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Tra manovra e questione territoriale: non si vive di sole proroghe

12 dicembre 2022 - 10:56

Settimana decisiva e particolarmente “calda” in Parlamento con gli ultimi atti della manovra di bilancio: il gioco assiste inerme, come di fronte alla Questione territoriale.

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Un piccolo passo per le aziende coinvolte ma un possibile gigantesco balzo per l’intero comparto. Si potrebbe descrivere così il piccolo ma grande colpo di scena che si è registrato nelle scorse ore a Trento dove il Comune locale ha sorpreso le imprese del gioco del territorio inviando una nota con la quale ha annunciato la  sospensione dei controlli  per la rimozione degli apparecchi da gioco sul territorio comunale, in attesa di conoscere il verdetto che dovrà arrivare dal tribunale il mese prossimo. 
Come indicato dall'assessore ai Lavori pubblici, attività economiche e agricoltura, Roberto Stanchina, e dalla dirigente del Servizio edilizia privata e Suap, Elisabetta Morelli, "preso atto dei decreti cautelari adottati dal presidente del Consiglio di Stato in merito alla sospensione dell'efficacia dei provvedimenti di rimozione degli apparecchi da gioco sul territorio comunale, in attesa dell'udienza fissata il prossimo 12 gennaio 2023 che deciderà in merito alle misure cautelari, ritiene di sospendere le funzioni di controllo e vigilanza fino a diversa comunicazione". Una comunicazione rivolta a tutto il comparto del gioco (e notificata anche alle forze di polizia e alle varie autorità coinvolte), che dunque potrà continuare a lavorare in attesa della nuova udienza fissata dal Consiglio di Stato, come richiesto dalla difesa di alcune imprese locali, con l'amministrazione locale che ha però concesso la possibilità di continuare a operare a tutti. Dimostrando, stavolta, un'attenzione non banale rispetto alle esigenze delle imprese. Ma dietro a questa prorogra di fatto, c'è qualcosa di molto di più oltre al mese “aggiunto” di lavoro per le imprese del gioco: si tratta, infatti, di un chiaro segno di buon senso da parte dell'amministrazione comunale, nono per la continuità aziendale dei soggetti coinvolti, ma anche per quella del gettito erariale, del controllo dei territori e della tutela dei consumatori. E chissà che non possa essere anche l'inizio di un percorso virtuoso e di una presa di coscienza di un problema che non è forse più rappresentanto dall'esistenza del gioco in sé, come da un primo approccio proibizionista adottato praticamente in tutte le regioni italiani, quanto piuttosto dalla soluzione sbagliata adottata dal legislatore locale, forse in preda a un eccesso di rigore, che anche gli stessi tribunali sono finiti con l'avallare, concentrandosi più sulla coerenza amministrativa delle norme emanate che sui risultati che da esse potevano scaturire. A differenza, per esempio, di quello che è avvenuto – primo o dopo – in gran parte degli altri territori della Penisola, con le varie Regioni arrivate al punto di doversi misurare con la portata reale delle norme adottate, rendendosi quindi conto di quanto avevano creato e – soprattutto – del rischio che si sarebbe ingenerato in termini di illegalità, ordine pubblico, occupazione, ma anche dal punto di vista delle entrare erariali. Con la scomparsa del gioco legale che, bisognerebbe ricordarsi, comporterebbe anche una riduzione del gettito erariale e un'interruzione di pubblico servizio, trattandosi di un un'offerta dello Stato, che gli operatori esercitano per conto di esso.
Ecco quindi che quel piccolo passo compiuto dall'amministrazione trentina potrebbe rivelarsi qualcosa di molto di più, per il settore e per il suo futuro. Non una resa della politica di fronte all'oggetto del contendere, piuttosto una tregua, ma magari con la possibilità di intervenire, nel frattempo, per risolvere il problema alla radice, magari attraverso l'intervento dell'esecutivo e del Parlamento, con quell'atteso Riordino di cui si continua a parlare da tempo. Con lo stesso criterio adottato dalle altre Regioni attraverso le proroghe concesse nei vari territori. Non è infatti un caso che il decreto cautelare per il distanziometro espulsivo della provincia di Trento di qualche giorno fa, con cui è stata sospesa, anche se temporaneamente, la chiusura di una una sala da gioco, viene precisato che "la problematica dell’effetto espulsivo riguardi più regioni, facendo riferimento alla situazione tutt'oggi esistente in altre zone dell'Italina, come l’Emilia Romagna e, quindi, all'ancora esistente “Questione territoriale”, che non è ancora risolta, anzi.
Tutto questo, mentre il governo e il Parlamento si apprestano a concedere le ulteriori proroghe per le concessioni di gioco vigenti, non essendoci le condizioni per bandire le gare di rinnovo che tutti attendono da tempo. Ad eccezione del Legislatore, evidentemente, che continua a non occuparsene. Anche se l'annuncio del sottosegretario all'Economia dei giorni scorsi, che prometteva una riforma del comparto entro il prossimo primo semestre, dovrebbe rincuorare gli animi degli addetti ai lavori e, forse, lanciare un segnale alle amministrazioni locali e ai tribunali di quei territori che non hanno ancora firmato la resa nei confronti del gioco. Ma forse ci stanno pensando.
Nel frattempo per gli addetti ai lavori non possono che rimanere a guardare ciò che accade, tra Montecitorio (dove in questi giorni si completeranno i lavori sulla manovra di bilancio) e i vari tribunali, per provare a capire quale potrà essere il proprio futuro. Tra una proroga di una legge regionale, quella delle concessioni e, ora, quella delle disposizioni adottata dal Comune di Trento. Rimanendo in balìa degli eventi e degli umori politici, come nella peggiore delle tradizioni italiane.
 

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