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Mino Gabriele: il credibile e l'incredibile, matrimonio vincente

17 agosto 2022 - 11:03

Un viaggio inedito nell'antichità greca e classica, tra talismani e simboli: è quanto racconta nelle sue opere il professore Mino Gabriele, senza trascurare la complessità delle tematiche legate al gioco.

Scritto da Anna Maria Rengo

“La nostra cultura ha le sue radici nel mondo classico, che ha sempre influenzato, pur secondo modi e tempi diversi, il pensiero della civiltà occidentale nel percorso del suo sviluppo storico. Appare pertanto ovvio che a quel mondo e al suo sapere dobbiamo comunque rivolgere viva attenzione e adeguati studi: in fondo conoscerlo non può che produrre una migliore riflessione e un approfondimento sul senso del nostro essere attuale, ignorarlo ci renderebbe interiormente orfani”.
Questo l'invito che arriva da Mino Gabriele, professore di Iconografia e iconologia e di Scienza e filologia delle immagini presso l'Università di Udine, nonché autore di numerosi libri, ultimo dei quali “I sette talismani dell'Impero" (Adelphi Edizioni) nel quale trasporta i lettori in un mondo di grande fascino, quello sacro degli antichi.


In che modo e in quali ambiti convivevano il credibile e l'incredibile?
“Il ‘credibile’ e l’‘incredibile’ convivevano in sintonia in quanto la visione del mondo era unitaria e coniugava i suoi molteplici aspetti in una trama che tutto nutriva e avvolgeva. La chiave di volta di questo insieme eterogeneo eppure omogeneo, presso i Romani (ma non solo), era il rapporto con il divino e dunque con il sacro ad esso congiunto. L’armonia di tale relazione, che garantiva benefici per il popolo e impero per l’Urbe, era demandata alla perfetta esecuzione delle pratiche religiose, prescrittive affinché il dialogo con il divino, tra ‘credibile’ e ‘incredibile’, mai si guastasse e desse continua cifra all’esistenza. In quest’ottica, per un romano, sacro e realtà coincidevano, si trattava solo di interpretare correttamente e religiosamente le dinamiche per mantenere tanto accordo ed evitare possibili discordie”.

Dei sette talismani, quale l'affascina di più e quale aveva conseguenze maggiori sul modo di agire e di sentire delle persone?
“Il più noto e ambito, non soltanto dai Romani, fu il Palladio, il simulacro per eccellenza donato da Zeus, che dava ogni benessere e potere alla città che lo custodiva. Prestigio che lo fece desiderare, rubare, falsificare, trasportare da una città all’altra, come se il corso degli eventi si muovesse con esso: da Troia a Roma e poi a Costantinopoli. In questo caso l’intrigo delle fonti tra leggende e storia, il confondersi dell’originale con le copie che ne vennero fatte, rende ancora più affascinante l’intera vicenda”.


Lei ha studiato a fondo l'antichità greca e romana. Che valore aveva il gioco per queste civiltà e in che modo il gioco si sposava a riti magici o propiziatori?
“Domanda troppo complessa per una breve risposta!”

A tutti noi capita di passeggiare per le nostre belle città storiche, ammirandone le bellezze e le effigi ma senza conoscerne origini e significati. Come si può diventare più consapevoli e informati?
“Certamente la stratificazione storica di monumenti che è presente in Italia non ha paragoni al mondo, una sterminata enciclopedia del bello a disposizione dei nostri occhi. Pare banale, ma per essere più 'consapevoli e informati' in merito basta inizialmente portarsi dietro una buona guida, per esempio quelle del Touring, e poi osservare con cura quanto si vede e rifletterci, farsi domande: la curiosità è il sale dell’intelligenza. Se poi ci sono aspetti che rimangono oscuri e vogliamo approfondirli, allora bisogna cercare la bibliografia in merito e studiarla. Non dimentichiamo che anche un piccolo sapere è il risultato di molteplici informazioni e non poca fatica”.


Nell'antichità i simboli, anche nell'iconografia, erano importantissimi. Quale è il loro ruolo attuale?
“Il simbolo ha svolto un ruolo rilevante nel mondo antico in quanto, in generale, è un segno sintetico, un contrassegno che evoca, richiama un concetto, un’idea determinata e concordata tra alcuni, tale da essere da questi stessi riconoscibile nel suo intimo significato ma non da altri. Da ciò la valenza di riservatezza o di segreto che lo caratterizza. Oggi, rispetto a quello antico, il mondo è talmente desacralizzato che il simbolo, a parte quelli tradizionali religiosi, è per lo più ridotto a cartello stradale o a logo pubblicitario, o a popolare contrassegno di partiti. Pertanto viene del tutto invertito nella sua funzione originaria, ovvero invece di celare contenuti di alto profilo concettuale e speculativo, ora manifesta in chiaro, palesa ciò che rappresenta, richiamando volutamente l’attenzione su ciò che veicola. A questa sorta di declino simbolico segue il modesto livello dell’interpretazione”.

(L'intervista completa a Mino Gabriele è pubblicata sul numero di giugno della Rivista Gioco News, sfogliabile anche online, gratuitamente)

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