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Tra caos e riordino: le due facce della nuove riforma del gioco

11 marzo 2024 - 10:09

Nella settimana in cui va in scena la fiera Enada di Rimini, patria del gioco terrestre, il governo si prepara a emanare il testo che porterà alla gara per l'online, ma non solo.

Foto: https://pxhere.com/it/photo/1283863?utm_content=shareClip&utm_medium=referral&utm_source=pxhere

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Se davvero deve trattarsi di un riordino, allora il nuovo decreto legislativo che si prepara a dare il via alle prossime gare per il rinnovo delle concessioni di alcuni giochi, dovrà davvero riordinare. E non solo un pezzo del settore, ma l'intero comparto. E' questo, da sempre, uno dei punti più rimarcati dentro e fuori alla filiera, dopo che il governo – nei mesi scorsi – ha iniziato a parlare della nuova gara per il gioco online: con una parte dell'industria che gridava alla sciagura, chiedendo di trattare la materia gioco nella sua complessità, affrontando ciò il riordino totale del comparto (sia terrestre che online) per poi procedere con tutti i bandi di gara attualmente in regime di proroga (online, scommesse, bingo e apparecchi). Ma al tempo stesso anche in politica, e non solo all'opposizione, c'era chi invocava una riforma complessiva, che tenesse conto di tutte le criticità, senza cercare scorciatoie sul fronte online, al solo scopo di fare cassa dove poteva apparire più facile. Così, nonostante l'ostinazione dell'esecutivo a procedere con tutte le procedure propedeutiche all'emanazione del bando di gara per le concessioni online, si è arrivati al punto di arrivo con la formulazione di un testo di legge – pronto per l'emanazione proprio in questi giorni – che di fatto sancisce l'avvio della gara online, ma mettendo il dito anche su qualche altro tema di interesse più generale. Nel tentativo di allargare il raggio di azione e non lasciare nulla di intentato. Ecco quindi che nel testo definitivo si parla anche del rinnovo della concessione per il Gioco del Lotto – fino a ieri soltanto ipotizzato in ambienti governativi e ora messo nero su bianco – ma anche di forme consentite di pubblicità del gioco, naturalmente sotto forma di promozione del gioco responsabile, che lascia intravedere una parziale riapertura dei termini ultra-restrittivi imposti dal temibile decreto dignità. Insomma, nel testo, c'è tutto e di più. Salvo quella piccola-grande parte che metterebbe in sicurezza l'altra parte del comparto, cioè il riordino del gioco terrestre che può avvenire soltanto con il superamento dell'annosa “Questione territoriale”: ma in questo caso, come noto, bisogna necessariamente passare per la Conferenza unificata, dove le Regione hanno sempre tenuto in pugno i precedenti governi. Eppure, a dirla tutta, il governo Meloni è appena passato per la Conferenza proprio con la materia gioco, per ottenere il via libera anche del “riordino” del gioco online, che a quanto pare non ha suscitato nessuna resistenza particolare, nonostante il parziale contenuto “terrestre” (si pensi alla sanatoria dei Pvr inclusa nel provvedimento che di fatto legittima decine di migliaia di punti vendita di gioco, sia pure in senso lato). E allora non si poteva unire le cose e cercare di portare a casa direttamente il risultato più grande e più importante per l'intera filiera? E' la domanda che si pongono in molti, dentro e fuori al comparto. Spesso offrendo anche una risposta amara al quesito, che vederebbe in questa decisione una volontà recondita di favorire il gioco online, anche se a scapito del terrestre. Anche se è chiaro a tutti quanto possa essere suicida una scelta di questo tipo, tenendo conto dell'importanza anche economica del comparto terrestre – capace ancora oggi di garantire oltre il 50 percento dei proventi dei giochi – e del fondamentale presidio di legalità sul territorio garantito dalla sola esistenza di una rete di gioco di Stato nei locali pubblici. Ma il governo ha scelto di andare avanti, a testa alta e senza indugi, con la gara per l'online: forse preferendo applicare la teoria dei piccoli passi, cercando di ottenere un risultato alla volta e scongiurare il rischio, già vissuto dai governi precedenti, di finire impantanato nelle varie sedi istituzionali con un progetto di riforma troppo ampio e complesso per poter essere smarcato, come quello del riordino complessivo del gioco. Nonostante si auspichi e annunci la necessità di un Testo unico del gioco e di una grande riforma, ormai da oltre quindici anni. Ma tant'è. E anche questa volta si prova a gettare la palla in avanti, mentre una parte dell'industria si prepara a una nuova sfida, e l'altra continua a soffrire in attesa di una soluzione. Ma se si vuole accettare la logica dei piccoli passi, allora bisogna interpretare questo primo risultato come un obiettivo raggiunto e – appunto - come un piccolo passo compiuto. Mentre rimane soltanto da capire verso quale direzione.
 

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