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Gatta (FI): 'Un Testo unico per regolare gioco fisico e online'

18 gennaio 2024 - 10:51

Il deputato Giandiego Gatta (Forza Italia) auspica una riforma che imponga una tassazione maggiore sul gioco a distanza per tutelare quello terrestre.

Scritto da Daniele Duso
Nella foto: il deputato di Forza Italia Giandiego Gatta © Pagina Facebook

Nella foto: il deputato di Forza Italia Giandiego Gatta © Pagina Facebook

Parte un (altro) anno all’insegna del riordino del comparto del gioco. Stavolta, a dire il vero, c’è qualche speranza in più (specie dopo che il Consiglio dei ministri ha approvato in prima lettura il decreto attuativo della rifoma fiscale in tema di gioco online), anche se le idee sul modus operandi da adottare sono a volte divergenti. In particolare sul metter mano a un settore già complesso di suo, e per di più diviso in due aree, quella del gioco fisico e quella del gioco online, profondamente diverse tra loro ma che sono sempre più interconnesse.

Proprio da questo tema parte Giandiego Gatta, oggi deputato di Forza Italia (vice presidente della giunta delle elezioni e membro della commissione parlamentare d'inchiesta sulle Condizioni di lavoro in Italia, oltre che della commissione Agricoltura) e qualche anno fa tra i protagonisti della modifica della legge sul gioco della Regione Puglia (era il 2019, e Gatta era, allora, vice presidente del consiglio regionale), protagonista di un'intervista pubblicata sulla rivista GiocoNews (consultabile integralmente online a questo link). 

Ora, ragionando su un piano diverso, c’è la possibilità di risolvere anche le problematiche legate a regolamentazioni regionali molto diverse tra loro, ma serve, appunto, un riordino generale.

Onorevole Gatta, lei, anche recentemente, ha sottolineato l’importanza di un riordino, sia del gioco online che di quello fisico. Ma tra la regolamentazione del gioco online e una omogeneizzazione delle norme sul gioco terrestre a livello nazionale, quale vede più urgente come questione? O ritiene che debbano essere affrontate assieme?

“Le questioni sono entrambe importanti e meritano di essere affrontate con urgenza, anche e soprattutto per rispondere ad esigenze di tutela dei soggetti fragili e deboli, più esposti ai disturbi da gioco, contemperando la valorizzazione di questo comparto, importante per l’economia nazionale per il gettito nelle casse dello Stato e per le sue ricadute occupazionali (per il gioco terrestre), con il principio irrinunciabile di legalità. Come ho avuto più volte modo di affermare, sarebbe auspicabile l’adozione di un Testo unico di regolamentazione che definisca i molteplici e variegati aspetti connessi a questo segmento economico, in cui devono coesistere esigenze di ordine pubblico, di tutela della salute, aspetti commerciali, fiscali e occupazionali.”

 

Si parla di un settore che, nel suo complesso, ha una grande importanza anche per l’Erario. Pensa che un riordino generale possa, o debba, modificare anche quanto il gioco apporta alle casse dello Stato? E, nel caso, in quale modo?

“Cominciamo col dire che nel 2022 si è registrato un incremento delle entrate per le casse dello Stato, per effetto della imposizione fiscale, pari a 11,2 miliardi di euro, segno della ripresa di vitalità di questo settore dopo il periodo della pandemia. Una cifra molto rilevante, che contribuisce in modo significativo alla spesa pubblica. Ritengo utile che si aumentino gli introiti per lo Stato, magari elevando la tassazione sulle vincite, come è stato fatto in altri Paesi europei in cui è stata maggiorata l’imposizione fiscale sulle somme oggetto di vincita. Sarà così possibile finanziare in numero maggiore attività collettive socialmente rilevanti, tra cui quelle culturali e ricreative, necessarie per elevare la qualità della vita delle nostre comunità.”

 

Aumentando la tassazione sul gioco online magari si potrebbe favorire il comparto di quello fisico, attualmente penalizzato anche da costi fissi che una società online non deve sostenere?

“Aumentare la tassazione sul gioco online risponde, oltre che alle esigenze di cui ho accennato poc’anzi, a esigenze di equità nei confronti del gioco ‘terrestre’, che certamente è più penalizzato per i maggiori costi fissi. Inoltre il gioco ‘fisico’, a differenza di quello online, crea occupazione e diventa anche un presidio di legalità sul territorio, evitando di fatto che molte persone giochino illegalmente a beneficio della criminalità. Per queste ragioni ritengo che il gioco fisico necessiti di maggiore tutela e riguardo.”

