skin
Menu

Se la crisi diventa norma, la riforma è sempre più esigenza

29 maggio 2023 - 10:27

In un’era di continue emergenze, in cui lo straordinario diventa regime ordinario, è sempre più necessario e urgente agire sulle riforme: come quella dei giochi, da troppo in stand-by.

Come volevasi dimostrare. Anche stavolta - esattamente come avevamo preventivato - la soluzione proposta dal Governo di turno per trovare parte dei fondi necessari a intervenire a sostegno delle popolazioni colpite dall'alluvione in Emilia Romagna prevede il ricorso al mercato del gioco pubblico
Autorizzando estrazioni straordinarie del Lotto e del SuperEnalotto, proprio come era stato fatto in occasione del vecchio decreto Abruzzo e come avevamo anticipato (e temuto) nei giorni scorsi, quando il programma governativo di emergenza doveva essere ancora stilato.

Cambiano gli attori, quindi, nel teatro di Montecitorio, ma non cambia il copione. Di fronte a una sceneggiatura che pare anch’essa, purtroppo, sempre la stessa: con le emergenze ambientali che sembrano diventare ormai tremendamente ordinarie. Soprattutto nel nostro Paese. Almeno stavolta non si è pensato di mettere mano alla leva fiscale, sui giochi (anche se, siamo certi, si sarà inizialmente guardato anche a questo): ma solo perché è ormai evidente che non ci sono più i margini per farlo, avendo già raggiunto da tempo il fondo del barile da cui raschiare. 


Da qui l’idea dell’Esecutivo Meloni - forse l’unica davvero nuova o comunque diversa dal solito - di prevedere alcune forme di copertura che arriveranno da ulteriori provvedimenti eventualmente necessari, come la vendita dei mezzi confiscati dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli. Un po’ come se nello stesso barile si fosse trovato un doppio fondo. Ma ben venga se ciò servirà a supportare la popolazione e il territorio colpiti dalla terribile emergenza. 

Va però detto che il ricorso ai giochi per ottenere nuovi fondi, stavolta, non stride con l’approccio riservato dall’attuale Governo al gioco pubblico (diversamente da quanto accadeva con i precedenti, che demonizzavano il settore per poi incentivarne il consumo per trarne nuovi fondi), che considera evidentemente tale comparto come una risorsa per il Paese. Un asset, quindi: per supportare le politiche sociali, ambientali e il bene comune più in generale. In una visione che, se confermata, si avvicinerebbe in qualche modo a quel modello straordinariamente pragmatico che è stato adottato tanti anni fa nel Regno Unito, attraverso il meccanismo delle cosiddette “good causes”. 
Anche se, per ora, soltanto a livello filosofico, mentre il modello politico e amministrativo continua ad essere ben lontano da quelle buone politiche britanniche. Ma è pur sempre un inizio; riservandosi la speranza di un vero cambiamento, almeno di visione, e l’auspicio che non sia soltanto un’illusione. Soprattutto in periodo di legge delega, con l’iter parlamentare che si sta delineando in questi giorni che rappresenta una prima, vera opportunità di svolta, dovendo scrivere una riforma generale del comparto. Tenendo però dei punti fermi, necessari e imprescindibili, come quelli individuati dal direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, Roberto Alesse, in audizione alla commissione Finanze della Camera, dove ha indicato il mantenimento dell'attuale organizzazione 'mista' tra regimi concessorio e autorizzatorio quale condizione fondamentale per assicurare un mercato regolamentato, sicuro e ben controllato.

Ma ciò che più colpisce, forse, dall’andamento dei lavori parlamentari sulla legge delega e sull’articolo 13 dedicato ai giochi, è la convergenza di vedute - una volta tanto - tra soggetti diversi e un tempo assai distanti tra loro come punti di vista e posizioni. Come abbiamo ampiamente documentato su queste pagine nei giorni scorsi, da attenti osservatori delle dinamiche politiche e istituzionali, il tema che emerge ormai con particolare ricorrenza dalle varie audizioni è la necessità di un riordino dell’offerta sul territorio che sia in grado di garantire una vera sostenibilità. Lo ha detto lo stesso Alesse, sostenendo che “uno dei punti cruciali del disegno di legge riguarda l’introduzione di una disciplina di concertazione tra Stato, Regioni ed enti locali in ordine alla pianificazione della dislocazione territoriale dei luoghi fisici di offerta di gioco, con il conseguente riordino delle reti di raccolta".

 

Dopo che a invocarlo a gran voce sono stati, già prima, gli operatori, attraverso le varie associazioni di categoria. Ma a tenere una posizione analoga è stata anche la  Conferenza delle Regioni e delle Province autonome che nella sua memoria relativa al disegno di legge delega per la riforma fiscale ha messo in evidenza la “necessità di concertazione in tema di dislocazione territoriale dell'offerta di gioco”. Apprezzando anche il lavoro “interlocutorio” del Governo che ha portato a un “miglioramento del testo approvato in Consiglio dei ministri rispetto alle informali versioni precedenti”.


Diversi fronti e diverse esigenze, evidentemente, ma con un unico obiettivo: quello della piena sostenibilità. A tutela dei cittadini, delle imprese e dei lavoratori: ovvero di quel bene comune troppo spesso ignorato, dimenticato o calpestato, a causa delle divisioni, delle guerre di partito o delle ideologie. Adesso però è arrivato il momento della concretezza, dopo una serie di emergenze, globali o locali, che hanno messo in sofferenza l’intera popolazione e gran parte del tessuto industriale: con la permacrisi che caratterizza la nostra epoca recente che sembra diventare un’opportunità. Se non altro in termini di confronto. Ma forse anche di rilancio.

Altri articoli su

Articoli correlati