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29 novembre 2018 - 11:07

Gli spettacoli di Paolo Migone traggono ispirazione dalla vita di ogni giorno, a cominciare dall'eterno mistero del rapporto uomo-donna.

Scritto da Francesca Mancosu

"Com'è nata la mia passione per la comicità? A scuola, durante le interrogazioni dei miei professori. Mi accorgevo di far ridere in modo naturale e spontaneo i miei compagni, l'intera classe... il mio primo pubblico! Poi con le prime fidanzate è avvenuta la consacrazione del comico che c'è in me".

A ricordare i suoi esordi è Paolo Migone, comico (per l'appunto) e cabarettista, divenuto familiare al grande pubblico grazie alle trasmissioni Zelig e Colorado, sulle reti Mediaset, con il suo inconfondibile personaggio con l’occhio nero e la sua ironica visione dell’esistenza.
 
"I miei monologhi nascono dalla vita quotidiana, soprattutto da quella raccontata dai miei amici o dalle altre persone in genere. Ascoltando storie su storie, non tralasciando mai nulla, e facendone mia ogni sfaccettatura. Il mio tema privilegiato è il rapporto uomo-donna, da sempre conflittuale ed avvolto da un intrinseco mistero. Oggi continua a piacermi perchè vivo con una donna. La osservo per cogliere dei particolari e diciamo che poi, invece di andare dallo psicologo, mi sfogo sul palco".
 
 "Sto lavorando ad un monologo comico dal tema bizzarro: un disc jockey di musica classica. Il titolo sarà: 'Beethoven non è un cane!'. Tra le altre cose, ho inventato un'applicazione nella quale raccolgo frammenti di romanzi e letteratura in genere che potranno essere letti attraverso 'Vruzz', la mia nuova applicazione per cellulari".
 
Un altro prezioso talento di Migone, di cui si legge in alcune delle sue biografie ma è sconosciuto ai più è quello di disegnatore: "È un'attività che svolgo per uso personale e che non condivido con altri. Momenti di riflessione e meditazione che mi portano a prendere in mano una matita con punta fine con cui realizzo pezzi unici. Lavori eseguiti con una punta talmente fine da non poter essere interpretati. E già questo per me è un sollievo".
 
La sua carriera di comico invece lo ha da poco portato al Casinò Perla di Nova Gorica, in Slovenia, insieme a Francesco Scimemi, "grande artista della magia comica", con uno spettacolo a metà fra cabaret e prestidigitazione. "La gente ha voglia di lasciarsi andare. Di spostare l'attenzione, sia pure per qualche ora, dalle difficoltà legate alla vita quotidiana. Gli uomini, soprattutto, hanno bisogno di dimenticare... ed io, purtroppo per loro, faccio sempre in modo che questo non avvenga!".
 
L'esibizione nella Casa da gioco del Gruppo Hit non è stata l'unica per il comico. "Mi è capitato in diverse occasioni. È stata un'esperienza straordinaria, non tanto dal punto di vista artistico quanto dei riflessi... erano in molti a puntare 'contro' di me!".
 
Quanto al gioco, rimarca Migone, "frequento i casinò e le case da gioco da sempre, nei giorni di chiusura. Non ho mai vinto niente ma non ho fatto grandissimi danni”.
 
LUI CHI È - Nato nel giugno 1956 a San Paolo del Brasile, Paolo Migone è cresciuto a Livorno da madre piemontese e padre genovese. Dopo vari corsi di teatro, frequenta la scuola di mimo di Philippe Blancher e di Yves Lebreton, poi lavora in alcuni spettacoli sotto la guida di G. Cobelli e K. Zanussi. Nel 1987 vince il Premio Scenario con lo spettacolo "Manteniamo la calma".
 
Con "Vuoti d'aria" vince il concorso per nuovi comici Riso in Italy, mentre nel 1994 produce "Un pulcino di nome Attila", che lo porta nei teatri di tutta la penisola. Nell'ottobre del '96 parte la tournée di "È inutile... non scendo". Nel 2000/01 firma la regia dei nuovi spettacoli di Natalino Balasso e Gabriele Cirilli, è autore e "comico rivelazione" della trasmissione Zelig e partecipa a "Tenerentola", su La7. Fra i suoi successi figurano la commedia comica sui temi dell'amore "Abbracciati da sola che c'ho d'anda' via", insieme a Leonardo Manera e Diego Parassole, "Siamo rimasti sotto", "Completamente spettinato", “Don Chisciotte senza esagerare”.

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