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Fisco e slot, una riforma fiscale per salvare il settore

16 novembre 2022 - 11:39

Ecco perché una riforma fiscale (equa) del gaming può risolvere la situazione del comparto e contrastare, con efficacia, illegalità e ludopatia, senza deprimere le entrate erariali.

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Sono da poco terminati i lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfuzioni del gioco pubblico, a cui ho avuto l’opportunità di offrire il mio contributo in qualità di consulente; tutti auspichiamo che, con l’insediamento del nuovo governo, possano riprendere i lavori per addivenire al testo di riforma del comparto. Riforma urgente e necessaria non solo per la salvaguardia di migliaia di dipendenti e di imprese in difficoltà ma anche per la tutela delle entrate erariali e il contrasto a gioco illegale e ludopatia. Il contributo che ho cercato di fornire alla Commissione istituita in Senato si è incentrato sul tema della fiscalità del gioco proprio perché ritengo che agendo su una diversa gestione dei prelievi tributari si possa risolvere la complessa equazione: più entrate, meno illegalità uguale meno ludopatia.
Obiettivo, questo, sicuramente ambizioso in quanto qualsiasi strumento atto a ridurre i fenomeni compulsivi (quali la riduzione dell’offerta, degli orari di accesso e l’attrattiva delle vincite) è in evidente contraddizione con il mantenimento delle entrate da giochi pubblici (ante pandemia pari ad arrotondati 11,36 miliardi di euro l'anno).
Ma dall’analisi dei numeri e degli errori compiuti proprio dai legislatori nell’ultimo decennio, ormai comprovati da ricerche e dati inconfutabili, si può trarre la soluzione del problema.

Il PRELIEVO ERARIALE SUI GIOCHI

Nelle Tabelle 1 e 2 si analizzano gli aumenti di tassazione intervenute nel comparto apparecchi da intrattenimento.
(Fonti: Leggi finanziarie/di bilancio – Libro Blu Adm)

IL PRELIEVO ERARIALE SULLE AWP (art- 110 T.U.L.P.S., comma 6, lett. a)

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Le cosiddette Awp (le slot da bar), installabili in pubblici esercizi, sale e locali generalisti sono come noto attivabili esclusivamente con monete metalliche, la giocata massima è di 1 euro e la vincita massima per partita è di 100 euro; il gioco è insito nell’apparecchio che distribuisce le vincite all’interno di cicli di 140.000 partite. È pertanto considerato un gioco più “leggero” ove la componente dell’intrattenimento è sicuramente preponderante. Rappresentano la quota più rilevante delle entrate erariali dal gioco.
Il prelievo erariale, unitamente al canone di concessione, colpisce le somme giocate. Come evidenziato nella tabella l’incidenza di prelievo reale (conteggiata sul margine residuato dopo il pagamento delle vincite) è passato in poco più di 10 anni dal 52 al 70 percento. Mentre le vincite erogate ai giocatori si sono ridotte di 10 punti percentuali (dal 75 al 65 percento delle somme inserite); dato rilevante se si considera che su un giocato medio annuo di oltre 20 miliardi di euro, la riduzione di payout ha sottratto negli ultimi anni oltre due miliardi di euro ai giocatori aggravando sicuramente la propensione alla ludopatia.

IL PRELIEVO ERARIALE SULLE VLT (art- 110 T.U.L.P.S., comma 6, lett. b)

TABELLA 2

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* dato statistico medio (variabile) il pay-out minimo per legge è pari al 83% del bet (dal 01.01.2020)
Ma gli operatori (concessionari) al fine di rendere più appetibile il gioco hanno applicato percentuali di restituzione superiori (media 88/92%) anche se progressivamente decrescenti negli anni a fronte degli aumenti di tassazione