 

Nel frattempo il settore continua a essere oggetto di critiche, e su di esso pesa una reputazione generalmente negativa, nonostante, come lei ha sottolineato pubblicamente, il gioco pubblico (e quello fisico in particolare) sia un baluardo contro l’illegalità. Può bastare puntare su questo per rinnovare l’immagine di chi lavora in questo settore?

Credo che occorra una più efficace ed incisiva azione di comunicazione sul gioco legale, perché di questo parliamo. Iniziando col dire che per milioni di italiani il gioco legale è una attività ludica praticata responsabilmente. Tuttavia non possiamo non considerare che vi sono fasce della popolazione più vulnerabili che bisogna tutelare dal potenziale e pericoloso fenomeno della dipendenza dal gioco con adeguate politiche di formazione e sensibilizzazione, approfondendo diversi temi, come quello, ad esempio, della dislocazione dei punti di gioco, da individuare attraverso un dialogo e un confronto costruttivo con gli enti locali, assicurando regole giuste e chiare, per contemperare un’esigenza dello Stato con la libertà di iniziativa economica e di impresa, la tutela dei soggetti vulnerabili e la lotta alla illegalità. Non è superfluo affermare che oggi in Italia abbiamo quasi quattro milioni e mezzo di giocatori in circuiti illegali.”

Il decreto Dignità, introdotto nel 2019, ha inasprito i divieti del decreto Balduzzi (del 2012) in merito alla pubblicità di giochi con vincita in denaro. A suo parere questa, che è tuttora in voga, è una misura efficace per contrastare il fenomeno del gioco patologico, o questa problematica andrebbe affrontata diversamente?

“Non so se questa misura sia efficace, certamente non è, essa sola, risolutiva. La ludopatia, il gioco d’azzardo patologico, per acronimo ‘Gap’, è un disturbo comportamentale molto serio, che compromette gravemente ogni aspetto della vita delle persone. Le sue cause, dai più recenti studi scientifici, vanno da una predisposizione di tipo genetico a fattori ambientali, da eventi di vita traumatici a fattori psicologici come lo stress, l’ansia o la depressione. Pensare che questa molteplicità di cause o concause possa essere eliminata con misure drastiche sulla pubblicità di giochi con vincita in denaro mi sembra azzardato, o comunque semplicistico. Per il Gap necessitano interventi di tipo psicoterapeutico come la terapia cognitivo-comportamentale attraverso cui si deve arrivare a comprendere quali siano i meccanismi che stanno alla base del disturbo da gioco, per poi individuare quelle che potrebbero essere le strategie migliori per gestire il disturbo, anche con terapia di tipo farmacologico qualora la dipendenza sia molto severa e accompagnata da forme di depressione o altre patologie di tipo psichiatrico e la psicoterapia non sia sufficiente. È un tema estremamente complesso che non può essere affrontato con superficialità o risposte ‘di pancia’.”

 

Tornando a parlare di riordino lei ha evidenziato anche la necessità di una coordinazione di politica, forze dell’ordine e stampa. Quale potrebbe essere il ruolo di questi tre attori sulla scena del riordino del gioco?

“Una filiera perfetta. La politica deve fare delle scelte serie e meditate, non demagogiche quali quelle di penalizzare in vario modo il gioco legale, perché una siffatta scelta è il più grande regalo che si possa fare alla criminalità, organizzata e non, che si alimenta dell’offerta del gioco illecito. Deve, inoltre, dare regole certe e chiare, eliminando la confusione che deriva dalla frammentazione delle varie legislazioni regionali sul tema del gioco. Le forze dell’ordine devono garantire la sicurezza e il rispetto di quelle regole, arginando così la capacità pervasiva del crimine. La stampa, i mezzi di informazione, devono caricarsi della responsabilità di far capire che c’è un gioco legale e uno illegale, che il gioco legale è una contromisura alla illegalità, che una visione e una legislazione restrittiva del gioco legale aumenterebbe inevitabilmente il numero di persone pronte a giocare illegalmente, che il gioco legale ha un indubbio e rilevantissimo volume di affari ed attiva un meccanismo di supporto della spesa pubblica in favore di iniziative di vario genere a beneficio della collettività, creando sviluppo occupazionale e imprenditoriale di cui questo Paese ha bisogno. Questo lavoro di sensibilizzazione, di informazione e di formazione sarà la più grande risposta ad un certo tipo di cultura fondata sul pregiudizio e sulla suggestione, da sempre deleteria per l’economia e lo sviluppo della nostra nazione.”

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