La ricerca di un futuro, della politica e del gioco pubblico
Mentre la politica continua a rimandare la soluzione alla ‘Questione territoriale’ sui giochi, l’industria legale sopravvive e prova a mettere in mostra le proprie virtù.
La soluzione, adesso, sembra più vicina. Dopo l’audizione della scorsa settimana del Sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, davanti alla Commissione Finanze del Senato, e il successivo “risveglio” del Parlamento sulla materia – con l’annuncio del presidente della stessa Commissione, Mauro Marino, che ha dichiarato di sentire il dovere di riaprire la discussione del Ddl Mirabelli per tenere alta l’attenzione sull’argomento – la via d’uscita alla ‘Questione territoriale’ del gioco pubblico appare meno lontana di quanto si potesse immaginare nei giorni precedenti. Al punto che lo stesso sottosegretario, in una recente dichiarazione, ha voluto fissare la deadline al prossimo 30 aprile: un anno esatto dal termine previsto dalla Legge di stabilità per il 2016. Per un ritardo tutt’altro che banale ma comunque accettabile, oggi come oggi, per l’industria e per tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nella partita, purché una soluzione arrivi.
Intanto però il quadro si fa sempre più confuso e frammentario, con il susseguirsi di pronunce che mutano di volta in volta lo scenario normativo locale creando non pochi disagi alle imprese che vi operano: l’ultima novità è quella del Tar Lombardia che ha legittimato il regolamento ‘anti-gioco’ del Comune di Bergamo, sia pure escludendo dalle restrizioni previste per i punti vendita i giochi diversi dalle slot offerti dai tabaccai. Una pronuncia forse più di forma che di sostanza, ma che crea comunque un’ulteriore separazione, alimentando la confusione e, forse, anche l’assurdità della situazione in cui ci troviamo, già di per sé pienamente paradossale.
In questo clima di totale incertezza e di grande preoccupazione per gli addetti ai lavori del comparto, arriva di nuovo il momento della fiera del settore, con il ritorno dell’Enada di Rimini, dove l’industria vuole mettere in mostra i propri valori, di professionalità e responsabilità. Provando anche a parlare in termini di industria visto che, nonostante tutto, il settore deve andare avanti, e non solo per la remunerazione delle imprese: è ormai noto (anche se non a tutti, evidentemente) come l’offerta di gioco legale rappresenti il migliore antidoto alla diffusione del gioco illecito. Questo perché, banalmente, se il gioco di Stato è in grado di rispondere alla domanda dei consumatori, questi non cadranno nella tentazione (assai diffusa!) di ricorrere all’offerta illegale, preferendo la sicurezza (uno dei principi fondativi del gioco pubblico italiano). Per questo a Rimini si parlerà del futuro dell’offerta di gioco in Italia che, com’è ormai evidente, passerà per il concetto chiave della multicanalità, proponendo una sfida per l’integrazione tra il gioco fisico e quello online: un tema centrale affrontato dal dibattito proposto da GiocoNews all’interno della fiera, mettendo a confronto i principali esperti in materia, e valutando la questione anche in ottica di riordino.
Quest’anno però a “ravvivare” lo scenario del gioco pubblico, c’è anche la nascita di una seconda kermesse, la Fee di Riccione, che nei giorni successivi ad Enada proporrà il mondo dell’amusement e del puro intrattenimento, in tutto il suo splendore: per dimostrare a politica e istituzioni che c’è anche il gioco “che fa bene” e che non va confuso con tutto il resto. Una scelta dovuta anche al fatto che alcune regioni, tra cui proprio l’Emilia-Romagna, autentica culla dell’intrattenimento, hanno introdotto delle norme che limitano l’uso delle apparecchiature rivolte a minori, come redemption e simili. Uno dei tanti paradossi che si ravvisano all’interno della ‘Questione territoriale’, ma non certo l’unico.