Le Vlt (Videolottery), installabili solo in sale dedicate, con accesso riservato ai maggiorenni, consentono l’inserimento di banconote anche di taglio elevato, con una giocata massima di 10 euro per singolo bet e vincita fino a 5mila euro oltre ai vari jackpot (di sala o di rete) che arrivano fino a 100mila e 500mila euro.
Sono apparecchi sicuramente più aggressivi che consentono di giocare in pochi minuti anche diverse migliaia di euro e sono stati determinanti nell’incremento delle patologie da gioco d’azzardo fin dal loro avvento nel mercato (2010). Anche sulle Vlt il prelievo erariale è conteggiato sulle somme giocate e nella tabella si evidenzia l’effettiva incidenza di tassazione sul residuo delle giocate, pure in questo caso progressivamente incrementato negli anni.
Già questa semplice lettura di dati comprova la propensione di un numero di giocatori in progressiva crescita a rivolgersi a offerte di gioco più “allettanti” proprio perché non gravate da un prelievo erariale sempre più pesante, sia per il mercato terrestre che per quello online (pensiamo ai siti “punto.com” con sedi in paradisi fiscali). 

LE ENTRATE ERARIALI 

Nella tabella che segue si riportano i dati della spesa nel gioco e delle entrate erariali degli ultimi anni.

RACCOLTA E SPESA NEL GIOCO LEGALE 

 TABELLA 3 

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Quando si fa riferimento alla spesa nel gioco legale occorre detrarre alle somme giocate le vincite redistribuite. Naturalmente, al capitolo entrate erariali, oltre al Preu e ai canoni di concessione, occorre considerare l’incidenza delle imposte dirette (Ire, Ires, Irap), degli ulteriori diritti incassati dallo Stato a fronte dell’emissione di Nulla osta a pagamento (Noe, Nod etc), dell’imposta sugli intrattenimenti (Isi) che colpisce gli altri apparecchi da intrattenimento che non distribuiscono vincite in denaro (videogiochi virtuali, flipper, carambole, pesche, dondolanti per bambini etc).
Inoltre il decreto legge 24 aprile 2017 ha fissato nella percentuale del 12 percento il prelievo sulle vincite eccedenti i 500 euro (poi ridotte a 200 euro) per alcuni giochi: videolottery, win for life, superenalotto, lotterie nazionali ed istantanee (gratta e vinci), enalotto e superstar, e all’8 percento per le vincite al lotto.
Da ultimo va considerata, sempre a beneficio delle entrate erariali, l’indetraibilità dell’Iva, sui costi e sugli investimenti effettuati dagli operatori di raccolta, trattandosi di ricavi esenti da Iva ex art. 10, comma 1, nn. 6, 7 e 9 del Dpr 633/72

La ripartizione delle entrate nelle varie tipologie di giochi ha subìto variazioni significative nell’ultimo decennio.
Le entrate da giochi tradizionali (quali il lotto o il vecchio totocalcio) hanno visto ridurre progressivamente la propria incidenza sul totale delle entrate.
A farla da padroni, dal loro avvento sul mercato, sono stati gli apparecchi con vincita in denaro che hanno raggiunto, nel triennio 2017-2019 quasi il 60 percento del totale, come da tabella che segue.

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Il drastico calo di entrate dell’ultimo biennio consegue forzatamente alla chiusura di tutta la rete di raccolta terrestre per emergenza pandemica durante i lockdown (di oltre sei mesi all’anno). Nel contempo sono cresciute in maniera significativa le giocate online (passate dai 27 miliardi di euro nel 2017 a oltre 49 miliardi nel 2020, con una spesa effettiva che, al netto delle vincite erogate è passata, nello stesso periodo, da 1,47 a 2,67 miliardi di euro. I dati più recenti evidenziano come la spesa degli Italiani si sia riportata dal 2021 ai livelli ante-pandemia; dunque il drastico calo delle entrate conferma che i principali “benefattori fiscali” della filiera sono gli apparecchi ed in particolare le Awp che rappresentano anche la tipologia di gioco legale meno pericolosa in termini di gioco patologico (proprio per la prevalenza dell’intrattenimento ed i ridotti massimali di vincita).
Allo stesso modo la slot da bar connessa alla rete telematica è la meno “ambita” dalla criminalità, stanti i ridotti margini di remunerazione che restano agli operatori.

