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Videogiochi e redemption: il paradosso italiano dell’intrattenimento che diventa scandalo

04 luglio 2015 - 11:28

E’ bastata un’operazione della Guardia di Finanza o, meglio, una nota stampa emessa a bilancio di una serie di operazioni, a sollevare una nuova ondata di fango contro il settore del gioco. Peggio ancora, stavolta, contro il comparto del cosiddetto ‘Amusement’, ovvero, dell’intrattenimento.

Scritto da Alessio Crisantemi
Videogiochi e redemption: il paradosso italiano dell’intrattenimento che diventa scandalo

Succede in Piemonte, a seguito di alcuni sequestri eseguiti dalle Fiamme gialle di Torino, che hanno portato al sequestro di apparecchi da intrattenimento in due sale giochi del capoluogo piemontese e Moncalieri, nell’ambito di una più ampia operazione denominata “Winner’s wheel”, finalizzata al “contrasto all’illegalità e abusivismo nel settore dei giochi e delle scommesse”. 

 

Ma se nell’intera operazione la Guardia di Finanza ha ispezionato 8 locali e sequestrato 39 apparecchi da gioco, 22 video slot e 17 macchine elettromeccaniche, la faccenda più interessante, e in qualche modo curiosa, riguarda i sequestri avvenuti nelle due sale da gioco accusate di “promuovere concorsi a premi per attirare ragazzini al gioco”. Secondo le forze dell’ordine, infatti, le sale gioco in questione promuovevano manifestazioni a premio, mettendo in palio videogiochi, cellulari e lettori mp3. Il tutto, in un “inganno per attirare minorenni ad avvicinarsi alle macchinette” visto che il concorso era completamente abusivo”.
Una notizia che, com’era forse inevitabile, fa subito il giro della Penisola (pur essendo i fatti delle sale giochi risalenti a qualche mese fa) - accompagnata da un video - rimbalzando di giornale in giornale, tenendo conto della rilevanza dell’accusa, ovvero, che lascerebbe intendere una volontà di indurre al gioco d’azzardo i minori, in maniera peraltro illegale, secondo quanto si legge nelle accuse.

UN CASO IRRISOLTO - Il caso di Torino tuttavia, oltre al fango sul settore getta anche benzina su un fuoco ormai acceso da tempo: quello della mancata regolamentazione del comparto dell’Amusement e, in particolare, delle cosiddette “operazioni a premio” che vengono contestate nel caso specifico dai finanzieri. Riaprendo un caso probabilmente morto e sepolto soltanto per il legislatore, ma di certo non per gli addetti ai lavori che chiedono da tempo una regolamentazione di queste attività. La storia, nel settore, è nota a tutti: si tratta di apparecchi di pura abilità, rivolti ai più piccoli, denominati ‘ticket redemption’, poiché restituiscono dei ticket ad ogni partita che i giocatori possono accumulare nel tempo, collezionando punti che permettono poi di ritirare dei premi esposti in vetrina nei locali. Una pratica che viene eseguita solo ed esclusivamente in alcuni locali, come bowling o Fec (Family Entertainment Center), cioè in locali di intrattenimento per famiglie, come praticamente tutte le sale giochi rimaste in attività, in quanto il pubblico di riferimento sono proprio le famiglie. Cioè bambini che giocano insieme ai genitori. Un tema che, in passato, era stato soggetto a varie strumentalizzazioni, come abbiamo più volte evidenziato su queste pagine: quando cioè questi giochi venivano considerati come degli strumenti di induzione all’azzardo capaci di una sorta di ‘indottrinamento’ dei più piccoli verso una cultura della vincita. Un’accusa di fronte alla quale non avevamo potuto fare a meno di notare come, in realtà, in una società palesemente orientata alla vincita che vede la sfida alla sorte ormai al centro di ogni campagna marketing e promozionale di ogni settore - in una Gamification che coinvolge supermercati, radio, tv, banche e chi più ne ha, più ne metta – probabilmente l’offerta della redemption rappresenta, al contrario, uno dei pochi modi che consentono al genitore di accompagnare i propri figli in una esperienza di gioco e di intrattenimento. Riflettendo come, per la creazione e diffusione di una vera cultura del gioco responsabile, quello che manca oggi è proprio un corretto approccio pedagogico. Non a caso questo tipo di apparecchiature sono diffusissime in tutto il mondo e trovano larga applicazione, soprattutto in quei paesi dove il gioco d’azzardo è fortemente limitato. Per esempio negli States, dove il gioco a vincita è relegato nei casinò, ma le redemption sono ampiamente diffuse nelle sale. E non solo.

IL VUOTO NORMATIVO – In Italia, come al solito, il settore è compromesso da un vuoto normativo. Ma proprio perché il Legislatore aveva compreso la necessità di intervenire su questo tema, conoscendo evidentemente la natura innocua di questa offerta di gioco, era stata proposta una regolarizzazione del comparto attraverso la Legge di Stabilità del 2012, la quale tuttavia non è ancora oggi stata attuata. Da qui la natura “illecita” delle offerte di gioco ravvisate a Torino dalle Fiamme Gialle, in quanto tale offerta non può trovare, come detto, giustificazione in alcuna legge, che non è stata ancora attuata. Trascinandosi da troppo tempo in un regime di tolleranza sul territorio, evidentemente interrotto in Piemonte da questa operazione.

L’INTERVENTO NECESSARIO – Ora, per quanto riguarda il caso specifico, le indagini e approfondimenti porteranno ai dovuti chiarimenti attorno alla faccenda, come è auspicabile. Secondo quanto apprendere GiocoNews.it, peraltro, le aziende coinvolte nella vicenda starebbero portando avanti la faccenda in varie sedi, e anche per questa ragione è bene astenersi da giudizi. Ma quello che è certo è l’importanza che la Guardia di Finanza svolga la sua attività di controllo e repressione sul territorio nei confronti del gioco illegale e a tutela dei cittadini e dei minori. Ma è altrettanto necessario che il legislatore compia una volta per tutte questa riforma del settore dell’amusement facendo uscire questi giochi da un limbo che è ormai insostenibile. Perché né gli operatori, ma neppure i giocatori, devono poter rinunciare a questo tipo di offerta di gioco. E anche le forze dell’ordine, se le norme fossero chiare e certe, probabilmente, farebbero emergere casi assai più gravi di gioco irregolare sul territorio che causano problemi alla salute pubblica e alla cittadinanza, di cui sentiamo parlare ogni giorno.

 

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