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Venti anni di gioco pubblico e una nuova svolta per l’industria

05 febbraio 2024 - 16:53

Nel 2024 ricorrono i venti anni dalla creazione della rete statale dei giochi in Italia, proprio nell’anno in cui il Governo riscrive le regole del settore.

Scritto da Alessio Crisantemi
 © Crissy Jarvis / Unsplash

© Crissy Jarvis / Unsplash

Venti anni e sentirli tutti. Forse soltanto in pochi, oggi,  ricordano che il comparto del Gioco pubblico compie venti anni durante quello corrente.O, meglio, a ricorrere, nel 2024, è il ventennio dalla costituzione della (straordinaria) rete di interconnessione degli apparecchi da intrattenimento che era stata istituita in seguito ai lavori della Commissione di inchiesta sul gioco d’azzardo costituitasi in Parlamento nel 2003, dalle quale era emersa una situazione di illegalità diffusa sull’intero territorio nazionale che vedeva la presenza di molteplici offerte di gioco illecite, sia “fisiche” che - già allora - addirittura - online.

Con il principale cancro da estirpare che veniva però individuato nella presenza dei famigerati “videopoker” che affollavano i locali pubblici e privati (stimati addirittura in oltre 480.000 unità).

Da qui la decisione di creare un’avanguardistica infrastruttura pubblica alla quale poter collegare dei nuovi congegni di intrattenimento, creati per l’occasione, omologati e certificati dallo Stato e gestiti per suo conto da nuovi operatori attraverso la creazione di un sistema concessorio.

Andando così a costituire quella che è rimasta a lungo l’unica struttura di questo tipo nel mondo, in grado di far convivere interessi pubblici e privati, mettendo in sicurezza l’offerta di gioco, garantendo così non solo i giocatori ma anche le casse dello Stato, visto che la maggioranza dei capitali investiti fino a quell’epoca in giochi andavano in circuiti “neri” e spesso anche legati alla criminalità. Compiendo così una straordinaria operazione di bonifica del territorio attraverso un forte e graduale percorso di emersione che ha portato negli anni successivi alla definizione di quell’ecosistema in grado di destinare ogni anno oltre dieci miliardi di euro all’Erario. Dei quali oltre il 50 percento generato proprio dai soli apparecchi.

Anche se il gioco esisteva quindi già da prima, e pure in forma legale (ricordando evidentemente le scommesse sportive già esistenti, come pure il bingo, legalizzato nel 2001, e i più antichi Lotto, Totocalcio o Totip), è con la creazione della rete delle slot machine che si è dato il via a una vera e propria industria, che si è sviluppata, arricchita e professionalizzata gradualmente, fino ad arrivare all’attuale connotazione. Che sarà pure, da sempre, nell’occhio del ciclone e sotto gli sguardi storti dell’opinione pubblica, ma è comunque un’eccellenza, in grado di coltivare talenti e generare occupazione e ricchezza.

Materia preziosa, dunque, soprattutto di questi tempi.

Proprio oggi che ricorre questo indefinibile ventennio, però, si può davvero parlare di consolidamento per questa giovane industria, che da qualche tempo ha iniziato a presentarsi con la maiuscola: proprio come ha fatto nei giorni scorsi con i lavori promossi dalla neonata Agic di Confindustria che ha voluto ricordare a tutti la valenza del comparto. Ma anche la necessità di una vera riforma: senza la quale non si potrà più essere in grado di garantire quegli straordinari risultati che si sono potuti apprezzare (peccato, non dall’esterno) fino ad oggi. 

Sì, perché vent’anni di storia costituiranno pure un numero esiguo per poter considerare longeva un’attività e per ottenere la conseguente “accettazione sociale” e la piena integrazione con il sistema-Paese, ma è un periodo comunque abbastanza lungo e sufficiente per far venire al pettine tutti i nodi di un comparto complesso, articolato e difficile da manovrare, al punto da richiedere interventi seri e riforme strutturali per poter continuare a operare. Tenendo soprattutto conto del fattore tecnologico: preponderante per il settore e altrettanto rilevante in termini di sicurezza e controllo.

Ma, guardando al tempo stesso a ciò che è accaduto in questi anni a livello politico e normativo, con l’attività legislativa dei vari governi - e, peggio ancora, quella dei vari legislatori locali - diventa ancora più urgente è doveroso mettere le mani sul settore. Proprio come ha deciso di fare l’Esecutivo di Giorgia Meloni, sia pure “a puntate”. Ma cercando comunque di ricondurre tutto all’interno del grande cantiere globale della Delega fiscale.

Un passaggio necessario, doveroso, ma soprattutto urgente da completare, a venti anni dalla nascita del Gioco pubblico e di quella rete, della quale peraltro bisognerà tornare a parlare: perché non si vive di solo online e sarà pure il caso di ripensare non tanto la distribuzione del prodotto slot sul territorio (visto che qui il legislatore è intervenuto più volte), quanto le sue caratteristiche, per compiere anche qui una nuova evoluzione, tenendo conto che le regole tecniche degli apparecchi di oggi sono state scritte troppo tempo fa. E nel frattempo è cambiato il mondo, non solo a livello tecnologico. Chissà che il ciclo di audizioni appena avviato alle Camere non porti consiglio. 

 

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