GLI ERRORI DELL’ULTIMO DECENNIO

Due sono stati i grandi errori del legislatore che hanno distrutto il comparto senza creare alcun vantaggio a giocatori ed entrate erariali a vantaggio esclusivo della criminalità.
Il primo è stato quello di sostenere la tesi dei giochi buoni e dei giochi cattivi. Demonizzandone alcuni (con particolare riferimento al marchio “No Slot” sancito dal decreto Dignità 2018) e premiandone altri (Gratta e Vinci e Lotterie sono offerti anche in autogrill e supermercati e rappresentano un salutare “tentare la fortuna”).
Tutti i i giochi rappresentano per molti un'attrattiva, che a volte sfocia nel vizio e nella compulsione per la rincorsa della “perdita”. Se si vuole contrastare una patologia occorre partire da quelli di maggior componente di azzardo, che è inevitabilmente legata al sogno della grande vincita; immaginiamo cosa possa rappresentare per una persona in difficoltà ambire a una rendita perpetua di migliaia di euro al mese, senza sapere che esiste un ticket vincente su 8 milioni di tagliandi.
La demonizzazione ha portato tra l’altro ulteriori risvolti andando persino a incidere sui codici etici delle banche che hanno continuato a interrompere rapporti contrattuali con gli operatori di raccolta in quanto parificati a trafficanti di armi o di prostituzione.
Ma ovunque è stato limitato o espulso il gioco legale (Piemonte, Bolzano, Lazio, Emilia Romagna etc) con leggi regionali e ordinanze comunali repressive, il gioco si è semplicemente spostato verso altri canali, molti dei quali illegali.

Il secondo errore è stato quello di pensare che si potesse continuare a innalzare il prelievo e ridurre le vincite degli apparecchi ogni qualvolta servisse una manovra correttiva al bilancio di Stato. Come pretendere sempre più latte da una mucca oramai morente, per giunta considerata il peggior male della collettività.
Questi incrementi così ingenti di tassazione del comparto hanno impoverito le tasche degli italiani e pregiudicato gli equilibri economici e finanziari di migliaia di piccole e medie imprese.

Il Rapporto dell'Ufficio parlamentare di Bilancio "Focus tematico n. 6 - La fiscalità nel settore dei giochi"  fin dal maggio 2018 (e dunque già prima degli ultimi tre aumenti di prelievo erariale sugli apparecchi) denunciava che: "Gli aumenti delle aliquote a fronte di una domanda di giochi che mostra generalmente una elevata elasticità al prezzo e, soprattutto, la riduzione dei punti di vendita potrebbero comportare una significativa flessione della raccolta complessiva, indebolendo la stabilità economica della filiera e causando una riduzione delle entrate erariali. La corrente sostenibilità economica del comparto deriva da investimenti passati, intrapresi sulla base di condizioni fiscali più convenienti". Ma a nulla sono valse le interlocuzioni intervenute negli ultimi anni tra le associazioni di categoria e le istituzioni centrali e periferiche per far comprendere come questo meccanismo distorto di continuo innalzamento del prelievo e riduzione delle vincite avesse raggiunto, specie per il comparto apparecchi, il massimo livello di “saturazione” di gran lunga superiore a quanto riscontrabile in altri Paesi che hanno legalizzato il gioco: oltre al doppio di Francia e Regno Unito; il triplo della Germania; quattro volte quello della Spagna.

PROPOSTE PER UNA REVISIONE DEL SISTEMA DI PRELIEVO FISCALE

Ecco allora quelli che a ragion veduta possono rappresentare la soluzione del problema.

