Cristiano Militello: ‘Che spettacolo al casinò!’
L’inviato di Striscia la Notizia con la passione mai sopita per il teatro, si racconta a Gioco News tra l'effervescenza che lo contraddistingue e il gusto per l'intrattenimento.
“La vita è un tour de forse” è la frase ha ispirato il Diario di Cristiano Militello. Incontriamo il simpatico inviato di Striscia la Notizia e prendiamo spunto proprio dal suo libro per la prima domanda della nostra intervista: l'incertezza della sorte dunque è qualcosa che la affascina? “Il forse è un avverbio strano, indica il dubbio, il ripensamento, l'approssimazione. Nel mio lavoro concetti che paralizzano. Bisogna mixare impulsività e riflessività, pancia e testa. E in molti casi anche lasciar fare al destino. Sfidarlo è affascinante ma alla fine vince sempre lui”.
Nelle oltre 400 foto di cartelli e messaggi raccolti lungo la Penisola e inseriti nel Diario pubblicato da Baldini+Castoldi, c'è molta Italia. Che idea di Paese restituiscono quelle immagini? “Beh, il dato forse più evidente è che siamo un Paese con spunti geniali, un talento comico più o meno sommerso; l’altro - meno conciliante - è che c’è un rapporto con l’ortografia completamente esploso. Il libro ha vari livelli di lettura: fa davvero molto ridere ma, se lo si vuole, fa anche molto riflettere su uno dei (tanti) problemi dell'Italia, l’analfabetismo funzionale. Ecco, diciamo che è un volume che lo evidenzia e lo esorcizza al tempo stesso”.
Cartelli esilaranti all'ingresso di qualche casinò? “No, però ricordo bene un cartello affisso su una ricevitoria Sisal: 'Si ricorda che prima di giocare bisogna consumarsi'. Non so dire se l'errore fosse volontario”.
Come inviato di Striscia la Notizia, Militello, come noto, ha avuto a che fare solo col gioco del calcio ma al casinò è mai stato? “Da cabarettista mi sono esibito a Campione d'Italia e a Nova Gorica”.
Attore, comico, inviato Tv, speaker radiofonico. Il Cristiano Militello di oggi è quello che sognava da bambino? “Tutti i ruoli mi arricchiscono, sono varie facce della stessa medaglia. Ho sempre detestato le etichette, ho sempre voluto diversificare il mio bagaglio e la mia offerta artistica. Ho cominciato in teatro, per il quale nutro una grande passione, forse la più grande di tutte. Sono stato fortunato, perché ho realizzato il mio sogno di bimbo. Ne avevo anche un altro legato allo spettacolo – dice tra il serio e il faceto -, sposare Raffaella Carrà. Lì mi è andata meno bene”.
Che ruolo ha avuto la famiglia nella carriera? “Mi ha sempre incoraggiato, ha capito presto che avrei voluto fare il 'saltimbanco'; mi ha dato molto ma ha anche preteso molto, dandomi disciplina e rigore, poi tornati utili per un lavoro così apparentemente fuori dall'ordinario”.
Cosa si sente di dire ai giovani che crescono sognando di diventare famosi? “Che l'obiettivo dovrebbe essere quello di diventare bravi, non famosi. Tutti i lavori son fatti di sacrifici e testardaggine. Dietro il mio percorso c'è un amore antico che ho coltivato quotidianamente, con idee, curiosità, tenacia. Ci ho sempre creduto, ho sempre voluto fare l'attore, stare sul palco; ho cominciato molto giovane e non ho ancora smesso, però mi son laureato, ho frequentato una scuola di teatro, ho avuto mille esperienze. Tutto serve nella vita ho preso anche diverse 'musate', sono rimbalzato un sacco di volte, ma ho perseverato”.