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Nuovo anno e nuove sfide: ma il gioco sogna una nuova era

02 gennaio 2023 - 09:38

Il 2023 del gioco pubblico si apre con l’entrata in vigore di un Manovra che in pochi si attendevano e che potrebbe dare il via alle attese riforme.

Scritto da Alessio Crisantemi
Credits: Ux Indonesia (Unsplash)

Credits: Ux Indonesia (Unsplash)

Anno nuovo, vita nuova. O, almeno, questo è ciò che si augurano una parte degli italiani. Visto che l’arrivo del nuovo anno, stavolta, è finito più o meno col coincidere con quello del nuovo governo, ha partorito la sua prima Legge “di peso”, cioè quella di Bilancio, che entra in vigore proprio dal primo gennaio.

Ma l’inizio del nuovo anno segna anche l’avvio dei lavori specifici per alcuni dei sottosegretari dei vari dicasteri dopo aver ricevuto le ultime deleghe proprio negli ultimi giorni del 2022. Tra questi, come noto, c’è anche Savino, che è stata incaricata a seguire le dinamiche relative all’agenzia delle Dogane e dei Monopoli, giochi compresi.

Se la tradizione vuole che ci si aspetti sempre qualcosa di buono dal nuovo anno, dunque, stavolta è ancora più vero per gli addetti ai lavori del gioco pubblico, che cercano, già da troppo tempo, di andare incontro a un futuro migliore, e a un cambiamento, che consenta di risolvere i problemi ormai storici che affliggono il comparto (primo su tutti, la Questione territoriale) e che possa magari permettere di vedere materializzarsi quell’antica (promessa di) riforma più generale denominata Riordino: chiamata a risolvere (almeno in teoria) anche tutti gli altri problemi e non solo quelli con le Regioni. Innescando un cammino rivolto alla piena sostenibilità, che è ciò che tutti vorrebbero: non soltanto gli operatori del gioco, che ne hanno inevitabilmente bisogno per non chiudere baracca, ma anche le istituzioni locali che non sanno più come districare la matassa normativa che esse stesse hanno voluto ingarbugliare, rendendosene conto soltanto dopo di quello che sarebbe poi accaduto.

Ma è comunque evidente che a desiderare più di tutti un cambio di rotta sono le imprese e i lavoratori del comparto. Tenendo a mente del cammino decisamente in salita che hanno sempre dovuto percorrere in questi anni: una salita che è divenuta sempre più ripida, soprattutto negli ultmi anni. Fino ad arrivare all’esplosione della pandemia che almeno per il retail è finita col dare un autentico colpo di grazia al comparto. Ma non ancora letale. Lo abbiamo visto nei precedenti dodici mesi quanto il settore sia forte e resistente (e consistente, più che resiliente) riuscendo a sopravvivere anche di ronte a un anno e mezzo - e anche più - di lockdown. E, soprattutto, nonostante la politca e le isttuzioni (e non grazie ad esse, come magari è potuto accadere in altri paesi), visto che a compromettere maggiormente le attività degli addetti ai lavori sono soprattutto le leggi regionali, più che la pandemia.

Eppure, nonostante tutto, il gioco è ancora in piedi. E il nuovo governo (addiritura) sembra interessato a volersi occupare della materia. Cosa chiedere di più al nuovo anno? Giusto un pizzico di concretezza, magari, che è sempre mancata ai precedenti esecutivi (politici e non) facendo saltare anche le riforme già studiate e scritte dagli esperti: come quel famoso riordino, messo nero su bianco su una proposta di legge delega, mai approvata né discussa dal consiglio dei ministri della precedente legislatura. E che ora, forse, è arrivato il momento di rispolverare e, finalmente, attuare.

La premier Giorgia Meloni, nella sua conferenza stampa di fine anno, ha spiegato con parole chiare la sua visione, parlando del Covid e del suo temibile ritorno: non servono misure coercitive - riferendosi al green pass o all’obbligo vaccinale - ma bisogna invece puntare sull’informazione e l’educazione dei cittadini. Se lo stesso approccio e la stessa mentalità dovessero essere utilizzati anche nei confronti del gioco, allora sì che si potrebbe individuare un vero cambiamento e una discontinuità rispetto al passato: tenendo conto che c’è sempre stato chi chiedeva di far sparire l’intera offerta di Stato per eliminare il rischio di degenerazione di alcuni, invece di puntare sulla formazione e informazione dei consumatori e dei rivenditori, oltre all’educazione al consumo. Che sia davvero l’inizio di una nuova era e non solo di un nuovo anno?

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