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Mirabelli (Pd): 'Gioco, Comuni e Regioni abbiano ruolo ma riserva resti statale'

23 novembre 2015 - 22:32

Il senatore del Pd Franco Mirabelli interviene all’incontro sul gioco patologico organizzato a Vimodrone.

Scritto da Gt

Milano – "Oggi, il problema non è solo quello del gioco d'azzardo patologico. Siamo di fronte ad un problema molto complesso.  Ci sono dentro anche pezzi di industria di questo Paese, con migliaia di occupati e qualunque misura prendiamo ha un impatto anche su di loro. In ogni caso una regolamentazione del settore è necessaria"

Lo ha detto il senatore Franco Mirabelli, Capogruppo Pd in Commissione Parlamentare Antimafia, primo firmatario di un disegno di legge sul riordino del settore dei giochi, nel  corso dell’incontro su ‘Il gioco malato. Si vince solo quando non si gioca. Come fermare il gioco che fa male’, organizzato oggi 23 novembre a Vimodrome (Mi) e al quale prendono parte anche Carlo Borghetti (consigliere regionale Pd e membro della commissione Speciale antimafia), David Gentili (presidente Commissione antimafia Comune di Milano), Aurora Impiombato Andreani (assessore Comune di Vimodrone) e Andrea Citterio (consigliere comunale di Vimodrone incaricato alla legalità).

 

"In Italia - spiega - si è fatta la scelta di mantenere la riserva statale delle concessioni ma questo principio è di fatto messo in crisi dai regolamenti degli Enti Locali e dalle Leggi Regionali. Anche per questo c'è bisogno di una legge complessiva di riordino del settore. Il testo del ddl che ho presentato al Senato va verso una regolamentazione complessiva del settore e riprende il lavoro fatto con il decreto di Baretta sulla delega fiscale. Non è un Ddl perfetto , ci sarà bisogno di un'ulteriore discussione nel corso dell'iter parlamentare per migliorare alcuni aspetti".
 
LA DIFFUSIONE DEL GIOCO - Mirabelli racconta: "Qualche anno fa è stata fatta la scelta criminale di mettere le macchinette Awp nei locali pubblici. Questo ha prodotto una diffusione  incontrollata del gioco, il diffondersi di un uso continuo da parte di soggetti deboli di queste macchinette e si è anche eliminata ogni altra forma di intrattenimento dai locali pubblici. I locali pubblici non sono solo i bar, si sono diffusi anche i corner delle scommesse nelle tabaccherie e di fronte a ciò manca una regolamentazione all'altezza.  In assenza di una regolamentazione del fenomeno, comuni e regioni hanno svolto un ruolo di supplenza. Però poi questi provvedimenti locali vengono spesso bocciati dal Tar perché chi compra la concessione statale poi non riesce a usarla sul territorio. È necessario che una volta che si concede la concessione nazionale, questa sia poi possibile applicarla, quindi, è necessario che si trovi una modalità per trovare ruolo a Comuni e Regioni e  si stabiliscano dei ruoli di chi fa cosa ma la riserva deve restare statale.
Purtroppo sul tema del gioco non si riesce a fare una discussione serena. Ogni volta che si cerca di regolamentare il settore del gioco però  escono polemiche ideologiche.  L'obiettivo principale del ddl che ho presentato è quello di ridurre la domanda e l'offerta di gioco".
 
LA PUBBLICITA' - Quanto alla riduzione o abolizione della pubblicità, "serve per ridurre la domanda di gioco ma non risolve tutti i problemi del gioco. Il codice di autoregolamentazione della pubblicità com'è applicato oggi non funziona ed è evidente, basta guardare i programmi sportivi del week end per accorgersene. Personalmente sono per proibire la pubblicità  in tutti i programmi sportivi. Resta però anche la necessità ridurre l'offerta di gioco. Nel ddl che ho presentato ci sono una serie di regole che, se applicate ridurrebbero, notevolmente le macchinette nei bar".
Il senatore del Pd evidenzia che "nella legge di stabilità è già stata fatta una riduzione delle concessioni rispetto alle sale vigenti. Sul tema della legalità ci sono molte cose da fare, vanno controllate le società che detengono le concessioni, le persone che le gestiscono, i soldi con cui si comprano le concessioni, serve introdurre accesso remoto a tutte le macchine presenti. C'è poi il problema di affermare un'idea di gioco responsabile e consapevole, per questo serve fare prevenzione, serve fare informazione ma anche fare ricerca. I numeri sui malati patologici di gioco circolano presentano dati molto discordanti tra loro. Servono soggetti terzi che facciano ricerca vera su questo. C'è poi il tema della cura della patologie, su cui c'è un problema di servizi. Tutte le dipendenze sono curate dai Sert dove si curano anche tossicodipendenze e difficilmente chi ha patologia da gioco va volentieri lì. Serve poi un fondo alimentato dalla fiscalità diretta per finanziare la cura perché è poco etica una tassa di scopo sui giochi".

 

 

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