“Un nuovo inizio per una nuova industria”. E' il titolo che accompagna l'editoriale del primo numero dell'anno della rivista Gioco News, con il quale abbiamo quindi scelto di aprire il 2025 del gioco pubblico. In effetti, il momento storico che sta attraverso il comparto italiano, al di là del cambio di calendario, è sicuramente di transizione. La (presunta) riforma del gioco online avviata dal governo con la pubblicazione del decreto legislativo di (parziale) riordino, portando con sé anche un'accelerazione sulla gara del Lotto, proponeva un futuro settore molto più sfidante, per le imprese: ma con la promessa di elevare gli standard qualitativi dell'offerta, sia in termini di performance che di tutela, per lo Stato e per i consumatori. Uno scenario, questo, che pur sollevando vari strali e molteplici levate di scudi da parte di piccoli e medi operatori - schiacciati dal peso dei nuovi requisiti di accesso che ne decretano l'espulsione pressoché automatica - vedeva gongolare in una più comoda posizione i grandi gruppi internazionali già leader sul mercato e con un futuro ancora più roseo, in vista dell'inevitabile concentrazione dell'industria. Peccato però che il governo, ancora una volta, è finito con lo scontentare tutti, come troppo spesso accade nel nostro paese: con il colpo di teatro messo in scena nell'ultimo atto della Legge di Bilancio, introducendo in extremis un aumento (a sorpresa) delle aliquote sulle scommesse, soprattutto per quelle online, proprio alla vigilia della pubblicazione del nuovo bando di gara, con il quale si impegnava, per la prima volta, a tenere ferma la tassazione durante l'intero periodo di concessione: e già il fatto che in Italia una clausola del genere debba essere specificata, è tutto dire. Ma a quanto pare l'esperienza insegna (come sanno bene i concessionari delle reti di apparecchi!), anche se le sorprese da parte della politica non sembrano mai finire. Con i giochi di governo che finiscono sempre col beffare i giochi di Stato. E questa, purtroppo, non è affatto una sorpresa, e neppure una novità. E anche chi vedeva nella pseudo-riforma del gioco online un mero favore ai colossi del gaming, si è dovuto parzialmentre ricredere, tenendo conto della stangata proposta dall'esecutivo che con questo ulteriore rincaro colpisce, stavolta, proprio i grandi gruppi. Perchè alla fine, in Italia, è sempre il banco a vincere, cioè l'Erario.
Ora però che i giochi sono fatti, all'indomani della pubblicazione di entrambe le gare (online e Lotto) e con il rinnovo tramite proroga onerosa delle altre concessioni relative ai giochi terrestri (bingo, scommesse e apparecchi), non rimane che guardare avanti per capire che forma prendere il nuovo comparto e, soprattutto, quale ruolo si potranno ricavare le aziende che vi operano al suo interno: se saranno in grado di riadattarsi alle nuove richieste del Legislatore o se saranno inevitabilmente travolte dal progresso. Il compito non è affatto facile, per nessuno: ma l'industria italiana del gaming ha già dato prova di vera resilienza e anche questa volta saprà ricreare un nuovo futuro, nonostante tutto. Per un nuovo inizio che non è solo italiano, ma ha un sapore ormai globale. Come vediamo in questo mese nelle rinnovate fiere di settore: prima Eag, a Londra, che prende il via proprio questa settimana, e subito dopo ICE, che debutta a Barcellona. Segnando due importanti cambiamenti e due nuove partenze,: per un nuovo futuro, dell'intera industria del gioco. Con l'Italia ancora una volta al centro, nel bene e nel male.