Per mantenere o accrescere le entrate erariali e contrastare, nel contempo, ludopatia e gioco illegale, occorre quindi avere il coraggio di ridurre le aliquote di prelievo erariale e incrementare, per i giochi non di sorte, le percentuali di remunerazione ai giocatori quantomeno ai livelli fissati all’avvio della prima concessione di raccolta di gioco mediante Awp. E inoltre ogni gioco del comparto legale, come oggi avviene per le scommesse, dovrà prevedere la tassazione sul margine residuato dopo le vincite e non sulle somme giocate, eliminando quel drammatico equivoco di aliquote sostenibili (24 percento) quando invece rappresentano oltre i due terzi dei margini dell’attività di raccolta. E cancellare quegli ulteriori balzelli accessori, a partire dalla tassa sulla fortuna, che non fa altro che “avvelenare” il giocatore.
Immaginiamo che, dopo opportuni studi e proiezioni, una aliquota congrua di prelievo erariale per il settore degli apparecchi Awp possa essere pari al 50 percento del margine (cosiddetto cassetto netto) dopo aver riportato la percentuale di payout a non meno del 75 percento.
Lo stesso dicasi per le Vlt con una percentuale di restituzione di vincite che deve tornare al essere oltre il 90 percento come accade in tutte le case da gioco al di fuori del territorio nazionale (compreso la sala Diamond a San Marino, sempre più frequentata dai giocatori dell’area circostante).

Inoltre, per il sostegno delle entrate erariali e il contrasto della ludopatia, è fondamentale privilegiare e sostenere i giochi con maggior componente di intrattenimento e minor componente di azzardo: ridurre ulteriormente il numero di apparecchi “light” come le Awp (passati da oltre 410mila ante 2017 e circa 235mila oggi) o concentrarli nei centri del gioco d’azzardo (le cosiddette gaming hall), togliendoli da bar e locali generalisti, rappresenterebbe un grave errore strategico per le entrate erariali, le imprese e gli stessi giocatori.
Eventualmente da ridurre sarebbero gli apparecchi con maggior componente di azzardo (le videolottery). Intervenendo magari con nuove regolamentazioni tecniche che prevedano un allungamento dei tempi delle partite ed una riduzione del costo della giocata: e non voglia apparire tale affermazione una strenua e cieca difesa di una importante componente del comparto del gioco legale, ma esclusivamente una considerazione dettata dall’evidenza dei dati illustrati.

Allo stesso modo, per impedire che il giocatore online si orienti su siti esteri non vi è altra soluzione che applicare condizioni e termini di ingaggio per i giocatori altrettanto convenienti e attraenti rispetto a quanto offerto dai siti esteri in particolare per quanto riguarda le percentuali di retrocessione delle vincite (per le slot online e i poker games). Una minor pressione fiscale innalzerebbe le possibilità di vincita e di fidelizzazione dei giocatori ai siti legali nazionali (con maggior tutela per i consumatori e garanzia di incasso delle vincite).

Tale manovra avrebbe il duplice effetto di attrarre giocatori in precedenza rivolti a giochi illegali o su siti esteri (si stima in oltre 20 miliardi di euro per anno l’evasione del comparto illegale), e dunque accrescere le entrate erariali, oltre a garantire una maggiore redistribuzione delle vincite e ridurre così l’effetto compulsivo che si scatena nell’inseguire le perdite. Una fiscalità così ridisegnata, e immodificabile per l’intera durata delle nuove concessioni, incentiverebbe sicuramente anche la partecipazione di operatori nazionali ed esteri ai nuovi bandi di gara, che rappresentano una fonte di entrate erariali necessaria e imprescindibile per il nostro Stato. Con il ripristino della delega statale della gestione del comparto al Governo centrale e la retrocessione di una quota di proventi anche a Regioni e Comuni, da investire in formazione e nel contrasto a ludopatia e illegalità.
Solo così possiamo pensare di vincere la sfida.

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