonare particolarmente gradite sono le parole del sottosegretario all’Economia, Federico Freni, che dimostra una straordinaria lucidità quando parla di obiettivo da condividere anche e soprattutto con gli Enti locali, e non solo con gli operatori. "Mettere ordine, con regole uniformi per l’esercizio del gioco, comporterà necessariamente il coinvolgimento di Comuni e Regioni nella pianificazione della dislocazione territoriale della rete di raccolta – ha detto Freni nella sua ultima apparizione pubblica - che dovrà fondarsi su un complessivo ridimensionamento dell’offerta e su una distribuzione territoriale dei punti di gioco che risulti sostenibile sotto il profilo dell’impatto sociale e dei controlli a salvaguardia sia della legalità, sia dei soggetti più vulnerabili, minori e affetti da disturbo da gioco d’azzardo patologico”. Promettendo “una riforma per migliorare”. Precisando che le riforme “vanno portate avanti tutti insieme in un dialogo continuo tra operatori enti locali e lo Stato in un’ottica che credo possa essere l’unica possibile e la più virtuosa". Parole sante, verrebbe da dire. Nell’auspicio che oltre a poter raggiungere davvero questa unione di intenti, in vista del riordino e dell’iter parlamentare della legge delega, si possa anche mantenere nel tempo. Ricordando le parole di Henry Ford, quando diceva: "mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo".